CUNEO - Che fine hanno fatto gli anni piovosi?

Mentre la Granda vive una siccità senza precedenti, la mente va agli anni in cui le precipitazioni non mancavano: dalle alluvioni del 1957 e 1960 agli otto metri di neve a Prato Nevoso nel 1972

Federico Mellano 17/04/2023 10:18

La siccità prosegue, i fiumi sono sempre più magri e si riduce sempre di più la possibilità di avere delle piogge primaverili tali da risparmiarci un estate di privazioni idriche. 
 
Di fronte a questa situazione ci si domanda cosa è cambiato nel nostro clima, cosa si è rotto in questo fragile equilibrio. Alcuni sostengono che tale fase siccitosa sia una normalità, un periodo funesto passeggero che potrebbe essere presto interrotto da un ritorno alle “stagioni di una volta”. Ma gli studi più recenti dicono altro: evidenziano, infatti, il crollo della corrente a getto subtropicale, che può garantire il passaggio sul nostro territorio delle perturbazioni atlantiche. La meridianizzazione potrebbe così implicare la persistenza di determinati trend, sfavorevoli per i nostri lidi. 
 
Di fronte ad un periodo meteorologico così piatto e apatico, è necessario dimostrare che il Cuneese non è solo una terra di siccità: in molte occasioni le piogge (e le nevicate) sono state così copiose da far scendere in pochi mesi ciò che ora manca da anni. Grazie agli annali idrologici storici, consultabili sul sito dell’Ispra, è possibile rintracciare alcuni periodi passati che fecero letteralmente parlare di sé. 
 
Iniziamo dalla primavera del 1957. L’Italia era in pieno boom economico e l’ottimismo di quei tempi aveva sicuramente fatto chiudere un occhio sui temi della sicurezza idrogeologica. Il ’57, dopo una prima parte dell’anno relativamente secca, dimostrò il suo potenziale distruttivo, causando una delle peggiori alluvioni - dimenticate - della storia del Piemonte. Aprile e maggio furono letteralmente monsonici anche in pianura: a Centallo furono registrati 262 millimetri ad aprile e 308 a maggio. I terreni, saturi, non erano assolutamente pronti a ricevere un peggioramento “cattivo” come quello di metà giugno. In più, le temperature elevate e le piogge alle quote più alte favorirono la rapida fusione delle nevi, con effetti devastanti per la tenuta del sistema idrologico. Tra il 12 e il 16 giugno una vasta depressione interessò il mediterraneo occidentale, isolandosi in forma di “cut-off” tra la Sardegna e le Isole Baleari, determinando così la persistenza di calde e umide correnti di scirocco, le quali, complice lo sbarramento indotto dalla catena alpina, innescarono rovesci e temporali particolarmente violenti. La zona più colpita da punti di vista precipitativo fu la Valle Gesso: alle Terme di Valdieri furono registrati 284 millimetri il giorno 13, portando il mese di giugno 1957 a 538 millimetri, una quantità di pioggia che dovrebbe cadere in sei mesi! I danni maggiori, tuttavia, interessarono la valle Maira: il paese di Acceglio fu completamente inondato e i danni furono ingenti. L’intero Piemonte non fu risparmiato: a Robassomero, in provincia di Torino, il crollo di un ponte sullo Stura di Lanzo provocò due vittime. L’ondata di piena del Po causò una terribile alluvione nel delta: il 21 giugno, presso Cà Vendramin, sulla sponda sinistra del Po di Goro, 18 mila ettari dell’Isola di Ariano furono allagati.
 
Anche il 1960 non fu da meno. Per molte zone del Cuneese fu addirittura l’anno più piovoso dal secondo dopoguerra fino ad oggi. Gli episodi alluvionali e di dissesto furono tuttavia più contenuti, data la migliore distribuzione delle precipitazioni. A Centallo si registrarono 1391,8 millimetri annui e a Entracque 2252.
 
Per alcune zone della nostra Provincia, però, il 1960 fu ampiamente superato. Nelle valli monregalesi nessun anno, forse, può competere con il 1972. I primi due mesi esordirono infatti con ingenti nevicate sull’intero arco alpino occidentale. Le foto d’archivio mostrano intere borgate seppellite dalla dama bianca, decretando un periodo d’oro per le nostre montagne. A Pra di Roburent, in Val Corsaglia, gennaio 1972 chiuse con 341 millimetri, febbraio con 381,8 e marzo con 254,6. In tre mesi caddero 977,4 millimetri, in gran parte nevosi, con accumuli nevosi da capogiro. La pagina Facebook “Nel dipartimento della Stura - Cuneo” riporta: “In quegli anni si era registrato il massimo accumulo di neve a terra nella località di Prato Nevoso dove il manto di neve naturale aveva raggiunto la ragguardevole quota di ben otto metri”. A Pra l’annuale arrivò ai 2590,8 millimetri. 

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