È stato inaugurato nel pomeriggio di sabato 25 ottobre il Museo Renato Ratti del Barolo e dei Vini d’Alba. Nato nel 1970 nelle antiche cantine del Monastero dell’Annunziata di La Morra per volontà dello stesso Renato Ratti, padre dei cru del Barolo, “per dotare il territorio albese di un museo dedicato ai propri vini”, realizzando di fatto il primo museo delle Langhe specifico sulla storia dei vini locali, oggi il nuovo percorso museale – ideato da Pietro Ratti, figlio di Renato e attuale proprietario della Cantina Ratti – rinasce a nuova vita, tributando il meritato riconoscimento a uno dei più grandi patriarchi del vino, valorizzando la centralità della sua figura nello sviluppo di tutto il territorio di Langa.
RENATO RATTI, IL PADRE DEI CRU DEL BAROLO
Nato a Villafalletto nel 1934 da una famiglia di medici e veterinari, diplomato alla Scuola Enologica di Alba, Renato Ratti ha lavorato come tecnico della Cinzano in Brasile dal 1955 al 1965 contribuendo – grazie all’ausilio di tecniche rivoluzionarie – alla nascita della viticoltura nelle regioni aride del Sertào. Tornato in Italia, insedia la sua cantina presso il Monastero di San Martino di Marcenasco – poi Monastero dell’Annunziata, oggi completamente riqualificato e riportato all’antico splendore con il restauro degli affreschi del 1500 – a La Morra, cuore della zona del Barolo.
Qui inizia a lavorare pionieristicamente sul concetto di “cru” opera che si tradurrà in una celebre mappa dei vigneti e mette a punto un metodo di vinificazione moderno delle uve nebbiolo destinato a fare scuola. Da Presidente del Consorzio del Barolo partecipa alla stesura del disciplinare della DOCG, come direttore del Consorzio dell’Asti è protagonista dello storico accordo interprofessionale tra viticoltori e grandi case spumantistiche. È il primo a tenere conferenze all’estero – le moderne “masterclass” – per l’ICE, Istituto Commercio Estero. Autore di numerosi saggi e libri, anche sulla storia della vite e del vino alla quale ha dedicato particolari studi, nel 1970 crea il Museo Renato Ratti dei Vini di Alba, dimostrando che il vino è anzitutto un fattore culturale. Colto da una malattia improvvisa Renato Ratti muore nel 1988 a soli 54 anni.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Partendo dai materiali collezionati da Renato Ratti e dai più rilevanti accadimenti della sua vita, il Museo si sviluppa attraverso una nuova narrazione, avvicinando i visitatori a comprendere l’evoluzione del territorio di La Morra e delle Langhe attraverso l’eclettica figura di Ratti e l’attualità delle sue idee nello scenario di oggi. Lo spazio espositivo individuato nel Monastero oggi si articola su due livelli e consiste in tre stanze al piano terra, con accesso dalla piazza, e gli spazi delle antiche cantine al seminterrato con accesso dal cortile sottostante.
Al piano terra si sviluppa il racconto della vita di Renato Ratti e del territorio di La Morra lungo una linea temporale organizzata per argomenti, che inserisce gli accadimenti e i principali risultati nel contesto di un viaggio locale e globale, con gli antefatti necessari alla comprensione e le contemporanee e correlate vicende locali, in Italia e nel mondo. I pannelli esplicativi, in italiano e in inglese, riproducono immagini, oggetti, cartine geografiche, elementi autentici del luogo ed eventi storici, con l’inserimento di video tratti dal documentario “Renato Ratti, l’innovatore del Barolo”. I riferimenti sono ai tanti contributi di Renato Ratti alla società, all’economia e alla cultura locali: dalla classificazione delle vendemmie, con la qualità delle annate in un elenco pubblico, alla direzione del Consorzio di Tutela dei vini piemontesi con il raggiungimento dell’accordo tra produttori e viticoltori. E poi il ruolo di divulgatore e ambasciatore del vino, piemontese e italiano, con conferenze e incontri in tutto il mondo, l’allestimento appunto di un primo museo etnografico e la produzione di saggistica, l’introduzione dei cru, con la relativa carta tematica del Barolo, la nuova politica dei prezzi con la valorizzazione del Barolo come vino di pregio, la rivisitazione della mitica bottiglia Albeisa tradizionale e molto altro ancora.
Al piano seminterrato, nelle cantine del Monastero, la prima parte del percorso raccoglie una selezione degli oggetti del museo etnografico di Ratti già realizzato nel ’70, con la Stanza dei torchi e alcuni elementi storici come le carrà, la brenta, le botti scavate dal tronco d’albero, le bottiglie. La trasmissione tradizionale della conoscenza cede poi il posto ai linguaggi più immediati della multimedialità. Una nuvola animata di marchi e loghi delle cantine di La Morra si confronta con una carta dinamica dei cru, fino a convergere in modo casuale sulle principali etichette del territorio. Si sfida in modo giocoso la memoria dei visitatori, facendo conoscere la platea dei cru insieme con il loro posizionamento geografico, contribuendo alla diffusione dell’importanza delle etichette e la conoscenza del territorio e dei terroir.
Il nuovo progetto di Pietro Ratti, attuale proprietario della Cantina Ratti, è stato quello di restaurare il museo del padre per renderlo più attuale e moderno, fruibile per un pubblico italiano e internazionale. La volontà è di inserirlo nella proposta culturale locale per offrire un ulteriore approfondimento sulla storia delle scoperte e delle innovazioni di Renato Ratti e del territorio circostante, attraverso un percorso museale simultaneamente divulgativo e didattico.
LE DICHIARAZIONI
“Sono molto contento e allo stesso tempo emozionato di riaprire il Museo già avviato da mio papà nel 1970 – afferma Pietro Ratti –. Il nuovo percorso museale è stato pensato per far conoscere meglio la sua straordinaria figura e l’importanza che ha avuto nello sviluppo delle Langhe, e non solo. Vuole anche essere un’ulteriore offerta di visita e approfondimento dell’origine e della storia dei vini locali, per soddisfare i sempre più attenti turisti che frequentano le nostre colline”.
“Il museo – aggiunge il sindaco di La Morra, Marialuisa Ascheri – custodisce e rinnova l’eredità di Renato Ratti, la sua visione e la sua passione per la viticoltura. Grazie all’impegno della famiglia, la sua storia oggi si apre alla comunità e ai visitatori, offrendo l’occasione di riscoprire il suo ruolo di innovatore nel mondo vitivinicolo piemontese. Nei suggestivi spazi del vecchio monastero, sapientemente recuperati, si respira un’atmosfera autentica e coinvolgente che racconta l’anima del nostro territorio di Langa”.
APERTURE E VISITE
Il Museo – visitabile gratuitamente – sarà aperto ogni sabato e domenica dalle 10.00 alle 17.00. In settimana su prenotazione. Resta comunque sempre gradita la prenotazione anche nel weekend, in quanto la visita è accompagnata a partire dalle 10.00, con ultimo ingresso ore 16.00.
Per informazioni e prenotazioni: Cantina Ratti – www.ratti.com – visit@ratti.com – 0173 50185.