CUNEO - 'Passano gli anni, cambiano i divertimenti'

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di un nostro lettore a proposito delle sagre di paese e dei 'nuovi modi' di viverle

r.c. 30/07/2018 11:04

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di un nostro lettore.
 
Da anziano, ancora in buon stato, trascorro il periodo estivo in val Tanaro e naturalmente vivo, sebbene in modo marginale, le sagre paesane che movimentano la stagione estiva. Le manifestazioni odierne sono preventivamente programmate, debitamente reclamizzate, e per la loro realizzazione occorrono una schiera di volontari in cucina, una marea di ragazzi per il servizio ai tavoli e, all’inizio della nottata, non manca l’orchestra che deve propiziare i balli.
 
Nel lontano passato era diverso, era tutto spontaneo e semplice. Nei giorni festivi sul piazzale prospicente la Chiesa si raccoglievano gli appassionati ed i giocatori del pallone elastico mentre, nella “strada vecchia”, si riunivano i tifosi ed i giocatori di bocce ed il pomeriggio terminava in una “merenda sinoira” che includeva i canti.
 
I canti il più delle volte erano urla stonate, ma assolvevano al compito di consolidare l’amicizia e, l’allegria era palmare. In avanzata serata e a volte, sino a notte inoltrata, funzionava il ballo a palchetto ed io ammiravo l’elegante e leggero volteggiare di coppie di marito e moglie e, nel gruppo
emergeva la grazia di una coppia nucettese ed una, di un atletico personaggio dei Gerbioli.
 
Oggi nelle odierne serate estive, in centinaia convergono ad una sagra, si siedono ai tavoli, vengono serviti, discorrono usando anche frasari pesanti, ma è assolutamente assente la complicità della vera amicizia. In tarda serata sul palco si installano i “signori della musica” e, sino a notte inoltrata, sparano in modo assordante, ritmati e tambureggianti rumori.
 
I giovani sulla pista da ballo, in forma solitaria, si dimenano in giravolte e disordinati movimenti di gambe e braccia ed in questo modo, realizzano il loro divertimento. Ai lettori consiglio di non dare peso a queste righe perché, come spesso mi dice il nipote: "Nonno, sei vecchio e non capisci...”.
 
E’ vero, proprio non capisco il modo di divertirsi con questo ossessionante e forte rumore, ma la deprecata sordità che mi attanaglia, in questo caso, è la mia salvezza.

Lorenzo Garro


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