BUSCA - Paolo Di Paolo apre Carte da decifrare con il suo "Romanzo senza umani"

L’autore, finalista allo Strega 2024, incanta il pubblico a Busca: “I tuoi ricordi non sono solo tuoi. Dobbiamo fare in tempo a farci raccontare anche le nostre memorie”

Paolo Di Paolo, autore del libro "Romanzo senza umani"

Piero Coletta 13/07/2025 13:28

La location del Castello del Roccolo ha fatto da sfondo al primo appuntamento con “Carte da decifrare”. Protagonista dell’evento lo scrittore Paolo Di Paolo, romano, classe 1983, autore dei romanzi Dove eravate tutti, Mandami tanta vita (finalista al Premio Strega 2013), Una storia quasi solo d’amore e Lontano dagli occhi. Ieri l’autore ha presentato il suo ultimo lavoro, Romanzo senza umani, anch’esso finalista al Premio Strega, edizione 2024. Alle parole dell’autore si sono alternate la lettura di alcuni brani del suo lavoro e l’accompagnamento musicale del duo Kreis, formato dagli artisti Francesca Naibo e Simone Massaron. Paolo ha catalizzato l’attenzione su di sé trascinando lo spettatore in un viaggio all’interno del libro, toccando tanti argomenti non solo più passati, ma anche recenti: memoria, cambiamento climatico e anche l’intelligenza artificiale.    “Romanzo senza umani”, il clima come protagonista letterario L’autore apre la sua presentazione con la descrizione minuziosa di un inverno di quattro secoli e mezzo fa, un mondo totalmente diverso. Una stagione fredda dove “accade con insolita frequenza di vedere gelare la superficie del lago”. Un lago, quello di Costanza, in Germania, noto per essere tra i più grandi in Europa, che è un elemento cardine all’interno del romanzo. Il “Romanzo senza umani”, titolo che verrà contraddetto rapidamente, è costruito “intorno ad un piccolo elemento in una storia del clima che mi aveva colpito e impressionato e che forse è letteralmente opposto alle preoccupazioni del presente”. Un inverno gelido, una piccola era glaciale che piomba sull’Europa Centrale alla fine del ‘500: “Uno in particolare, quello del 1572, porta al totale congelamento di un grande lago europeo. Un congelamento che durò fino alla Pasqua del 1573. Una catastrofe che non ha ragioni antropiche come quella che stiamo già attraversando. Eppure mi affascinava l’idea di un paesaggio che andasse verso lo spopolamento. Gli umani spariscono, i lupi risalgono, le anatre muoiono assiderate e alcuni raccontano di uccelli che cadevano dal cielo senza vita. Potrebbero anche essere testimonianze che potrebbero adulterare la realtà degli eventi, ma devo fidarmi da romanziere e non da storiche delle favole e delle leggende, come la donna ritrovata assiderata mentre stringeva il neonato al petto ancora vivo. Volevo riscostruire questo paesaggio chiedendomi però come potevo fare a raccontare qualcosa che esiste senza uno sguardo umano. Fossi andato avanti con la descrizione probabilmente non mi avrebbero mai pubblicato il romanzo”.  Allora, spiega lo scrittore, ha avvertito il “bisogno di trascinare quel ‘500 nella testa di un uomo di oggi”. Così è venuto fuori Mauro Barbi, uno storico che per decenni si è occupato della piccola era glaciale: “Dovete sapere che esistono studiosi che per una vita si occupano di cose che i più trascurano. Il loro destino è quello di diventare una nota a piè di pagina nel saggio di un altro. Lo trovo commovente e infatti volevo riscattare quella figura di studioso che non diventa famoso, ma semmai viene evocato in qualche bibliografia minore. Questo storico fa un viaggio sul lago. Ma perché parte? Lo capiremo solo alla fine del libro. Sembra solo un viaggio di ancoraggio, ma forse sente che quello specchio ha ancora qualcosa da dire”.    