Passano da quattro a sei i ristoranti italiani nella lista del 50 Best Restaurants, il “Gotha” della ristorazione mondiale che incorona ogni anno i santuari dell’arte culinaria.
Tra questi c’è il Piazza Duomo di Alba, in 32esima posizione, avanti di sette rispetto alla precedente edizione. Quest’anno il tristellato chef Enrico Crippa giocava “in casa”, dato che per la prima volta la cerimonia di premiazione si è tenuta in Italia, nella vicina Torino.
Ad aggiudicarsi la palma di miglior ristorante al mondo nel 2025 è il Maido di Lima, luogo di contaminazioni fusion tra Giappone e Perù retto dal 2009 dallo chef Mitsuharu “Micha” Tsumura. L’America Latina domina piazzando sul podio anche il Quintonil di Città del Messico, terzo alle spalle dell’Asador Etxebarri di Atxondo, nei Paesi Baschi spagnoli, primo tra gli europei. In top ten seguono il Diverxo di Madrid, l’Alchemist di Copenaghen, il Gaggan di Bangkok, il Sézanne di Tokyo, il Table by Bruno Verjus di Parigi, il Kjolle di Lima e il Don Julio di Buenos Aires.
Per arrivare alla prima bandierina tricolore bisogna scendere in sedicesima posizione con il Lido 84 di Riccardo Camanini a Gardone Riviera (Brescia), seguito in 18esima dal Reale di Castel di Sangro (L’Aquila) griffato Niko Romito. Al ventesimo posto l’Atelier Moessmer di Norbert Niederkofler a Brunico (Bolzano), poi il Le Calandre di Massimiliano Alajmo a Rubano di Padova (31esimo) e infine l’Uliassi di Riccardo Uliassi a Senigallia (Ancona), al 43esimo.
Un’Italia “di provincia” domina la grande ristorazione, dalla quale sono del tutto assenti le metropoli: un’immagine riflessa dalla geografia della guida Michelin, dove gli unici capoluoghi di regione con un “tre stelle” sono Firenze (Enoteca Pinchiorri), Milano (Enrico Bartolini al Mudec) e Roma (La Pergola).