BORGO SAN DALMAZZO - A Borgo San Dalmazzo l’ora di religione è inclusiva, partecipano bambini di tutte le confessioni

Il progetto è stato avviato dalla maestra Sonia Ristorto e coinvolge alunni di differenti fedi e culture: “È un progetto in cui si insegna a non aver paura dell’altro”

Micol Maccario 09/01/2023 08:20

È un’ora di religione diversa dal solito quella praticata nelle classi delle scuole primarie di Borgo San Dalmazzo. Con l’avvio del progetto interculturale e interreligioso portato avanti dagli insegnanti Sonia Ristorto e Michele Bono tutti i bambini e le bambine, compresi quelli non di religione cristiana, prendono parte all’ora di religione.
 
Tutto è iniziato ormai dodici anni fa. Gli alunni piangevano quando dovevano uscire dall’aula durante l’ora di religione”, spiega Sonia Ristorto: “Ho iniziato a pensare che sarebbe stato bello inventare un programma che andasse bene per tutti, in modo da non dover escludere nessuno”. In seguito alle verifiche legali è arrivata la conferma: c’erano gli estremi per rendere fruibile a chiunque quell’ora settimanale. 
 
Non tutti però sono d’accordo a iscriversi all’ora di religione scolastica; quindi, la maestra Ristorto ha inventato un progetto parallelo e l’ha depositato a scuola. “L’ho chiamato progetto interreligioso”, spiega. Chi non aderisce all’ora di religione ufficiale può prendere parte al progetto interculturale e interreligioso “Conoscere le religioni per educare alla pace”. 
 
Non è stato immediato il coinvolgimento di tutte le famiglie. “È un dialogo che va avanti da una decina d’anni. Bisogna parlare famiglia per famiglia per vedere se vogliono accettare”. Non è semplice perché permangono delle resistenze ma, grazie a un impegno costante da parte degli insegnanti, attualmente al plesso don Roaschio c’è il 100% di adesione al progetto. “La parte più difficile è far capire alle famiglie che non stai cercando di convertire nessuno”, afferma Ristorto. Da quando è arrivato il maestro Michele Bono c’è stata la possibilità di allargare il progetto al plesso don Luciano, ma ci vorranno anni prima che anche in quella sede tutti aderiscano. Il primo passo è conoscere questa possibilità. Per questo motivo martedì 10 gennaio il progetto verrà presentato durante la riunione di inizio scuola ai genitori dei bambini dell’ultimo anno d’asilo. 
 
L’insegnamento interreligioso è un esempio di inclusività, che non punta solo a coinvolgere i bambini di altre confessioni, ma anche gli atei, finora sempre esclusi da quelle ore. E così cattolici, ortodossi, musulmani, ebrei, atei, si trovano insieme a scoprire la storia delle religioni, a parlare di tradizioni diverse, di culture, di legami.
 
Il programma segue in linea di massima quello classico, ma è studiato in modo tale da essere fruibile dagli alunni di tutte le culture e le religioni. In prima si studiano i luoghi religiosi e i profeti Gesù e Muḥammad. In seconda si imparano le feste, senza limitarsi al Natale, ma indagando anche le feste ebraiche, cinesi e musulmane. O ancora, in terza si leggono le storie della Bibbia e del Corano, approfondendo in particolare le differenze tra i due testi sacri. Alla fine dei cinque anni le classi vanno in gita a Cuneo a visitare la moschea di corso Gramsci, la chiesa ortodossa di corso Nizza, il museo diocesano e la sinagoga di contrada Mondovì.
 
L’esempio della scuola di Borgo è unico nel suo genere nelle nostre zone. Anche per questo permangono elementi di difficoltà. Ad esempio, da quest’anno durante le lezioni non si usano più i libri. “Non li adottiamo perché non possiamo dare ai bambini musulmani libri così cattolici”, spiega la maestra Sonia. La scuola a breve dovrebbe provvedere a fornire le classi di alcuni libri di letture, ma strumenti apposta per l’insegnamento interreligioso ad oggi non esistono. Questo perché, secondo Sonia Ristorto, “è un problema di nessuno, non è una necessità sentita a livello nazionale. Da Roma in giù si iscrivono tutti all’ora di religione, qui al nord è diverso”.
 
Passando attraverso lo studio delle principali religioni si imparano a conoscere culture e confessioni che spesso, all’apparenza, appaiono lontane da quelle della maggioranza. “Quello della scuola non è un insegnamento confessionale, non è catechismo, non si insegnano le preghiere. Anche gli insegnanti che fanno l’ora di religione cattolica tradizionale dovrebbero insegnarla più dal punto di vista della cultura”, aggiunge.
 
Quello portato avanti nelle scuole don Roaschio e don Luciano è un insegnamento volto a educare alla convivenza pacifica, alla conoscenza reciproca, a formare una cittadinanza responsabile e consapevole, “è un’offerta culturale, un progetto in cui si insegna a non aver paura dell’altro”. Conoscere, studiare, confrontarsi, informarsi sono le strategie per fronteggiare le discriminazioni, superare i pregiudizi e per costruire, insieme, reti sociali inclusive e tolleranti. E iniziare dai più piccoli pare proprio la strategia più efficace per raggiungere questi obiettivi.

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