È disponibile da alcuni giorni su Netflix “Stolen - Il furto del secolo”, un docufilm realizzato dal regista Mark Lewis che ripercorre la storia di uno dei “colpi” più celebri di sempre, il furto di diamanti avvenuto ad Anversa, in Belgio, nel 2003. Un’impresa da film messa a segno da un gruppo di malviventi italiani che riuscirono a violare un sistema di sicurezza considerato impenetrabile trafugando un bottino da oltre 100 milioni di dollari in diamanti, oro e gioielli, per la gran parte mai recuperato. A capo della banda che riuscì a penetrare nel caveau dell’Antwerp Diamond Center c’era Leonardo Notarbartolo, origini palermitane, massimo esponente della cosiddetta “Scuola di Torino": per oltre due anni si era finto gioielliere e aveva affittato un ufficio all’interno del Diamond Center, ottenendo accesso alla struttura. Da lì insieme a una squadra composta da esperti in elettronica, scassinatori e artigiani delle chiavi, aveva studiato ogni dettaglio del caveau. Il giorno del colpo i ladri agirono nel buio più totale, evitando qualunque allarme, riuscendo a ingannare il sistema magnetico del caveau usando una sottile placca di alluminio; vennero aperte ben 109 cassette di sicurezza su 189, senza un solo colpo esploso e senza lasciare segni evidenti d’effrazione. Per quel colpo Notarbartolo, che oggi ha 73 anni, fu condannato a dieci anni di carcere per poi scontarne sei: rilasciato nel 2009, fu nuovamente arrestato nel 2013 per aver violato i termini della libertà condizionata. Forse non tutti sanno che la sua “carriera” si è poi conclusa grazie a un’inchiesta della Procura di Cuneo. Nel 2016 i carabinieri di Savigliano erano arrivati a lui seguendo le tracce della “banda del satellitare”, responsabile di due colpi da 600 mila euro ai danni di altrettanti rappresentanti di preziosi. Il primo ad essere derubato era stato un vicentino, di passaggio nella Granda. Il tempo di pranzare in un ristorante e la sua auto, posteggiata poco lontano, si era volatilizzata insieme a un campionario di diamanti da 300 mila euro, assegni e un revolver Smith&Wesson. A incastrare Notarbartolo e i suoi era stata la testimonianza di un operaio che lavorava su un cantiere a Pianfei. Insospettito dai passaggi di un’auto in una zona isolata, l’uomo ne aveva segnato il numero di targa. Si era scoperto che il veicolo veniva utilizzato dalla banda per tenere d’occhio l’albergo in cui soggiornava il “bersaglio” e piazzare un Gps sotto la sua auto. In tribunale, nel processo contro un presunto complice (poi assolto), Notarbartolo raccontò di essersi fatto coinvolgere poco dopo aver finito di scontare la pena per il “colpo del secolo”: “All’epoca ero un po’ ‘sderenato’, senza una lira in tasca”. Oggi l’ex bandito vive a Giaveno, provincia di Torino, con moglie e figli, e il suo nome galleggia a metà tra cronaca e leggenda: a più di vent’anni il “colpo del secolo” messo a segno da Notarbartolo e compagni continua a far parlare di sè. Prime Video aveva raccontato la vicenda nel 2023 con la serie tv “Everybody loves diamonds”, diretta dal torinese Gianluca Maria Tavarelli, ora il nuovo docufilm targato Netflix, in un progetto sostenuto anche da Steven Spielberg.