CUNEO - "I giovani sono rassegnati: per loro il futuro non è una speranza, ma una minaccia"

Ieri la conferenza del filosofo Umberto Galimberti nella cornice di Villa Tornaforte Aragno di Cuneo

24/03/2022 11:32

Villa Tornaforte Aragno di Cuneo ha ospitato nel pomeriggio di mercoledì 23 marzo la conferenza illuminata del filosofo, psicoanalista, scrittore e docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Umberto Galimberti. L’iniziativa ha concluso gli appuntamenti “Humanities Forum” sulla cultura di fare impresa organizzati
dall’editore Nino Aragno, proprietario della storica residenza nobiliare. Dopo l’introduzione della conferenza da parte di Aragno, Galimberti ha trattato il tema di
estrema attualità “Affrontare la metamorfosi. Il denaro”. Offrendo molti spunti di riflessione alla platea di imprenditori, studenti e professori andati ad ascoltarlo.
Ha detto Galimberti: “Un tempo l’uomo doveva consegnare la sua vita a un altro uomo. Il servo della gleba al proprio signore. Con l’introduzione del denaro l’uomo ha iniziato a consegnare a un altro uomo la sua prestazione e non più la vita. Ora, però, c’è un conflitto reale tra il mondo economico e quello della vita. Il mondo della vita dovrebbe essere ciò che consente a una famiglia di sussistere e di stare possibilmente bene. Invece l’economia non è più al servizio del mondo della vita e della famiglia, ma è un processo che va avanti per conto suo. Non c’è armonizzazione tra i due mondi. Bukowski diceva: “Il capitalismo ha soppresso il comunismo, adesso il capitalismo divora se stesso”.
 
Etica e tecnica
“Un tempo c’era una costante: l’uomo era considerato soggetto della storia. Dopo non è più stato così: soggetto della storia è diventata la tecnica e gli uomini, anche se inconsapevolmente, sono diventati funzionari della tecnica. Abbiamo un’etica che possa salvaguardare la tecnica? No. Noi acquistiamo rilevanza sociale solo se produciamo, per cui è la produzione che giustifica l’esistenza non il fatto di essere uomo”.
 
Aristotele e le banche
“Aristotele diceva che il denaro non può produrre denaro in quanto il denaro non è un bene, ma il simbolo di un bene e con i simboli non si fa ricchezza. Nel Vangelo, Luca scrive “Prestate il denaro senza attendervi la restituzione”. Provate adesso a dirlo alle banche le quali, tra l’altro, hanno spesso nomi di santi: San Paolo, Santo Spirito. Ma l’attuale modello è questo. Il denaro è diventato il principio dell’economia che, con il tempo, ha avuto sempre meno a che fare con la ricchezza prodotta materialmente - l’agricoltura, l’industria, l’artigianato, il commercio - e sempre di più con la ricchezza prodotta finanziariamente. Cioè proprio il denaro che genera denaro”.
 
Economia e politica
“In questo tempo c’è la dipendenza radicale della politica dall’economia. La politica, come sosteneva Platone, dovrebbe essere il luogo delle decisioni. Invece,
adesso i luoghi delle decisioni sono diventati l’economia e il denaro. Basta vedere in Italia cosa è successo negli ultimi decenni. Quando la politica è al fallimento chiama a governare il Paese i tecnici economici: prima Ciampi; poi Monti; ora Draghi”.
 
Democrazia, diritti umani e mercato
“Con la globalizzazione, l’Occidente ha esportato il mercato e cercato di esportare la democrazia e i diritti umani. Però se democrazia e diritti umani confliggono con il mercato, allora si dimenticano la democrazia e i diritti umani e funziona solo il mercato”.
 
La crescita
“Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo ci dice che Europa e America del Nord - quasi un miliardo di persone - per mantenere il loro attuale livello di vita hanno bisogno dell’80% delle risorse della Terra. Gli altri sei miliardi di persone se la devono sfangare con il 20%. E allora basta che cinesi e indiani si mettano a mangiare una ciotola di riso in più che noi occidentali non possiamo più mantenere questo livello. E allora chiediamoci: cosa vuol dire continuare a parlare di crescita diventata, ormai, una forma mentis? Possiamo davvero crescere ulteriormente il nostro livello di vita? Una contraddizione sulla quale dobbiamo riflettere”.
 
Produttori e consumatori
“All’interno del modello di crescita l’economia ci vede come produttori e consumatori. È un circolo vizioso, perché se non si consuma non si produce e se non
si produce si va tutti a casa senza lavoro. E allora bisogna continuare a produrre e consumare di più del fabbisogno necessario. Come si fa? Portando al nulla tutte le cose nel tempo più rapido possibile. Non vale solo per il cibo, ma anche per gli oggetti informatici che hanno, al loro interno, delle tecniche di autodistruzione o gli apparecchi di casa come il frigorifero i cui pezzi di ricambio costano di più dell’acquistarne uno nuovo. Le macchine infernali di questo annichilimento sono
l’essere alla moda con i vestiti e le auto e la pubblicità che crea bisogni sempre nuovi. La pubblicità non desidera la felicità delle persone, perché la gente felice non consuma”.
 
La frase profetica del filosofo Heidegger
“Già nel 1952 il filosofo Heidegger scrisse: “Inquietante non è che il mondo si risolva in un unico apparato economico-tecnico. Ancora più inquietante è che non
siamo affatto preparati a questa radicale trasformazione del mondo, ma la cosa ancora più inquietante è che non abbiamo un pensiero alternativo al pensiero che sa fare solo di conto”. E questo rappresenta la nostra paralisi”.
 
I giovani
“Sono rassegnati: per loro il futuro non è più una speranza, ma una minaccia. A farti impegnare è la forza del futuro, però se il futuro è vuoto perdi ogni motivazione. Stiamo perdendo la loro intelligenza che, dai 15 ai 30 anni, esprime il massimo della potenza intellettuale. Ma questi giovani arriveranno comunque a dirigere una nazione. E come si sono preparati? Facendo fotocopie? Lavorando con contratti co.co.co.? Quale esperienza hanno maturato nel mondo della vita? E allora quale futuro può avere la nostra società?”.

c.s.

Notizie interessanti:

Vedi altro