CUNEO - I bambini imparano se sono stimolati ed emotivamente tranquilli

Riempire la loro testa di nozioni non è la strategia più efficace, lasciamo loro il tempo di raccontarsi

Elena Rittano 02/05/2020 16:54

“Non è un momento facile per nessuno... Abbiamo di sicuro un lavoro diverso da quello che abbiamo scelto e la nostra vita è cambiata radicalmente in due mesi. Non è sempre tenuto a mente, ma anche noi ogni tanto abbiamo dei momenti di “giù”, dei momenti di difficoltà familiari, personali…”
 
Le parole di un’insegnante. 
 
Ho la fortuna di interfacciarmi con il mondo dell’insegnamento da molti anni, ma sicuramente questo è quello più significativo. Un anno in cui ho potuto sperimentare e toccare con mano il bello e il brutto, il normale e l’anormale, la sicurezza e l’insicurezza e in ultimo la quotidianità e il caos. Ho conosciuto la passione per il lavoro, la cura e l’attenzione per i bambini e la grande competenza e serietà professionale. Ho però anche toccato con mano la fatica, visto le occhiaie e gli occhi lucidi di chi cerca di fare del proprio meglio, ma è in oggettiva difficoltà. 
 
Oggigiorno è necessario che venga in parte messo da parte il programma didattico, per aiutare i bambini a comprendere che, in una situazione complessa come quella che anche loro stanno vivendo, ciò che importa per davvero è stare, essere, parlarsi e non solo fare, imparare e produrre. Talvolta la tendenza è quella di aspettarsi che dalla scuola, proprio la prima ad essere stata colpita dal marasma virale, si possa avere il medesimo insegnamento che si avrebbe avuto seduti ai banchi.
 
Non è così. 
 
L’apprendimento passa necessariamente attraverso le emozioni: i bambini imparano se sono stimolati e se sono emotivamente tranquilli. Riempire la loro testa di nozioni non è la strategia più efficace, in un contesto oggettivamente stressante nel quale il tempo per imparare e il medesimo dei genitori per lavorare, dove la connessione internet funziona a singhiozzo e dove la concentrazione si alterna con la distrazione di essere in casa propria, con altri familiari e non in classe seduti ai banchi. 
 
Lasciamo ai bambini il tempo per raccontarsi alle maestre e per poter riallacciare quel rapporto intimo che hanno lasciato improvvisamente nelle aule di scuola. Solo modificando il programma curriculare si concederà alle nuove generazioni di imparare a concedersi il tempo per essere, autenticamente, liberi dal bisogno di riempire gli spazi vuoti. Il pedagogo Bertolini afferma che la relazione interpersonale è alla base dell’atto educativo. Se l’educazione implica lo sforzo a penetrare la soggettività altrui, in ambito virtuale e in tempo di coronavirus, esso è ancor più necessario, un dono reciproco che coinvolge non solo i docenti, ma anche i genitori i quali, chiamati a seguire maggiormente i figli, potranno avvicinarsi emotivamente all’insegnante e viceversa, in uno scambio aperto e reciproco, con l’unico, comune interesse: il bambino. 
 
Il rischio, altrimenti, sarà quello di non aver imparato niente da questa esperienza, accecati dal bisogno di riempire teste già piene di pensieri inespressi.
 

Notizie interessanti:

Vedi altro