CUNEO - Un cuneese attraverserà quattro stati dell'Asia sulle orme di Marco Polo

L'avventura a bordo di una bicicletta. In programma anche l'ascesa a una vetta di settemila metri con sci e pelli di foca

Samuele Mattio 08/06/2019 11:08

Un cuneese sulle tracce di Marco Polo. Non stiamo parlando di uno scolaretto intento a leggere le pagine scritte dal Rustichello nelle prigioni genovesi e nemmeno di un appassionato di storia di mezz'età pronto a spararsi una maratona di documentari su History channel, ma di un uomo con dentro il fuoco dell'avventura. Il suo nome è Sebastiano Audisio, infermiere del Centro di Igiene mentale dell’Asl Cn1, non nuovo a imprese fuori dall'ordinario e anche questa volta la sfida non è banale.

In programma c’è l'attraversamento ‘ciclo-aplinistico’ di quattro stati dell'Asia: Pakistan, Tajikistan, Cina e Afghanistan. Ad accompagnare Audisio ci sarà il compagno di avventure Valter Perlino, veterinario pinerolese e alpinista esperto.

L'idea è quella di ripercorrere le orme del celebre viaggiatore veneziano lungo la via della Seta a cavallo di una bicicletta: “La bici è uno spostarsi in modo lento per poter vivere da nomadi un percorso di 1.500 km” spiega Audisio. Gli avventurieri non si fermeranno alle due ruote, ma tenteranno salite scialpinistiche con sci e pelli di foca al Magling Saar vetta alta 6.050 metri in Pakistan e poi in Cina al colosso isolato Muztagata (7.546 metri).

La partenza è prevista per venerdì 14 giugno da Milano, dove i due si imbarcheranno su un volo per Islamabad e da lì raggiungeranno i luoghi dell'intinerario prefissato. I nostri attraverseranno il Baltistan pakistano, dove lungo la strada di Karakoram sono presenti 50 mila esempi di scritte epigrafiche risalenti al  periodo tra il 5000 e il 1000 a.C., incise da viaggiatori e autoctoni. Farà parte dell’itinerario anche la ‘nuova frontiera’ dello Xinjiang, regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese dal 1955.

Tra i passaggi giù affascinanti il Pamir tajiko. “Più che un dato geografico, il Pamir è un crogiuolo di popoli e religioni rappresentante il punto di contatto tra il mondo culturale turco-mongolico e indo-ariano - spiega ‘Seba’ -. Noi vogliamo viaggiare tra la gente e con la gente, mangiare con loro, pranzare con loro, scambiare quattro chiacchiere, che probabilmente saranno gestualità e sorrisi, ma poco importa. Quello che conta è il contatto con loro, attraversare i loro spazi con ritmi lenti che solo il cammino o la bicicletta possono darti”. Infine il mitico corridoio del Wakhan, creato alla fine del XIX secolo dall'impero britannico, per fare da cuscino contro le potenziali ambizioni della Russia verso l'India in un'ipotetica guerra tra i sovietici e il Regno Unito per il controllo dell'Asia centrale.

“La nostra sfida è questa - racconta ancora Sebastiano - voler incontrare genti, conoscere realtà differenti e attraversare frontiere, pellegrini in terre straniere. Immaginare e realizzare rotte fuori dai luoghi abituali, cercare angoli nascosti, all’interno di luoghi già di per se celati al mondo, questo dobbiamo e vogliamo fare”.
Che cosa li spinge a partire? “Una sana curiosità, un sogno visionario, non certo il desiderio di stupire gli altri, ma di realizzare i propri sogni di viaggiatore”. Questo viaggio si inserisce nel progetto ‘Caravanserai’ che ha l’obiettivo di far incontrare la cultura occitana con le etnie del mondo.

La prima impresa venne compiuta da Audisio nel 1998 con Cristiano Peirano di Demonte. I due attraversarono il deserto dei Gobi per arrivare a Ulan Bator, dove il sindaco della città li accolse sotto i vessilli del Gengis Khan. Loro portarono al primo cittadino della capitale mongola i saluti di Demonte e della valle Stura.

Durante uno dei loro viaggi Audisio e Perlino furono testimoni del terribile terremoto del Nepal del 25 aprile 2015: un violento evento sismico di magnitudo 7,8 che ha causato più di 8 mila morti e gravissimi danni su tutto il territorio. “È un ricordo molto forte. Un momento che aveva spento la luce del nostro viaggio: eravamo lì per giocare con la montagna e ci siamo ritrovati in mezzo ai morti”.

Il trauma fu l’input per un’altra incredibile spedizione, questa volta nel Nord dell’Alaska, che è durata 45 giorni (a maggio-giugno 2017), tra scalate e tragitti in bici. Una scelta necessaria per provare un ‘distacco emotivo’ da luoghi che avevano causato tanta sofferenza.

Ora un nuova avventura, patrocinata da Regione Piemonte, provincia e comune di Cuneo e Cai del capoluogo. Le gesta di Audisio e Perlino saranno seguite, oltre che da Cuneodice.it, da Radio Piemonte Sound e dalla tv locale Telegranda. E se la montagna stata è “un pretesto per partire” chissà se i due ne troveranno uno anche per tornare. Il rientro è previsto il 31 luglio.

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