MOMBARCARO - "Libera": un veliero per salpare nel mare dell'arte e dell'esistenza

Il 30 luglio a Mombarcaro sarà inaugurata l'installazione di Gian Piero Viglino. Un'opera nel territorio e per il territorio che è metafora della vita stessa

Francesca Barbero 29/07/2022 10:05

A Mombarcaro, il 30 luglio, dalle ore 17, ci sarà il varo di "Libera - Siamo tutti migranti", il veliero realizzato dall'artista Gian Piero Viglino. Lungo oltre 30 metri e con un pennone alto 9, il veliero sarà inaugurato in presenza dell'artista, e capitano, della curatrice Ausilia Battaglia e di tutta la ciurma di amici che hanno preso parte alla costruzione dell'imbarcazione che, come un antico relitto, affiora da un prato di questo paesino di Langa.
 
Quale luogo migliore di Mombarcaro, etimologicamente "il monte dal quale si vedevano i velieri o le grosse barche, dove, dal suo belvedere a 896 m di altitudine, nelle giornate in cui soffia il Maestrale e il cielo è terso si può vedere il Mar Ligure, per ospitare il veliero? Un caso non casuale, che la barca di Viglino, artista che da sempre porta avanti una ricerca su volontà e caso nella creazione artistica, sia approdata qui. Non è la prima volta che l'artista riflette sul simbolo della barca, c'è un precedente nel 2019 con "Avrei voluto avere una barca", installazione sul greto del fiume Tanaro nata come rito sciamanico da una frase che, una sera tra amici, l'artista si sentì dire da Pippo Bessone: "Non hai ancora superato il trauma del Tanaro".
 
Il riferimento era all'alluvione del '94 in cui l'artista perse la casa, lo studio e parte della sua esistenza. "Non ci avevo mai riflettuto in questi termini perché non avevo nulla contro il Tanaro. Per me semplicemente fu un evento che accadde. Ma quelle parole mi portarono all'idea di una mostra sul greto del fiume per riappacificarci con l'evento nefasto. Così costruimmo una barca con i detriti, con i rami, con la terra e con tutto quello che trascina con sé la furia distruttrice di un fiume. Dopo due giorni la smontammo, non volevamo un intervento invasivo o un impatto sul territorio" racconta Viglino. Un'opera che colpì profondamente Ausilia Battaglia, curatrice della mostra d'arte contemporanea diffusa "Forme & Colori" dei Cavalieri delle Langhe, che ha proposto all'artista di creare una nuova imbarcazione: "Una nave che non è più legata alla mia vicenda e alle mie peripezie con il Tanaro. Un veliero che è simbolo e contenitore in cui è racchiusa l'essenza stessa dell'esistenza, dalla vita alla morte. Il viaggio in barca è la metafora stessa della vita". Un simbolo da sempre legato a un passaggio di un confine, alla conoscenza, al coraggio, alla rabbia, all'impotenza, alla speranza, al sogno, alla solitudine, alle tempeste dell'animo. Un simbolo antico ma dalle valenze contemporanee. Un'opera "nel territorio e per il territorio" che ha portato Viglino alla scelta di utilizzare il legno di castagno, materiale povero, "albero eccezionale per il nostro territorio e strettamente legato alla nostra tradizione popolare e culturale" e a dipingerlo con diverse tonalità di bianco per i significati concettuali del colore “contenitore di tutti i colori e, a seconda delle culture, simbolo di lutto, nascita, felicità o dolore".
 
Il veliero di Mombarcaro è un'opera con un suo ritmo, nella sua ricerca pittorica Viglino, che è anche batterista, porta il ritmo dei battiti di quel "metronomo perfetto" che è il cuore, un'essenza che ondeggia tra il riciclo di materiali poveri come il legno di castagno, le corde e i fili di ferro, trovati nei vigneti, la modulazione della proporzione verticale e orizzontale, che accompagna il movimento delle collina su cui è adagiato, e il tempo delle esistenze dell'artista e degli amici che hanno dato una mano nella costruzione. Ma anche delle vite di chi si fermerà a osservarlo, pronto a mollare gli ormeggi e spiegare le vele, libero di perdersi o ritrovare la rotta nel mare dell'immaginazione, e dell'esistenza.

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