CUNEO - Quando l’ansia è una costante

La consulenza dello Psicologo

Dott. Christian Rinaudo 09/12/2016 15:40

Nell’ultimo articolo abbiamo parlato degli attacchi di panico, di come si manifestano e con quali sintomi. L’ansia è un disturbo complesso, con molte sfaccettature e che non si presenta solo con il panico: talvolta è “pervasiva”, cioè costante. La persona si preoccupa eccessivamente per le cose che riguardano la vita quotidiana e l’esistenza diventa difficile.
Il DSM 5 (ultimo manuale statistico dei disturbi psichiatrici) parla di “disturbo d’ansia generalizzata” e indica alcune caratteristiche sintomatologiche: ansia e preoccupazione eccessive difficili da controllare; sintomi come irrequietezza, nervi a fior di pelle, facile affaticamento, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, alterazioni del sonno (sonno inquieto, difficoltà ad addormentarsi, frequenti risvegli con difficoltà a riaddormentarsi). Lo psicologo e lo psichiatra diagnosticano il disturbo d’ansia generalizzata se questi sintomi provocano disagio clinicamente significativo e se gli stessi non sono provocati dall’abuso di sostanze come farmaci, droghe o alcool.
Chi è affetto da questo disturbo si preoccupa per circostanze quotidiane, routinarie, come responsabilità lavorative, questioni economiche o familiari come disgrazie che possono capitare ai propri figli, oppure cose di poco conto.
Anche in questi casi non ci troviamo di fronte alla patologia psichiatrica grave, come nel caso di chi ha allucinazioni o sente le voci. Si tratta di casi decisamente più ordinari che, tuttavia, se non vengono curati vedono amplificarsi i sintomi a tal punto che la vita diventa veramente faticosa.
Ora viene la delicata questione della terapia. In psichiatria esistono dei farmaci che riducono notevolmente i livelli d’ansia: si tratta delle benzodiazepine, i cosiddetti “ansiolitici”. Alcuni nomi commerciali: Xanax, Frontal (alprazolam), Valium, Ansiolin, Tranquirit (diazepam), Lexotan (bromazepam). Con l’esperienza clinica ho notato che gli psichiatri li prescrivono meno frequentemente di un tempo. La loro efficacia infatti tende a diminuire con il proseguire delle somministrazioni e possono creare, per dosaggi elevati e protratti, difficoltà nella sospensione della terapia. Gli ansiolitici riducono gli stati di attivazione corporei dando un senso di calma e tranquillità, ma non hanno efficacia sui pensieri: ciò che preoccupava prima – in sostanza – preoccupa anche dopo l’assunzione. Tra l’altro si tratta di farmaci talvolta soggetti ad abuso da parte dei pazienti che, notando il ridursi dell’efficacia, sentono pericolosamente la necessità di aumentare le dosi con il “fai da te” terapeutico.
Non sono farmaci da demonizzare, poiché sono veramente efficaci e rapidi nei casi di ansia acuta. Ma vanno usati con doppia cautela per non incorrere in effetti collaterali che possono superare di molto i benefici. Quindi sempre sotto stretto controllo medico.
In psicoterapia si cerca di capire da dove viene l’ansia. I soggetti ansiosi spesso sono stati cresciuti da genitori ansiosi a loro volta. Si cerca di lavorare quindi sui presupposti che determinano l’ansia, prima ancora che sui sintomi. Può trattarsi di un lavoro impegnativo ma con risultati decisamente più duraturi e risolutivi di quelli determinati dalle cure farmacologiche.
In aggiunta può correre in aiuto il Training Autogeno (di cui ho già parlato in un articolo precedente), ma solo quando praticato con costanza e determinazione, anche quando si sta bene, non meno di una volta al giorno. Infatti se si comincia a praticare il TA solo con il sopraggiungere dei sintomi si rischia di ottenere risultati deludenti.
In ogni caso la soluzione al disturbo d’ansia generalizzato esiste ed è molto individuale: necessita cioè di un’attenta analisi del caso specifico per individuare la strategia terapeutica più indicata.

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