CUNEO - "Pedalando tra le aquile": sulle Dolomiti continua l'avventura di Giovanni Panzera

Con le valli del Pasubio è terminata la seconda parte dell'impresa del documentarista cuneese, assistito dal fratello Teresio

10/08/2022 09:00

Con le valli del Pasubio è terminata la seconda parte di “Pedalando tra le aquile – Europe Summit 2022”, l'avventura in bicicletta del documentarista cuneese Giovanni Panzera (insieme al fratello Teresio). “Dall’Austria attraverso il Passo del Brennero sono entrato in Italia. Questo Passo dal punto di vista storico ha un significato rilevante per la sua grande importanza fin dai tempi antichi come collegamento tra il nostro paese e il Mare del Nord e anche per i suoi continui eventi migratori” Il viaggio di Giovanni Panzera è continuato attraverso due importanti e impegnative salite: il Passo di Monte Giovo e il Passo del Rombo. Per il Passo del Monte Giovo la salita inizia dall’abitato di Vipiteno a 948 mt. e dopo 19 km. termina ai 2094 metri del Passo. Anche questo valico era già frequentato in epoca romana e mantenne sempre un ruolo importante fino alla costruzione della strada e della ferrovia del Brennero. È una salita “maledetta” dai ciclisti delle gare a tappe quella del Rombo, viste le sue caratteristiche 29 km. con un dislivello di 1742 metri, pendenze che raggiungono in molti tratti 14/15%. Il Passo è uno dei luoghi più freddi delle Alpi ed è spesso sferzato da un vento freddissimo: “Tutto vero! è stata una salita da farsi non solo con le gambe ma soprattutto con la testa, ho incontrato gente che scendeva dalla bicicletta e percorreva dei tratti e piedi, in più il clima quel giorno mi ha messo a dura prova”.
 
Anche questo Passo ha una storia antica, fu risulta già menzionato nel 1241 in alcuni scritti e per alcuni secoli fu utilizzato dai contrabbandieri tra Italia e Austria; negli anni ’40 questa mulattiera fu allargata per scopi militari e solo nel 1967 aperta al traffico automobilistico. Dopo aver pedalato sulla linea di confine italo-austriaca Giovanni è entrato definitivamente in Italia dal Passo Resia. In questo progetto sulla strade più alte e spettacolari dell’Europa, non poteva mancare questo valico che ha come caratteristica unica il trecentesco campanile che emerge dalle acque del lago che è uno dei più fotografati dai turisti e viaggiatori di tutta Europa. Questo campanile è l’unica testimonianza del paese di Curon che venne sommerso quando nel 1950 venne costruita la diga. Una nota curiosa: si dice che in inverno si sentano ancora risuonare le campane. Poi è stata la volta di una delle strade regine, la strada del Passo dello Stelvio.
 
“Come nel 2019 mi ritrovo a faticare sui 48 tornanti di Sua Maestà lo Stelvio, una salita che non ha bisogno di molti commenti, ma che su ogni tornante regala vedute mozzafiato ed emozioni uniche. Più in alto ci osserva ciò che rimane del ghiacciaio dell’Ortles che come tutti i ghiacciai delle Alpi sta soffrendo queste estati anomale. Percorrendo queste strade di montagna penso a tutte quelle migliaia di uomini e ragazzi che hanno faticosamente lavorato per realizzare queste vere e proprie opere di ingegneria con attrezzature oggi impensabili: esplosivo, pala e piccone, ne è esempio la strada che mi ha portato ai Laghi di Cancano, 21 tornanti e due gallerie scavate nella roccia. Qui con la mia bicicletta gravel ho potuto percorrere lo sterrato costeggia i due laghi e la diga”.
 
La scelta di Giovanni di optare, per questa avventura dell’utilizzo di una bicicletta gravel ovvero “per tutti i terreni” è stata voluta per poter percorrere alcune strade sterrate che conducono a luoghi particolarmente significativi e suggestivi. L’Ortles con i suoi 3905 mt. è la vetta più alta del Trentino Alto Adige, la seconda in altezza è il Gran Zebrù e proprio per ammirare questo gigante di roccia Giovanni Panzera ha deciso di salire, attraverso la strada sterrata, che nonostante le pendenze iniziali siano proibitive, al rifugio Pizzini a 2706 metri di altitudine. La cornice panoramica che si apre al rifugio è eccezionale, uno dei più bei balconi sull’alta montagna della Valtellina. Salire con la gravel è stata l’arma vincente per raggiungere, pedalando, questo luogo incantevole. 
 
Ci sono salite che sono entrate nella storia e nella memoria del ciclismo grazie alle gesta eroiche di grandi campioni, uno di questi è sicuramente il Passo Gavia che con i suoi 2652 metri è una delle strade più alte. Dopo una prima parte racchiusa tra i boschi di larici, improvvisamente si apre il panorama e con esso un luogo aspro, arido, di alta montagna, dove le pendenze si fanno proibitive, il fiato si fa più corto e dove basta una nuvola per scaricare acqua, grandine e persino neve, come accadde in quel epica tappa del Giro d’Italia del 1988 quando i corridori si ritrovarono a scalare il Gavia sotto una tormenta incredibile di neve dove molti soffrirono di congelamenti  per il violento imperversare meterologico. Soltanto nel 1987 la strada di questo valico - un tempo utilizzata per traffici commerciali – venne allargata e asfaltata completamente.
 
“Durante la mia ascesa ho incontrato altri ciclisti che oltre a chiedermi da dove arrivavo e quale era il mio progetto mi hanno rivolto tante parole di apprezzamento e incoraggiamento e devo dire che sono state parole che mi hanno dato forza nell’affrontare anche questa dura salita. Ho iniziato questa cronaca dicendo che si è conclusa questa seconda parte di “Pedalando tra le aquile” con uno dei luoghi storici più cari e significativi: il Monte Pasubio attraverso la “strada degli eroi”.
 
Si tratta di 10 km. e mezzo che salgono dai 1162 metri ai 1928 dove si trova il rifugio Gen. Achille Papa. Una strada ex militare sterrata e ghiaiosa nella prima parte e poi, dopo la galleria d’Havet è totalmente scavata nella ripida parete rocciosa; da un lato la roccia, mentre dall’altro strapiombi alti centinaia di metri che incutono anche un po' di paura.
 
“Ancora una volta faticando e sudando su questo sterrato a volte con pendenze importanti, ho pensato e ricordato quei poveri ragazzi che vennero mandati al fronte a combattere una guerra, che come tutte le guerre è assurda. Come sempre rimango sbalordito dalla grande capacità nel progettare e realizzare questi veri e propri monumenti di ingegneria stradale”. La “strada degli eroi” è una di quelle strade che fanno parte del massiccio del Pasubio, per dotare la zona sommitale del monte di una via d’accesso per trasportare gli armamenti e i cannoni come difesa dal tentativo di invasione austriaca nella prima Guerra Mondiale.
Queste zone furono teatro dei più violenti scontri armati e il nome “strada degli eroi” è stata dedicata a 12 medaglie d’oro al valor militare che combatterono proprio sul Pasubio. Dal 1922 questa zona è stata decretata “zona sacra della Patria. “Ancora una volta “Pedalando tra le aquile” non è solo impresa sportiva ma una occasione per conoscere il grande patrimonio che le montagne custodiscono e ci regalano e che condividerò, al termine del viaggio attraverso il documentario dove le immagini porteranno tutti a visitare questi luoghi straordinari; ma ora il viaggio continua".
 

c.s.

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