CUNEO - Le “storie minime” rincuorano e incoraggiano

In un periodo di grandi inquietudini e incertezze, i lettori amano rifugiarsi e ritrovarsi in racconti di vita di persone comuni

d.b. 25/01/2023 16:25

Da qualche anno sono al centro dell’attenzione dei lettori le “storie minime”, in cui si racconta la vita di persone che vivono al di fuori del circo mediatico, che non hanno compiuto imprese eccezionali nè inventato o creato chissaché. Storie di persone comuni, in cui altre persone possono riconoscersi e da cui possono trarre conforto, stimolo, esempio. Piccole storie, forse, ma non banali. Esperienze di vita che rivelano doti eccezionali di altruismo, dedizione, amore, sofferenza, coraggio, pazienza. Si può essere grandi persone anche nell’anonimato. Non è necessario, per esserlo, avere la patente dalla televisione o dai social. Un proverbio africano ci ricorda che “finchè le gazzelle non sapranno raccontare le loro storie, i leoni saranno sempre protagonisti dei racconti di caccia”.
 
L’interesse crescente per questo tipo di racconti è documentato anche dal grande numero di “cercatori di storie” che negli ultimi anni li raccolgono in volumi o li pubblicano sul web. Se limitiamo il campo di osservazione alle valli cuneesi, possiamo individuare in Nuto Revelli il precursore, un punto di riferimento importante nell’ambito della storia orale e della narrativa biografica. Con “Il mondo dei vinti” (1977) e “L'anello forte” (1985), attraverso oltre 270 interviste, Revelli ha dato voce ai "vinti" e ha richiamato l’attenzione di un gran numero di lettori su un mondo dimenticato e abbandonato.
 
Subito dopo di lui voglio ricordare Giovanni Romolo Bignami, uno straordinario osservatore delle valli cuneesi, per le quali si è battuto per tutta la vita, anche come dirigente del settore Montagna della Camera di Commercio di Cuneo. Presentiamo, a parte, l’introduzione che lui scrisse al volume “Storie di brava gente”, pubblicato nel 1992 da “L’Arciere” e oggi quasi introvabile, perché spiega con grande efficacia il senso e il valore delle “storie minime”.  Negli stessi anni di fine 900 scrivono anche   Piero Raina, Pietro Ponzo, Secondo Garnero, Gianni Aimar, e in tempi più vicini a noi Renato Lombardo, Flavio Menardi, Maria Piera Rosso, Fabrizio Pellegrino, Lidia Dutto, solo per citarne alcuni. Come non pensare, per affinità di sentire, anche i racconti per immagini del grande fotografo Michele Pellegrino, che alle valli cuneesi ha dedicato ampia parte del suo lavoro. E come non pensare anche alle storie raccontate attraverso il cinema da Fredo Valla.
 
Accanto agli autori di racconti, che partono da ricerche, testimonianze, ricordi personali e li rielaborano in forma letteraria, ci sono poi altre persone che si occupano degli stessi argomenti utilizzando gli strumenti della ricerca nei vari ambiti dell’antropologia alpina, della demografia, della sociologia, della storia contemporanea. Nel nostro territorio sono attivi anche gruppi, a livello informale o costituiti in associazioni, che si dedicano a questi temi: penso al Laboratorio di Ricerca Storica della Valle Grana, al Centro Studi Detto Delmastro di Castelmagno, agli Ecomusei, alla rivista “Cozie” in valle Maira, a Chambra d’Oc.
 
Anche il mondo del web ha scoperto il valore di questi racconti: compaiono sempre più spesso blog, pagine e profili sui social network, che propongono storie curiose, esperienze originali di lavoro, scelte di vita coraggiose. Si ha però l’impressione, in alcuni casi, che questi racconti nascano più dal desiderio di inserirsi in un filone di successo che da vero interesse per la letteratura o per la storia, e l’intento autopromozionale degli autori o delle autrici ne pregiudica la freschezza e l’autenticità. Perfino la Rai ha dedicato un programma alle “storie minime”, nel 2019, presentato con queste parole: “Ci sono attimi della nostra vita che porteremo sempre con noi. Durano un istante ma sono intensi e nitidi come una fotografia: sono "storie minime", e sono le nostre storie. Rai3 vuole raccontare episodi di vita capaci non solo di coinvolgere ancora il protagonista, ma anche di emozionare, commuovere, divertire, sorprendere il telespettatore”.
 

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