CUNEO - La storia di Matilde Dalmasso e del suo sarcoma raro: "Ho capito cosa conta davvero: la vita"

La giovane, insieme al dottor Grignani e alla dottoressa Aliberti, medici dell’Istituto di Candiolo, protagonista di un incontro in Provincia: "Senza terapie non sarei qui. Donate per la ricerca"

Monica Martini 28/05/2025 12:03

Ieri, martedì 27 maggio, si è svolto presso il Centro Incontri della Provincia di Cuneo, nella Sala Einaudi, un incontro pubblico con i medici dell’Istituto di Candiolo, centro d’eccellenza per la cura e la ricerca oncologica. Si è trattato di un’importante occasione che ha permesso di entrare in contatto con una realtà di cui molto spesso non si parla o non si conosce nemmeno, quella dei tumori rari dei tessuti molli.
 
Ad aprire l’evento è stato il dottore Luigi Fontana, il presidente del Rotary Club Cuneo 1925 che ha organizzato l'evento, seguito da Massimiliano Valente, rappresentante per l’occasione della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, e la sindaca Patrizia Manassero.
 
La protagonista dell’incontro è stata Matilde Dalmasso, una giovane ragazza cuneese di 19 anni, studentessa universitaria in Economia a Verona. Durante l’estate successiva alla sua maturità, precisamente l’8 agosto 2024, dopo aver effettuato delle analisi del sangue a causa di quello che lei credeva essere solo un mal di schiena o dei piccoli linfonodi gonfi, è stata ricoverata d’urgenza in ospedale. È stato così che ha scoperto di essere vittima di un sarcoma raro e di far parte di quelle quattro persone, o meglio bambini, che su un milione ne soffrono. Di fronte ad una sala colma di persone pronte ad ascoltare la sua storia, Matilde davanti ha raccontato: “Ho scoperto cos’è la malattia, quella vera, quella per cui devi fare pace con il pensiero che potresti non farcela. Ho toccato con mano il dolore, quello fisico, che non ti permette di fare niente; l’ho anche visto nel mio riflesso allo specchio, quando mi sentivo consumata non solo dal tumore, ma anche dalle cure. L’ho visto negli occhi dei miei famigliari consapevoli di non poter cambiare la situazione e in quelli dei miei amici il giorno in cui ho detto loro che ero malata”.
 
Mi continuo a sorprendere di quanta gente ci sia ogni giorno nell’Istituto di Candiolo, e mi stupisce ancora di più che proprio in mezzo a quei malati ho capito cosa importa davvero: la vita. La voglia di vivere che ho trovato tra i ricoverati oncologici non la vedrò mai più in nessun altro; proprio coloro che avrebbero tutte le ragioni di piangersi addosso sono gli stessi che hanno un sorriso sul volto nei corridoi e nelle stanze dell’ospedale, nonostante stiano aspettando un medico che dica loro quanto siano malati”, ha continuato emozionata Matilde.
 
La giovane ha poi invitato il pubblico presente nella stanza a sostenere la raccolta a favore della Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro di Candiolo: “A tutti dev’essere concessa la possibilità di curarsi in modo efficace, perché anche se i casi sono pochi non vuol dire che non ci siano. Tutti devono poter avere un piano A e un piano B, ma anche tutti i piani di riserva. Senza la mia forza, la vicinanza dei miei familiari e dei miei amici, ma anche senza quelle ventitré trasfusioni di sangue non sarei qui. La verità è che se non esistessero delle terapie io non starei migliorando, quindi donate e investite nella ricerca”.
 
Sono intervenuti di seguito due dei medici che la stanno seguendo in questo percorso: il dottore Giovanni Grignani, responsabile della degenza ordinaria della Divisione di Oncologia Medica e coordinatore del gruppo interdisciplinare Sarcomi, e la dottoressa Sandra Aliberti, dirigente medico e sperimentatrice ai protocolli di chemioterapia per i sarcomi delle parti molli. Con le loro parole hanno cercato di illustrare alcune delle informazioni più importanti che distinguono un sarcoma dagli altri tumori. Il dottore Grignani ha spiegato: “Non crediate che i medici di Candiolo siano i più preparati nel campo; il punto è riuscire a far in modo che tutti gli ospedali riescano a costituire un’autentica rete di saperi, conoscenze e condivisione. Solo così la risposta che noi possiamo dare a queste patologie può migliorare”.
 
Chiunque volesse contribuire alla raccolta in favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo, può farlo attraverso questo link.

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