CUNEO - Maturità, i “vip” tornano sui banchi: “Ecco quale traccia avremmo scelto”

L’esame di quest’anno e i ricordi del sindaco Federico Borgna, del matematico Piergiorgio Odifreddi, del provveditore Furci e della pallavolista Noemi Signorile

Gabriele Destefanis 03/07/2022 07:44

Pubblicato in origine sul numero del 30 giugno del settimanale Cuneodice - ogni giovedì in edicola:
 
Quale tema avresti scelto? Il giochino si ripropone ogni anno tra amici, colleghi e familiari più o meno freschi di maturità, quando scattano le prove dell’esame che rappresenta il primo vero grande passo verso l’età adulta. E puntualmente, si ritorna con la mente a quei giorni pieni di tensione, paura ed aspettative per il futuro.
 
Magari riascoltando “Notte prima degli esami”, una delle canzoni più belle di Antonello Venditti. Ma come sono state le notti prima degli esami di persone che oggi ricoprono ruoli di rilievo? E quale sarebbe stata la loro scelta tra le tracce proposte nella prima prova, se si fossero trovati a sostenere l’esame oggi? Lo abbiamo chiesto a quattro persone che, nel loro campo, ce l’hanno fatta e sono esempi di successo: un politico, Federico Borgna, sindaco di Cuneo negli ultimi dieci anni, un famoso matematico, Piergiorgio Odifreddi, una sportiva, la capitana di Cuneo Granda Volley Noemi Signorile ed infine chi, per ruolo, guida proprio il mondo della scuola in Granda, la dirigente dell’Ambito Territoriale di Cuneo (l’ex Provveditorato) Maria Teresa Furci. Di fronte alle analisi di Verga e Pascoli, al tema delle leggi razziali nel brano di Liliana Segre e Gherardo Colombo, alle nuove tecnologie digitali, alla pandemia, al potere della musica e ai cambiamenti climatici, come si sarebbero approcciati?
 
IL POLITICO
 
L’ormai ex sindaco di Cuneo Federico Borgna non ha dubbi: “Avrei scelto la traccia su Liliana Segre: nei cinque anni di liceo ho sempre optato per temi di attualità, collegati al presente. Mi sarei orientato su quello per l’importanza dei temi correlati: il rispetto della persona umana nel suo complesso, il razzismo, l’accoglienza. Credo che avere la Segre tra i senatori a vita dia un significato profondo e vero al loro ruolo, è una figura che rappresenta e rende onore alla Repubblica italiana”. Tornando con la mente alla sua maturità, Borgna regala aneddoti curiosi ed interessanti: “Il mio ricordo è ottimo, ma è legato al fatto che andò tutto bene: in cinque anni i voti più alti nelle materie di scritto li presi proprio all’esame, ed anche l’orale andò bene. La maturità allora prevedeva due prove scritte fisse, una materia a scelta ed una stabilita dalla commissione. Io ero terrorizzato che scegliessero fisica o italiano, in quel caso avrei rischiato la débacle. Invece fui fortunato, portai inglese come prima materia e venne scelta filosofia come seconda”.
 
La prova più temuta? Senza dubbio quella di matematica, tanto che l’ex primo cittadino cita Venditti (“La matematica non sarà mai il mio mestiere”) e riapre un conto in sospeso con il vicino di banco: “Per cinque anni mi ha passato il compito di matematica, alla maturità si incartò, ma non si fidava a copiare da me, anche se gli dicevo che avevo risolto il problema nella maniera corretta. Sbagliò, perché quel giorno feci il compito tutto giusto, cosa mai successa in cinque anni di liceo”. In generale, la sua maturità andò decisamente bene e nessuna prova lo mise particolarmente in difficoltà: “Ricordo che il tema era bellissimo - conclude Federico Borgna -: all’indomani della conferenza di Rio, era incentrato sul rapporto tra economia ed ecologia, e dunque molto attuale”.
 
