ALBA - 'Ad Alba torna il mercato degli schiavi'

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice, critica con la mostra della razza bovina che si terrà l'11 ottobre

r.c. 09/10/2018 10:20

Riceviamo e pubblichiamo da uno nostra lettrice.
 
Gentili signore e signori,
ho appreso dai mezzi di informazione che il giorno 11 ottobre ad Alba si svolgerà la “Grande Rassegna di bovini piemontesi di sottorazza Albese della coscia”. La tradizionale rassegna bovina giunge come la Fiera del Tartufo alla 88ª edizione, "un appuntamento fisso per gli allevatori di bovini della zona di Alba, Bra Langhe e Roero che vanta interessanti punte di qualità di eccellenza".
 
Che cosa vi possa essere di "eccellente" nella schiavitù e nel mattatoio, è difficile da comprendere. Ricavare profitto, e divertirsi anche in una fiera, sfruttando animali incarcerati a vita per essere ridotti a cibo è crudele, oltre che anacronistico. Si prova una stretta al cuore nel vedere esseri senzienti sfilare prima della condanna a morte ma il profumo dei soldi è inebriante e neutralizza ogni sintomo di empatia.
 
La Fiera di Alba ha una tradizione consolidata e non vi è dubbio che le fiere zootecniche facciano parte della tradizione ma vogliamo guardare gli animali per chi sono veramente? Vale davvero la pena esporre quei corpi come se fossero oggetti e prodotti, soltanto perché una tradizione ce lo impone? E’ già molto doloroso pensare che cosa sia la zootecnia cioè un’attività che prevede animali incatenati, legati, chiusi in stalle e recinti in attesa del mattatoio ma questo non ci basta: bisogna anche esporli in fiere, mercati e sagre.
 
Roberto Marchesini, medico veterinario, in “Oltre il muro”(1993) scrive: "Il lager zootecnico non solo ha rimosso qualsiasi senso di responsabilità umana nei confronti degli animali domestici, ma ha fatto di più: ha volutamente ignorato le loro caratteristiche di esseri senzienti. Questa attività è letteralmente un crimine legalizzato". E ancora: "Non è possibile assicurare agli animali benessere e tenere in piedi l'industria zootecnica". In queste fiere ci si adopera affinché tutto sia a norma, a garanzia del benessere animale, concetto sempre più discusso perché si basa su ciò che dice la legge scritta dagli esseri umani, non dagli animali che non riterrebbero mai loro benessere un trattamento da schiavi in attesa della pena di morte.
 
Enrico Moriconi, medico veterinario e Garante dei diritti animali della Regione Piemonte, in “Le fabbriche degli animali” (2001) scrive: "Nel campo della zootecnia non sono ancora stati compresi o accettati i principi basilari dell'etologia dal momento che gli animali sono tuttora assoggettati alla visione antropocentrica, per la quale essi sono comunque subordinati all'uomo e a sua disposizione, ne discende inevitabilmente che, nel caso di animali utilizzati a scopo di lucro, la loro condizione di essere vivente passa in secondo piano rispetto all'aspetto produttivo".
 
Dunque, se certe affermazioni arrivano da professionisti del mestiere, credo sia doverosa una riflessione.
 
Considerata la sofferenza animale che questo genere di fiera reca in sé, le risorse umane, strumentali e finanziarie da dedicare a questo mortifero evento dovrebbero essere utilizzate per iniziative che guardano alla vita, non alla morte.
 
Cordiali saluti.
 
Paola Re


 

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