CUNEO - Tuber Next Gen 2025: il Piemonte pianifica il futuro del patrimonio tartufigeno

Cirio e Gallo: “Gestione di foreste e territorio per tramandare un patrimonio naturale vivo e sostenibile"

04/11/2025 12:55

Una pianificazione che guarda al futuro del territorio e delle sue eccellenze. È questo il cuore di Tuber Next Gen 2025, il progetto della Regione Piemonte dedicato alla tutela del patrimonio tartufigeno e alla valorizzazione delle aree rurali e forestali.  L’iniziativa, presentata oggi al Grattacielo Piemonte, si inserisce nel percorso di aggiornamento dei principali strumenti di pianificazione regionale – il Piano Territoriale Regionale (PTR) e i Piani Forestali di Indirizzo Territoriale (PFIT) – con un obiettivo preciso: unire il mondo della pianificazione territoriale e paesaggistica a quello forestale per garantire la continuità e valorizzare la crescita di una tradizione, quella del tartufo, che ha reso il Piemonte famoso nel mondo. Tuber Next Gen 2025 proseguirà con un ciclo di incontri nelle province vocate alla produzione del tartufo bianco: Alba il 7 novembre, Asti e Alessandria il 14 novembre, e Torino il 21 novembre, in occasione della Giornata nazionale degli alberi. Un percorso di confronto e di pianificazione condivisa che guarda al futuro, per consegnare alle nuove generazioni un patrimonio naturale e culturale all’altezza della sua storia. Le nuove Carte di Attitudine dei Suoli alle Produzioni Tartufigene, rese possibili grazie al lavoro di IPLA, hanno portato a risultati sorprendenti: oltre 333 mila ettari in Piemonte sono oggi considerati aree ad alta o media attitudine alla produzione del tartufo bianco, con un incremento del 39% rispetto alle precedenti stime. Sono 441 i Comuni vocati, di cui 32 di nuova classificazione, distribuiti soprattutto nelle province di Cuneo, Asti, Alessandria e Torino.  Le nuove Carte di Potenzialità Territoriale mettono in relazione le caratteristiche dei suoli con l’uso del territorio e il tipo di soprassuolo, offrendo una mappa preziosa per orientare le politiche future, con l’individuazione le aree più favorevoli alla crescita delle tre specie più pregiate – il tartufo bianco pregiato (Tuber magnatum Picco), il tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum) e lo scorzone estivo (Tuber aestivum).  Querceti, saliceti e pioppeti sono indicati come gli ecosistemi forestali più favorevoli, così come filari, siepi e formazioni arboree lineari nei contesti agricoli. La ricerca scientifica, così come l’esperienza dei trifolao, sottolineano come la progressiva urbanizzazione, la perdita dei sistemi agricoli tradizionali e la riduzione della gestione forestale hanno ridotto negli anni l’areale produttivo naturale del tartufo. Tuttavia, dove i suoli sono rimasti intatti, una corretta gestione può aumentarne la produttività e la qualità: la gestione attiva delle foreste, la conservazione e crescita dei filari e delle siepi, e la cura dei corileti possono incrementare la biodiversità e la potenzialità tartufigena. Al contrario, colture agricole intensive, se non gestite correttamente, possono ridurla alterando il delicato equilibrio idrogeologico e paesaggistico.  "Il tartufo non è solo un’eccellenza gastronomica, ma una parte della nostra storia - commentano il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e l'assessore alla Pianificazione territoriale e Urbanistica, Biodiversità e tartuficoltura, Marco Gallo - . La pianificazione territoriale e quella forestale devono lavorare insieme, perché la qualità del paesaggio e la gestione sostenibile dei nostri boschi e degli alberi in ambiente rurale sono le basi della produzione tartufigena. Con Tuber Next Gen mettiamo a sistema conoscenze, strumenti e strategie, coinvolgendo Comuni, tecnici e operatori per rendere la tutela del paesaggio e la valorizzazione delle nostre risorse una responsabilità condivisa. Investire nella pianificazione significa costruire oggi per le prossime generazioni un territorio più resiliente, capace di coniugare identità, sviluppo e sostenibilità". Ogni scelta di pianificazione – dall’espansione urbana alla gestione agricola e forestale – può incidere infatti in modo diretto e misurabile sul futuro del tartufo piemontese. La sfida per Amministratori, agronomi e pianificatori è usare questi strumenti per garantire continuità e tutela a una risorsa che rappresenta identità, economia e cultura del Piemonte.  

c.s.

Notizie interessanti:

Vedi altro