IL MATEMATICO
 
Pensando alla sua maturità, riaffiorano “ottimi ricordi” anche a Piergiorgio Odifreddi, noto matematico, logico e saggista cuneese, autore di numerosi libri e volto conosciuto della tv, che l’esame l’ha sostenuto in un anno particolare, il 1969, al Bonelli: “Tutto era cambiato in seguito alla contestazione, e per la prima volta si teneva la nuova maturità, simile a quella di oggi, anche se all’epoca il massimo dei voti era 60”.
 
Nessuna sorpresa sull’esito, per uno che dello studio ha poi fatto la sua professione (“Andò tutto bene, fui il primo classificato della mia scuola”), curioso il post-maturità, con un episodio che gli ha cambiato la vita: “Pensavo che mi sarei iscritto ad ingegneria, ma durante l’estate trovai su una bancarella il libro di Russell ‘Introduzione alla filosofia matematica’: dopo averlo letto, decisi di fare matematica. Anche all’università non trovai grandi difficoltà, a dimostrazione del fatto che anche un istituto tecnico per geometri può fornire un’ottima preparazione. Conta di più come si studia e quanto si impara, che non cosa si insegna nello specifico. Il metodo rimane, mentre le conoscenze diventano presto obsolete”.
 
A proposito di metodo, quello adottato nella maturità di questi anni, non gli piace: “Mi sembra che si finga di fare esami, quando in realtà si cerca in ogni modo di far passare tutti e di non traumatizzare nessuno. Se non si vogliono fare confronti fra gli studenti, si può evitare di fare l’esame, e potrebbe essere un’ottima soluzione: come diceva il grande matematico cuneese Giuseppe Peano, che promuoveva sempre tutti, ‘a bocciarli ci penserà la vita’. Se invece l’esame deve essere un rito di passaggio, che introduce alle durezze e alle competizioni della vita reale, allora è inutile trattare gli studenti come se fossero dei ‘bamboccioni’: si faccia una gara dura e pura, e vincano i migliori. Altrimenti si crea uno scollamento fra la durezza della vita e la mollezza della scuola”. Pur essendo molto critico anche sulle tracce di prima prova di quest’anno (“Mi sono sembrate un’insalata russa, ed in parte erano anche in ritardo di decenni, quando non di secoli, rispetto all’attualità che coinvolge i maturandi: non c’era un accenno alla guerra che l’Italia sta combattendo”), Odifreddi non si sottrae al giochino della scelta: “Avrei optato per la traccia di Giorgio Parisi sui cambiamenti climatici, che mi sembra un problema centrale per l’umanità: soprattutto in questi mesi, dopo che le politiche energetiche adottate da vari paesi europei in reazione alla crisi ucraina hanno riportato le lancette dell’orologio indietro di decenni”.
 
LA DIRIGENTE SCOLASTICA
 
Dal matematico alla dirigente scolastica. Spesso, quando si è studenti, ci si chiede come abbiano vissuto la maturità i nostri professori. Se anche loro, che a volte infondono un po’ di timore ai ragazzi per il ruolo che ricoprono, hanno provato sensazioni simili da giovani. Maria Teresa Furci, la donna che guida il mondo della scuola in Granda, ammette che l’apprensione c’è stata.
 
Eccome: “La Commissione era composta da commissari e presidenti esterni, che arrivavano anche da fuori regione: per noi studenti c’era la preoccupazione di trovarsi di fronte a professori sconosciuti, a rispondere alle loro domande senza conoscere il loro stile e il loro pensiero, ad essere valutati sulla prestazione di quell’unica esposizione senza alcun riferimento all’intero percorso dei cinque anni”. Una di quelle tappe in grado di farti crescere: “La sensazione di essere da soli davanti alle nostre scelte e all’incognita dell’ignoto, facendo esclusivo affidamento sulla preparazione e sull’equilibrio emotivo, credo sia stato il vero trampolino verso l’età adulta. Il grande valore che ha avuto quell’esame di Stato nella costruzione della mia persona, l’ho riconosciuto solo quando quella stessa sensazione di presa in carico di me stessa, con i miei punti di forza e di debolezza, l’ho provata, da allora in poi, ogni volta che ho affrontato un concorso pubblico”.
 
