CUNEO - 'L'ospedale di Cuneo sarà facilmente raggiungibile da Saluzzese e Saviglianese?'

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore, nel dibattito relativo alla realizzazione del nuovo ospedale unico nel capoluogo

r.c. 17/01/2019 08:45

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore.
 
Gentilissimo Sig. Direttore,
la ringrazio innanzitutto per lo spazio che mi concede, successivamente vorrei sottoporre a Lei, ai politici locali ed a chi ha la pazienza di leggermi una mia personale riflessione. Ho letto in questi utlimi tempi che il Consiglio Comunale di Cuneo ha costituito una “nuova commissione consiliare temporanea del comune di Cuneo legata all'iter di costituzione del nuovo ospedale unico”; tale commissione si riunirà per la prima volta il 22 gennaio prossimo venturo, con tra i punti all'ordine del giorno l'individuazione del sito ove la nuova opera dovrà sorgere.
 
E' ormai notorio come gli ospedali “periferici” siano stati significativamente “depotenziati” (vedasi Saluzzo, Fossano e Ceva) così come non si può nascondere il pensiero di alcuni “malpensanti” secondi i quali in provincia di Cuneo “sopravviveranno” solamente gli ospedali di Cuneo, Mondovì e Verduno.
 
Qualora quella appena indicata fosse la linea tracciata, non poca rilevanza assumerebbe la collocazione della nuova sede ospedaliera cuneese, soprattutto per il territorio saluzzese e saviglianese. Infatti la provincia Granda vedrebbe il sud–ovest servito dall'Ospedale di Cuneo, il sud–est dall'ospedale di Mondovì ed il nord- est da quello di Verduno, mentre il nord–ovest risulterebbe sostanzialmente scoperto e dovrebbe far di necessità virtù e raggiungere una delle sedi appena richiamate il che, tenuto conto anche della attuale rete stradale, potrebbe risultare cosa non proprio agevole.
 
La domanda, alla base della mia riflessione, è pertanto questa: qualcuno proverà ad interessarsi affinché l'ospedale del capoluogo possa esser collocato in sito facilmente raggiungibile anche dal Saluzzese e dal Saviglianese?. Ogni risposta è gradita, confidando di non dover rilevare tra qualche anno che nella “Provincia Granda” esistono “provinciali e provincialastri”.
 
Enrico Gaveglio

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