CUNEO - In Piemonte quella appena conclusa è stata la seconda estate più calda degli ultimi 65 anni

Il rapporto dell'Arpa: "I fiumi stanno registrando valori di magra estrema mai osservati in passato"

Redazione 07/10/2022 15:32

Il raro ed estremo evento di siccità intensa e diffusa nel nord Italia, che ha avuto il suo picco a metà estate 2022 e che continua a interessare il Piemonte in questo inizio d’autunno, affonda le proprie radici nel corso della seconda metà del 2021, quando ad una estate scarsa di precipitazioni nel sud della regione è succeduto un autunno moderatamente caldo e con precipitazioni lievemente al di sotto della norma. È quanto emerge da un rapporto recentemente pubblicato da Arpa Piemonte.
 
A partire da queste condizioni di lieve siccità, il Piemonte è andato incontro all’inverno più anomalo dell’ultimo secolo, una stagione eccezionalmente calda, secca e con numerosi episodi di vento di favonio che, dalle Alpi, si è spesso spinto fino alle pianure del nord Italia. Sono stati oltre 100 i giorni consecutivi senza precipitazioni significative che hanno caratterizzato la stagione invernale e l’inizio della primavera sulla regione. Questo contesto meteo-climatico sfavorevole ha impedito la formazione e il mantenimento di un ampio e solido serbatoio nivale sulle Alpi. Nemmeno la primavera è riuscita a risollevare la scarsa disponibilità idrica. Nel 2022 si è osservata la quinta primavera più secca degli ultimi 65 anni e con temperature che hanno toccato valori eccezionali, avvicinandosi ai record storici dell’anno nero 2003.
 
Anche l’estate 2022 è stata da record, classificandosi come la seconda estate più calda in Piemonte negli ultimi 65 anni. La situazione generale non è del tutto precipitata solo grazie alle piogge del mese di agosto in linea con i valori climatologici. Si è trattato comunque di precipitazioni a macchia di leopardo sulla regione, spesso accompagnate da grandine e vento, quindi più nocive che positive per il comparto agricolo regionale. La combinazione di scarse piogge ed alte temperature ha contribuito ad aumentare notevolmente l’evapotraspirazione proprio nel momento chiave chiave della stagione agricola, così da deprimere il bilancio idro-climatico regionale a livelli peggiori delle annate storicamente negative come il 2003 e il 1990.
 
Anche l’autunno non si è aperto sotto migliori auspici, visto che il mese di settembre è stato ancora ben al di sotto delle norme climatiche recenti. La conseguenza è evidente nelle portate dei fiumi: il Po e la maggior parte dei suoi affluenti stanno registrando valori di magra estrema mai osservati in passato.
 
Sulle scale temporali più lunghe la siccità registrata non è più soltanto di tipo meteo-idrologico o agricolo ma ha inciso anche sugli aspetti socio-economici, in particolare durante l’estate, andando a interessare il comparto idro-potabile, le ricariche delle falde e degli invasi, la conservazione degli ecosistemi terrestri e acquatici e, in generale, tutte quelle attività in qualche modo connesse con l’uso dell’acqua.
 
QUI il rapporto completo stilato dall'Arpa.

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