CUNEO - Lo sguardo di Limes sulla città dei sette assedi: “Ecco perché Cuneo è importante per l’Italia”

La cartografa Laura Canali e il direttore della rivista geopolitica Lucio Caracciolo hanno illustrato il progetto delle “mappe emozionali” al Festival dei luoghi comuni

Andrea Cascioli 24/10/2021 19:30

 
Limes sbarca a Cuneo nell’ambito del Festival dei luoghi comuni, in corso fino a martedì 26 tra incontri, laboratori, mostre e spettacoli.
 
Questo pomeriggio la cartografa Laura Canali e Lucio Caracciolo, fondatore e direttore della rivista di geopolitica più importante nel panorama giornalistico italiano, hanno presentato al pubblico del teatro Toselli i risultati della ricerca Mapping emotions in Cuneo, svolta dalla stessa Canali su impulso dell’Associazione Cuadri e grazie alla collaborazione dei cuneesi che hanno partecipato al progetto con recensioni storiche, questionari e interviste. Dal lavoro svolto a partire da questa primavera con tre diversi focus groups - i giovani, i residenti storici e i “forestieri” sia italiani che immigrati - è emersa una “mappatura emozionale” della città che racconta come cambiano i punti di riferimento in termini di aggregazione nello spazio urbano, ma anche quali siano i punti di vista delle diverse categorie demografiche in quanto al vissuto e alle aspettative per il futuro.
 
“Vivere sul confine non è facile perché significa essere soggetti a scelte che non dipendono dagli abitanti, ma da eventi nei quali ci si trova coinvolti, guerre e decisioni politiche prese da altri governi. Ma è anche vero che in una zona di confine il tempo trascorre in modo diverso” spiega la cartografa, artista e geopoeta che dal 1993 realizza le mappe della rivista Limes. A Lucio Caracciolo il compito di inquadrare dal punto di vista geopolitico il ruolo della città dei sette assedi, specie in relazione alla vicina Francia: “Lungo quest’area si è costruito un flusso di commerci, con il ducato di Savoia che era fondamentalmente un ducato di passo alpino. Qui sono passati confini linguistici, come l’occitano, e confini religiosi: oggi resta un confine aperto che però si chiude, come a Ventimiglia, quando di mezzo c’è la questione migratoria”.
 
Centrale e tuttora irrisolta, in questo senso, l’eredità della sconfitta bellica: “Noi italiani siamo stati educati all’idea di aver vinto la seconda guerra mondiale grazie alla resistenza: non era l’opinione dei vincitori, in particolare non era quella dei francesi che grazie a De Gaulle entrarono in qualche modo nella famiglia dei vincitori. Le idee dei francesi all’epoca non erano diverse da quelle di Napoleone III, che sognava un’espansione in Italia: l’immagine della pugnalata alle spalle è rimasta impressa per molto tempo”. La ferita inferta dagli italiani nel giugno 1940 e la vendetta francese del 1947 ci insegnano, spiega il giornalista, “che quando a lungo, su frontiere già difficilmente permeabili, le popolazioni si ‘danno le spalle’, qualcosa non funziona: per una regione come il Piemonte, ma ancor più per il Cuneese, è chiaro che un buon rapporto con la Francia è fruttifero”.
 
In quest’ottica per il direttore di Limes occorre sperare in una conclusione positiva del cosiddetto trattato del Quirinale, i cui negoziati sono stati avviati nel 2018 sotto il governo Gentiloni e che Mario Draghi, confortato dalle dichiarazioni analoghe di Emmanuel Macron, ha detto di voler perfezionare entro l’anno: “Voi non siete sul mare, ma il mare è il vostro futuro” ha spiegato Caracciolo alla platea del Toselli, insistendo sull’importanza dei retroterra portuali e sul fatto che “il 90% delle merci che girano per il mondo vanno per mare: noi ci siamo in mezzo ma è come se fossimo arroccati in una sorta di Fortezza Bastiani”.
 
“Dovremmo recuperare - ha aggiunto - questa visione che fa del Piemonte e della Liguria un connettore tra Marsiglia e Genova: questo lo si può fare solo con la Francia e non contro. Essenziale che si cominci a pensare che Cuneo è importante per l’Italia per questo nuovo legame che si sta creando con i francesi, i quali hanno un’idea del Mediterraneo paradossalmente più sviluppata della nostra”. La questione sarà oggetto di un prossimo numero monografico di Limes che, promette Caracciolo, rappresenterà anche “un’occasione per tornare a parlare di Cuneo”.

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