Sembrava potesse essere un Natale in tono minore, con i comuni costretti a risparmiare sulle illuminazioni natalizie a causa del caro energia, e con la prospettiva di avere paesi in cui si potesse percepire di meno l’atmosfera natalizia. La risposta delle comunità della valle Grana è stata invece forte e decisa, con la creazione di decorazioni molto diverse rispetto al passato, magari più contenute nei numeri, ma sicuramente capaci di coagulare le diverse comunità, o almeno una parte di esse.

 

La decorazione natalizia si è trasformata così da prodotto commerciale e realizzato da terzi, a produzione dal basso: quasi una forma di cittadinanza attiva, capace di rispondere ad una situazione contingente saldando i legami esistenti all’interno dei paesi. A Castelmagno per la prima volta nella storia è stato realizzato un albero di Natale di notevoli dimensioni presso il Santuario di San Magno, quasi come se in momento di difficoltà stringersi attorno al proprio luogo simbolo sia come ripartire dalle fondamenta. Pradleves invece ha visto un gran numero di volontari radunarsi e creare un originale albero di Natale sulla piazza del paese, costruito con bancali in legno di recupero e addobbato con stoffe e piccole luci colorate. Monterosso Grana ha visto la realizzazione del tradizionale presepe dei Babaciu a San Pietro Monterosso e del Presepe sull’Acqua nel concentrico, espressione dell’ecomuseo Terra del Castelmagno il primo e della collaborazione tra amministrazione comunale e volontari il secondo.

 

Valgrana ha lavorato alacremente alla realizzazione del Presepe Vivente, che ritorna con la sua cadenza triennale coinvolgendo centinaia di volontari e figuranti. Montemale, invece, propone il tradizionale presepe in chiesa, realizzato dalla comunità locale. Nel momento in cui la situazione contingente ha ristretto le capacità economiche degli enti, le comunità locali hanno saputo riunirsi e trasformare una problematica in occasione di ripartenza e lavoro su loro stesse.