CUNEO - ‘Ora i senzatetto e gli emarginati si sentono uguali a tutti gli altri’

Il dormitorio di via D’Azeglio è diventato la casa di chi è senza casa. Il direttore della Caritas annuncia: ‘Cerchiamo una soluzione anche per gli ospiti della Croce Rossa’

Andrea Cascioli 19/03/2020 13:29

 
Un celebre ammonimento di Gesù nei Vangeli recita “quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua mano sinistra ciò che fa la destra”. È un richiamo a fare il bene ‘in silenzio’ e in questi giorni il silenzio non è solo quello che nasce dal pudore di tanti ma quello, spettrale, di strade e piazze del capoluogo della Granda.
 
C’è però chi continua ad adoperarsi perché coloro che vivono ai margini della società non restino esclusi da tutto in un momento difficile. Dall’inizio dell’emergenza la Caritas ha rivisto i protocolli di azione e sospeso i servizi non improrogabili come l’ambulatorio medico di via Bersezio 2 e il Centro Unico Vestiario di via Manfredi di Luserna 8/d. Su decreto della Cei, sono sospese anche le attività pastorali.
 
Restano invece in funzione i servizi di mensa e dormitorio presso il Centro Servizi Caritativi ‘Claudio Massa’ di via Massimo D’Azeglio 16, seppure con qualche inevitabile cambiamento. A cominciare dall’introduzione dei pasti da asporto, ora concentrati alla sera: “Consegniamo la cena e il pranzo del giorno dopo così da limitare contatti e movimenti delle persone. È una scelta dettata anche dalla necessità, perché molti dei nostri volontari sono anziani e ora restano a casa per precauzione o per assistere le famiglie” spiega il direttore provinciale della Caritas, Claudio Mezzavilla.
 
Il decreto che lo scorso 11 marzo ha imposto a tutti di ‘restare a casa’ pone com’è ovvio serie questioni per quanto riguarda chi una casa non ce l’ha. Di norma nei dormitori si esce alle otto di mattina e si rientra dopo le diciannove, ma in questo periodo si è imposta una soluzione alternativa: “Il dormitorio è diventato una casa. Al Centro ‘Massa’ e a Città dei Ragazzi abbiamo accolto gli ospiti che erano qui da almeno un mese. Escono soltanto per il tempo necessario a sanificare gli ambienti”.
 
Le aree in cui di solito si raccolgono i senzatetto, a cominciare dal Movicentro, sono sgomberate e presidiate. Resta però un problema relativo a quanti dormono nel centro di accoglienza della Croce Rossa perché in quella sistemazione è impossibile trattenersi di giorno. Ma a questo si sta cercando di ovviare, organizzando l’ospitalità in due parrocchie. E nemmeno si trascurano i bisogni non materiali, con le reti di supporto psicologico per contrastare depressione e isolamento e le attività educative del Siproimi (il servizio per richiedenti asilo, ex Sprar) che continuano via Internet.
 
Il mondo della solidarietà insomma ‘fa squadra’ e la risposta dei soggetti deboli è assai positiva: “Molte persone che accompagniamo - osserva Mezzavilla - sovente non hanno contatti sociali. Per assurdo, ora si sentono uguali a tutti e questo potrebbe insegnare qualcosa anche a chi normalmente non vive in questa situazione”. Pur nella fatica, emerge la solidarietà silenziosa delle comunità parrocchiali e della società civile: “Dai Salesiani e al San Paolo tanti giovani consegnano in buca i buoni spesa per le persone assistite dalla Caritas. E la Croce Rossa sta facendo un servizio straordinario, non solo di accoglienza”.
 
È questa ritrovata solidarietà, conclude il direttore della Caritas, l’auspicio migliore che possiamo consegnare al futuro: “Spero che questo ‘tempo sospeso’ possa essere fecondo per tutti noi e ci spinga a rimettere al centro la cura delle persone in difficoltà, che non riguarda soltanto i servizi sociali”.

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