Un viaggio alla scoperta dell’Io e l’omaggio ai maestri Fofi e Tabucchi Il viaggio del protagonista Mauro Barbi parte da Mestre e passa da Monaco. Qui il professore decide di incontrare Cardolini, il suo ex insegnante. Una figura che Paolo Di Paolo racconta in questi termini: “Penso di aver messo dentro Cardolini maestri del calibro di Goffredo Fofi, quelli che non ti dicono mai una bella parola. Però ti impongono di fare meglio. Una volta mi disse ‘Ma voi giovani scrittori dovreste scrivere di meno. E poi non scrivete mai libri che sono dei capolavori. Non varrete un terzo di Calvino. Risposi che lo sapevo, ma che posso fare? Era una spinta a fare meglio’”“Romanzo senza umani - prosegue il suo autore - è una contraddizione perché è impensabile un romanzo senza umani. Potevamo essere sicuri di questo fino a quando a scrivere i romanzi si è messa anche l’intelligenza artificiale. Io in anticipo avevo chiesto all’editore Feltrinelli di mettere un timbro che recitava ‘questo romanzo non è prodotto dall’intelligenza artificiale’. L’avevano presa così, ma ora le case editrici si stanno preoccupando di chiarire ai lettori se il romanzo è frutto solo del lavoro umano o anche col condominio dell’intelligenza artificiale. Ormai sono numerosi i saggi scritti con essa, i romanzi forse di meno, ma ormai stiamo andando verso un mondo dove sarà difficile distinguere le due cose. Sarà un capitolo interessante e anche pieno di problemi”. Questo libro è dunque anche “un’idea di letteratura”: “La letteratura è dentro l’umano, entro quella capacità linguistica che l’umano ha acquisito e così tradurre la propria memoria o immaginazione”. Il protagonista è “uno storico che vive il suo ‘Romanzo senza umani’ per raccontare una sua stagione di congelamento emotivo. Qualcuno ha detto che quello specchio d’acqua rappresenta la sua solitudine. Io vi assicuro che lì per lì non avevo pensato in maniera così diretta a questa metafora”. La sua ricerca parte da un foglietto dove si è segnato alcuni nomi di persone che hanno fatto parte della sua vita che non sente più da tanto tempo: Allora gli prende una strana ossessione, quella di chiamare tutti e di mandare mail, di rispondere ad una mail dopo quindici anni. La domanda attorno a cui gira è la seguente ed è forse abissale per tutti noi: che cosa ricordano gli altri di noi? Forse non quello che vogliamo e probabilmente saremmo sorpresi da molti dettagli che noi stessi abbiamo dimenticato. Mauro Bruni, dunque, cerca di capire cosa è stata la sua vita tramite il ricordo degli altri” .  Nel finale della presentazione Di Paolo fa riferimento a un autore che per lui è stato un modello, oltre che maestro: Antonio Tabucchi, autore del celebre “Sostiene Pereira”. “Ho avuto la fortuna di averlo come maestro, anche lui burbero” racconta alla platea buschese: “C’è un racconto di Tabucchi, che non a caso si chiama ‘Il tempo invecchia in fretta’ , in cui un nipote adulto si ritrova al capezzale di una zia che sta morendo. Il racconto si chiama ‘Clof, clop, cloffete, cloppete’, che è anche una poesia di Palazzeschi, ma in realtà allude al gocciolio della flebo di questa zia. Nello stato di dormiveglia la zia chiama il protagonista Ferruccio per raccontargli l’infanzia: ‘Quando me ne sarà andata non ci sarà nessuno a raccontartela’. Lì ho pensato che gli altri si portano appresso, andando via, cose che sono anche nostre. I tuoi ricordi non sono solo tuoi. Allora dobbiamo fare in tempo a farci raccontare anche le nostre memorie. In un tempo di auto fiction e di exploit dell’Io sarebbe più interessante che questo Io lo costruissero di più gli altri. Che contribuissero a darci pezzi del racconto che ci riguarda”.   Prosegue il successo di “Carte da decifrare” “Carte da decifrare” è la rassegna letteraria organizzata dalla Fondazione Artea in collaborazione con il Comune di Busca, il Salone Internazionale del Libro di Torino, l’Associazione Castello del Roccolo e la Collezione La Gaia, realizzata con il contributo della Fondazione CRC e della Fondazione CRT. “Siamo all’ottava edizione, in questi anni al Castello del Roccolo abbiamo avuto tanti artisti e tanti scrittori” ha ricordato in apertura Ezio Donadio, sindaco di Busca, ricordando come l’appuntamento sia stato “l’occasione per promuovere anche il nostro territorio e naturalmente questo gioiello (riferito al castello, ndr) che si trova nella nostra città”. L’assessore regionale Marco Gallo, intervenuto a sua volta, ha ringraziato gli organizzatori: “Mi impegnerò affinché questo percorso possa dare dei frutti sempre più utili al Cuneese e alla Fondazione Artea” ha aggiunto. Marco Pautasso ha portato i saluti del Salone del Libro: “Teniamo molto a Carte da decifrare, perché ci permette di sperimentare quella che crediamo che sia una forma di promozione letteraria diversa e originale, che sta incontrando il favore di molti”.

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