Si è tenuta stamattina, giovedì 15 febbraio, presso il Memoriale di Borgo San Dalmazzo, la commemorazione della deportazione di ventisei ebrei (la seconda dal campo di concentramento cittadino), avvenuta lo stesso giorno ottant’anni fa, nel 1944.
Dopo la prima deportazione del 21 novembre il campo rimase chiuso per dodici giorni, prima di essere riaperto su iniziativa della Repubblica Sociale Italiana a inizio dicembre: il Ministro degli Interni Guido Buffarini Guidi dispose l’arresto degli ebrei presenti sul territorio nazionale e la loro detenzione nei campi di concentramento provinciali, contestualmente alla confisca di tutti i loro beni. Nei due mesi successivi altri ventisei ebrei, ventitré italiani e tre stranieri, molti dei quali appartenenti alla comunità di Saluzzo, furono rinchiusi nel campo di concentramento borgarino. Un nuovo convoglio partì dalla stazione ferroviaria, diretto a Fossoli, alle 5.30 del mattino del 15 febbraio 1944, un orario strategico scelto in modo che la popolazione non si accorgesse di ciò che stava succedendo: alcuni furono poi deportati ad Auschwitz, altri a Buchenwald.
A ricordare quel tragico giorno, stamattina, c’erano la sindaca di Borgo San Dalmazzo Roberta Robbione, insieme ai colleghi Mauro Calderoni di Saluzzo, Patrizia Manassero di Cuneo e Carlo Bubbio di Sambuco. Presenti anche l’assessora Francesca Botto per il Comune di Mondovì e la vicesindaca di Vernante Milena Caraglio, oltre al presidente dell’Anpi provinciale Paolo Allemano e ai rappresentanti delle forze dell’ordine e di diverse associazioni del territorio. Presenti, ancora, studenti delle scuole di Borgo San Dalmazzo e di Saluzzo.
“Quello di oggi non vuole essere un ricordo fine a se stesso. Vogliamo parlare di pace, di non violenza, di come essere giusti nella vita di tutti i giorni”, ha detto la sindaca Robbione. “Questa memoria ci deve richiamare ad un maggior impegno a una maggior sensibilità nella vita quotidiana, verso ogni discriminazione”, ha commentato invece il primo cittadino saluzzese Calderoni.
Patrizia Manassero si è invece soffermata sull’importanza di “lavorare per un futuro di pace. È necessario avere radici profonde di memoria e di conoscenza, per questo quello di oggi è un momento importante. Non dobbiamo pensare alla Shoah come a qualcosa di lontano. Quel che è accaduto, è accaduto anche qua, a casa nostra”.
Gli studenti borgarini hanno letto i nomi dei ventisei deportati del 15 febbraio 1944, in seguito c’è stato l’intervento dell’avvocato Antonio Brunetti Levi, discendente di deportati ad Auschwitz: “Io sono vivo, ma una parte di me è come se fosse nata morta. Una parte della mia famiglia è morta massacrata ad Auschwitz. Mio nonno Isacco Levi, sopravvissuto, ha convissuto per sempre con il senso di colpa. Da partigiano, sosteneva che si sarebbe dovuto assaltare il campo di borgo. Sosteneva che quell'operazione impossibile avrebbe avuto successo”. L’avvocato ha parlato del lutto con cui la sua famiglia convive: “Per noi la guerra non è mai completamente finita. La mia famiglia porta ancora oggi ora il seme di un lutto impossibile da dimenticare. Una volta chiesi a mio nonno se nel 1948 avesse pensato di trasferirsi in Israele. Mi rispose che nel 1948 aspettava ancora che qualcuno tornasse. Ma nessuno della mia famiglia è tornato da Auschwitz, neanche da morto”.
Poi la professoressa Enrica Segre, anche’essa discendente di deportati, ha dato lettura ad una lettera scritta dal campo di Fossoli da una sua prozia, poco prima di essere deportata verso i campi di sterminio nazisti.
Nel pomeriggio di oggi MEMO4345, il percorso multimediale storico-didattico dedicato alla Shoah a Borgo San Dalmazzo, sarà aperto al pubblico dalle ore 14.30 alle 18.30 per la fruizione libera e gratuita. Saranno proiettate le video-narrazioni dedicate alle famiglie Greve e Lattes, deportate proprio il 15 febbraio 1944 da Borgo San Dalmazzo. La sera, ore 20.45, presso MEMO4345, è in programma l’incontro pubblico “Vite sospese” con lo storico Carlo Spartaco Capogreco.
Sabato 17 febbraio, ore 20.45, presso l’auditorium di Borgo San Dalmazzo, andrà in scena “IO SONO”, della compagnia teatrale di Boves “Gli Episodi” per la regia di Elide Giordanengo. Lo spettacolo, presentato in anteprima assoluta lo scorso novembre in MEMO4345 e andato immediatamente sold out, tira le fila del nostro passato attraverso la storia di Gerard Zynger, bambino ebreo internato a Borgo San Dalmazzo, per mostrarci un presente smemorato dove gli ultimi, ancora una volta, sono resi invisibili. La partecipazione è gratuita, i biglietti sono in distribuzione presso l’Ufficio Turistico IAT di Borgo San Dalmazzo (tel. 0171 266 080).