CUNEO - Contro i borghi. Il Belpaese che dimentica i paesi

Dal volume "Riabitare l'Italia" alla creazione dell'omonima associazione finalizzata a diffondere, discutere e implementare le idee e gli obiettivi del manifesto

I promotori di Riabitare l'Italia

d.b. 21/01/2023 07:05

Un qualificato gruppo di ricercatori, studiosi, decisori pubblici ed esperti ha collaborato alla realizzazione del volume Riabitare l’Italia, promosso dalla casa editrice Donzelli e curato da Antonio De Rossi. Pubblicato nel dicembre del 2018, il libro ha suscitato attenzione e interesse ben oltre la cerchia dei lettori già sensibilizzati al tema. Si è così deciso di proseguire il cantiere aperto con la realizzazione del volume, svolgendo una serie di incontri seminariali, alla fine dei quali si è dato vita, nel 2020, alla “Associazione Riabitare l’Italia”, finalizzata a diffondere, discutere e implementare le idee e gli obiettivi del manifesto, diventato a sua volta un volume, pubblicato da Donzelli e curato da Filippo Barbera, Fabrizio Barca, Giovanni Carrosio, Domenico Cersosimo, Antonio de Rossi, Arturo Lanzani, Sabrina Lucatelli, Laura Mascino, Andrea Membretti, Pier Luigi Sacco, Filippo Tantillo, Vito Teti.
 
L’associazione si propone di legare, in una originale formula organizzativa, i soggetti istituzionali, i dipartimenti universitari, i centri di ricerca, le associazioni e i singoli studiosi già presenti, e tutte le persone interessate al tema. Riabitare l’Italia intende contribuire alla battaglia intellettuale e civile per una nuova e più consapevole autorappresentazione dell’Italia contemporanea, che metta nel giusto valore il significato e il peso di quelle parti del paese che soffrono di particolari difficoltà, e che al tempo stesso costituiscono inesplorate opportunità di coesione, di solidarietà, di eguaglianza. 
 
La casa editrice Donzelli di Roma ha dato vita ad una collana di pubblicazioni che, oltre ai due volumi citati, comprende altri interessanti contributi di ricerca: “Metromontagna. Un progetto per riabitare l’Italia”, a cura di Filippo Barbera e Antonio De Rossi (2021), “L’Italia lontana. Una politica per le aree interne”, a cura di Sabrina Lucatelli, Daniela Luisi, Filippo Tantillo (2022) e il recente “Contro i borghi. Il Belpaese che dimentica i paesi”, a cura di Filippo Barbera, Domenico Cersosimo e Antonio De Rossi (giugno 2022). E proprio su quest’ultimo volume voglio attirare l’attenzione dei lettori, perché particolarmente illuminante su un tema che abbiamo affrontato più volte sulle colonne di questo giornale: le mistificazioni sviluppatesi intorno all’idea di “borghi” nell’ambito dell’economia del consumo e il parallelo disinteresse per la più autentica realtà dei paesi. Scrive Arturo Lanzani nel suo contributo: “il borgo si fa scenografia di uno sviluppo turistico sempre più diversificato che vi penetra con il fenomeno delle seconde case, degli alberghi diffusi, dei B&B e inizia a essere immaginato come ambito di distretti commerciali e della movida che in un gioco di specchi tende ad assomigliare alle sue copie artificiali dislocate nei vari centri commerciali.” Intorno ai borghi si sviluppa una catena di interessi che coinvolge studi di progettazione, aziende, fornitori di vario genere che attirano l’attenzione degli amministratori locali sventolando bandi milionari.
 
È quanto è successo con il bando del PNRR destinato ai piccoli borghi, che ha concentrato su venti piccole realtà una quantità considerevole di fondi pubblici. Una scelta molto discutibile e stigmatizzata da tutti gli studiosi che hanno contribuito al volume “Contro i borghi”.  Invece di privilegiare l’Italia dei borghi, frutto di una visione ideale borghese e fondamentalmente di origine metropolitana, sarebbe stato meglio sostenere l’Italia dei Paesi, che corrisponde a realtà e a bisogni più veri e diffusi. Sarebbe stato meglio tener conto del policentrismo degli insediamenti italiani invece di riproporre il modello dell’eccellenza puntuale. Visto con gli occhi di un cuneese: fare di Elva un punto di eccellenza con investimenti per venti milioni di euro può sembrare grottesco, quando si pensi alla condizione in cui si trova oggi, nel suo complesso, la valle Maira, dal punto di vista demografico, dei servizi di base, delle collegamenti stradali, della fragilità politico-amministrativa. 
 

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