Era il 1988 quando Maria Teresa Furci, calabrese di origini, si preparava alla maturità al Liceo Scientifico di Vibo Valentia: “Tra le prove scritte, quella di maggiore preoccupazione era matematica ed infatti i quesiti di analisi furono davvero impegnativi. Ricordo perfettamente le tracce di italiano, erano molto attuali: soprattutto il pensiero di Benedetto Croce di fronte alle celebrazioni ufficiali per la vittoria del novembre 1918, ma anche le tematiche riguardanti la condizione femminile nella narrativa del ‘900 e la difesa dell’ambiente. Ancora oggi, soprattutto alla luce della mia carriera nel mondo della scuola, mi rivedo molto nella traccia che scelsi, l’appello di Einstein ai giovani: ‘Tenete bene a mente che le cose meravigliose che imparate a conoscere nella scuola sono opere di molte generazioni: sono state create in tutti i paesi della terra a prezzo di infiniti sforzi e dopo appassionato lavoro. Questa eredità è lasciata ora nelle vostre mani, perché possiate onorarla, arricchirla e un giorno trasmetterla ai vostri figli. È così che noi, esseri mortali, diventiamo immortali mediante il nostro contributo al lavoro della collettività’. Se invece avessi dovuto affrontare l’esame quest’anno avrei avuto l’imbarazzo della scelta tra le tracce proposte, tutte molto interessanti: a me vicina sarebbe stata quella sulla musicofilia, ma credo che avrei optato o per la novella di Verga, in cui alla condizione degli ultimi e dei vinti si unisce la condizione femminile, ancora oggi elemento di fragilità sociale, oppure la citazione di Liliana Segre, per gli stessi motivi sociali che portano ancora oggi alla discriminazione e all’esclusione, per la sola colpa di essere ‘diversi’.
 
LA SPORTIVA
 
Infine, c’è chi ha avuto più paura per l’esame di maturità piuttosto che nel disputare una partita di pallavolo decisiva, di fronte a migliaia di spettatori, con in palio qualcosa di importante.
 
È Noemi Signorile, palleggiatrice di origini torinesi, che si appresta a disputare la terza stagione da capitana della Bosca S. Bernardo Cuneo, nel massimo campionato italiano. Nel suo palmarès ci sono una Coppa del Mondo con la Nazionale italiana conquistata in Giappone nel 2011 e tre titoli nazionali (in Italia, Romania e Francia). In campo è una leader determinata e carismatica, fuori è spigliata e a proprio agio quando deve parlare di fronte alle telecamere o in occasione di eventi pubblici con tante persone. Eppure, anche lei si è trovata a fare i conti con delle “notti prima degli esami” parecchio travagliate.
 
“Ero davvero agitatissima - racconta Noemi, che ha frequentato il Liceo Scientifico, tornando per sostenere la maturità nell’istituto in provincia di Torino in cui aveva cominciato le superiori, dopo aver girato diverse scuole per via degli impegni pallavolistici -: sono sempre stata una ragazza molto ansiosa, per cui la paura era tanta, soprattutto la sera prima dell’esame. Più tesa per la maturità o per una partita importante? Non c’è paragone: per l’esame, senza alcun dubbio. Ricordo bene la sensazione che provai una volta finito l’orale, era come se mi fossi tolta un peso gigante”. Proprio l’ultima prova, da sempre la più temuta dagli studenti, è stata quella che Noemi Signorile ha “sentito” maggiormente: “Con gli anni sono decisamente migliorata sotto questo aspetto, ma a quei tempi ero una ragazzina molto timida: parlare davanti ai professori mi spaventava tantissimo. Per fortuna andò tutto bene!”. La giocatrice di Cuneo, che a 32 anni ha un ricordo abbastanza fresco della maturità, se avesse dovuto sostenere la prova quest’anno, non avrebbe avuto difficoltà a decidere quale traccia scegliere tra quelle proposte per la prima prova: “Non avrei avuto dubbi - conclude Noemi -, avrei optato per il tema di attualità legato alla pandemia. È una situazione che abbiamo vissuto tutti sulla nostra pelle, ed in parte continuiamo a vivere, visto che non ne siamo completamente fuori. In italiano sono sempre andata bene, mi sarebbe piaciuto raccontarla, sarebbe stato naturale ed interessante”.

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