BUSCA - Vent’anni fa i primi lavori di restauro del Roccolo. Quale futuro lo attende?

Il parco è il più vasto della provincia dopo Racconigi, e il più spettacolare grazie ai giochi d’acqua. Il castello, luogo di villeggiatura dei marchesi d’Azeglio, fu frequentato nell’Ottocento dai grandi d’Europa

Dino Boscolo 22/05/2022 19:38

Pubblicato in origine sul numero del 28 aprile del settimanale Cuneodice: ogni giovedì in edicola
 
Dopo aver sottoscritto un atto di comodato con i proprietari nel 2001, l’associazione culturale Marcovaldo diede inizio già nel 2002 ai lavori di restauro di uno dei più straordinari beni culturali del Piemonte: il complesso del castello e parco del Roccolo, sulla collina alle spalle di Busca. Nell’ottobre 2003 le serre monumentali e le terrazze antistanti il castello vennero aperte al pubblico e da quel momento fino al 2011 è stato un susseguirsi di interventi: il ripristino delle cascate e dei percorsi nel parco, il restauro dei muraglioni, il restauro dell’ala Est.
 
La residenza fu luogo di villeggiatura dei marchesi Roberto Tapparelli d’Azeglio e Costanza Alfieri di Sostegno, che dal 1831 al 1862 vi trascorsero i mesi estivi e quelli autunnali. Un armonioso insieme di decorazioni floreali, archi moreschi, merli ghibellini, rosoni, bifore e trifore caratterizza l’esterno della costruzione, mentre nelle sale sono presenti affreschi con vedute paesaggistiche e soffitti dominati da trompe l’oeil o da decorazioni in stucco bianco.
 
Le vicende personali e familiari del marchese Roberto Tapparelli d’Azeglio sono strettamente collegate al periodo storico del Risorgimento, fin dagli albori del movimento che portò all’Unità d’Italia. Emanuele Tapparelli d’Azeglio, figlio di Roberto e Costanza, inviato nel 1848 a Londra in qualità di Consigliere di Ambasciata, grazie alla sua carica e al suo nome, si trovò a contatto con le famiglie più altolocate godendo il favore di prestigiose amicizie, fra le quali quelle della regina Vittoria, del primo ministro inglese Lord Palmerston, invitato successivamente al Roccolo con la sua famiglia nelle estati 1861 e 1862, e del suo successore Lord Gladstone.
 
Gli illustri ospiti inglesi apprezzavano molto il parco del castello, che costituisce un notevole caso di giardino storico in Piemonte e fu realizzato sotto la supervisione diretta di Roberto d’Azeglio e della moglie Costanza. Presso l’Archivio dell’Opera Pia Tapparelli a Saluzzo è conservata una lettera di Roberto d’Azeglio al figlio Emanuele, datata 30 novembre 1831, che cita la figura e l’intervento di Xavier Kurten, lo stesso noto architetto paesaggista che reinventò i tracciati e le superfici del parco del Castello Reale di Racconigi.
 
Dal 2016 il complesso monumentale è gestito dall’associazione “Castello del Roccolo” che, grazie al coraggio e alla determinazione di Zelda Beltramo e di Elena Mandrile, ha raccolto il testimone del Marcovaldo e in questi anni ha garantito l’apertura al pubblico del castello e del parco. Il futuro, però, richiede di affrontare e risolvere una serie di problemi non più rinviabili. L’ala Est, per esempio, dopo il grande sforzo economico per il suo restauro, oggi non è visitabile perché non si trovano alcune migliaia di euro per la certificazione di sicurezza degli impianti. La parte centrale del castello necessita di interventi di restauro, le cascate richiedono manutenzione, come un po’ tutto il parco.
 
“Mettiamo tutto il nostro impegno per la valorizzazione del castello - dice Elena Mandrile per l’associazione - ma i miracoli non riusciamo a farli. Da ormai sette anni effettuiamo la manutenzione del parco e garantiamo l’apertura al pubblico con visite e iniziative durante l’estate, ma è sempre più impellente la necessità di mettere mano a operazioni di manutenzione straordinaria del parco e di restauro del castello. Il parco inoltre riserva angoli di grande suggestione mai aperti al pubblico che richiedono di essere riportati all’antico splendore. Non dimentichiamo che tra soli nove anni, nel 2031, il maniero neogotico celebrerà i 200 anni dall’inizio della sua realizzazione, da questo e dagli sguardi pieni di ammirazione dei numerosi visitatori italiani e stranieri troviamo la forza di proseguire il nostro operato, certi che si tratti di un bene di primo piano per il turismo regionale, capace, una volta completamente restaurato, di forti ricadute economiche sulle attività ricettive e commerciali del territorio”.
 
Il Comune di Busca ha più volte manifestato il suo interesse per il castello, ma un ente locale non può direttamente assumersi l’onere della gestione di un bene così complesso, ancora privato. È necessario, verosimilmente, pensare ad un organismo autonomo, cui affidare un progetto complessivo di tutela, recupero, valorizzazione e promozione turistica del Roccolo. Un organismo che riunisca associazione Castello del Roccolo, proprietà, Comune, altri enti e competenze, in cui sia coinvolta la comunità locale.

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