BUSCA - Nasce il gruppo storico del 'Marchesato di Busca'

I coniugi Cristina e Dante Bruno hanno dato vita ad un gruppo storico che si aggiunge a quello allegorico e folkloristico del Carneval

20/03/2018 08:47

I coniugi Cristina  e Dante Bruno, già interpreti della Bella Antilia  e di Buscaja, hanno dato vita ad un gruppo storico che si aggiunge a quello allegorico e folkloristico del Carneval.
 
“Siccome – spiegano – siamo spesso invitati a manifestazioni storiche, abbiamo pensato di creare un nuovo gruppo storico in cui vestire i panni dei marchesi medievali di Busca durato per circa 126 anni. Nel XII secolo, dopo il testamento di Bonifacio del Vasto avvenuto nel castello di Loreto presso  Costigliole d'Asti, i suoi discendenti divisero il territorio in marchesati e al primogenito Manfredi spettò il Marchesato di Saluzzo, al secondo genito Guglielmo quello di Busca, ed ancora vi fu quello di Clavesana, quello del Carretto, quello di Ceva e altri ancora. Una politica sbagliata di dividere i feudi per ciascun erede , fece indebolire il territorio, pertanto i marchesi buschesi furono soggetti a quelli di Saluzzo già dal 1281. Abbiamo reperito diversi atti dell'epoca già conservati presso il cartario dell'abbazia di Staffarda, oggi disponibili nell'archivio storico dell'Ospedale Mauriziano di Torino. Dai marchesi di Busca si creò il ramo dei Lancia, da questi molti storici fanno discendere Bianca Lancia amante e sposa in articulo mortis dell'Imperatore Federico II di Svevia. Nei libri storici si parla anche di inedito denaro che sarebbe stato coniato nella zecca di Busca nel 1250 circa dal Marchese Lancia su concessione dell'Imperatore  Federico II. Sede dei marchesi furono il Castellaccio, sulla collina di Santo Stefano, e il castello inferiore, la cui torre maestosa è divenuta il campanile 'l ciochè.  I nostri costumi riprendono i colori oro e rosso, simbolo dei Marchesi di Busca. La  leggenda narra che un guerriero locale avesse lo scudo dorato e dopo aver sconfitto il nemico intinse nel suo sangue le quattro dita della mano, poi le sfregò sullo suo scudo dorato e da lì sorse lo stemma palato d'oro e di rosso, poi ripreso anche in quello comunale, nella parte inferiore, sotto a quello sabaudo.  Abbiamo raccolto anche diverso materiale che riproduce le armature e gli stili di vita dell'epoca medievale: sarebbe bello trovare una luogo in città dove raccoglierlo”.

c.s.

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