VERDUNO - "All'ospedale di Verduno abbiamo trovato competenza, ma anche tanta umanità"

La lettera di ringraziamento dei figli di Walter Trucco, fossanese scomparso a fine marzo dopo tre mesi di coma in seguito a un incidente sul lavoro

Redazione 12/04/2021 15:12

Mercoledì 30 marzo all’ospedale di Verduno si è spento Walter Trucco, agricoltore di 62 anni, in coma dal 31 dicembre in seguito a un incidente sul lavoro. L'uomo stava lavorando sul silos utilizzato per l’alimentazione degli animali quando scivolò dal muretto che circonda  la struttura - alto meno di due metri - riportando un
trauma cranico facciale. Padre di quattro figli, gestiva insieme al fratello Bruno e al figlio Cristiano una delle più grandi moderne e attrezzate aziende zootecniche da latte del fossanese. Una folla immensa ha partecipato al funerale tenuto il sabato santo all’aperto, sul sagrato della chiesa di San Lorenzo, per consentire ai tanti convenuti di partecipare mantenendo il necessario distanziamento. Riceviamo e pubblichiamo la lettera dei figli, che ringraziano i sanitari dell'ospedale di Verduno che hanno assistito Trucco nei suoi ultimi mesi.
 
Il 31 dicembre, quando abbiamo visto partire l’ambulanza con sopra il nostro papà, sicuramente non ci saremmo aspettati questo finale. Ci avevano avvertiti sin da subito che la situazione fosse grave, ma non avremmo pensato così tanto. Da quel momento è iniziato il calvario: la corsa dell’ambulanza verso l’ospedale di Cuneo, l’operazione di urgenza nella notte, il ricovero presso il reperto di Rianimazione e l’attesa e la speranza del miracolo, che non è mai arrivato. Dopo pochi giorni è arrivato il verdetto dei Neurochirurghi: “Vostro padre non ha avuto nessun segno di ripresa, per noi non ci sono più indicazioni chirurgiche da seguire, quindi dovremo trasferirlo”. Ospedali disponibili? Solo l’ospedale “Michele e Pietro Ferrero” di Verduno. All’inizio abbiamo preso male la notizia, perché nessuno di noi conosceva o era mai stato ricoverato presso quell’ospedale, ma non avevamo scelta e quindi il 6 gennaio papà viene trasferito. L’indomani nostra madre riceve la prima telefonata: “Suo marito è arrivato, il viaggio è andato bene, quando potete venire per conoscerci?”. “Noi siamo in cinque. Abbiamo quattro figli”. “Okay, venite pure tutti”. E noi siamo partiti subito.
 
Così arriviamo davanti a questa immensa e strabiliante struttura, più simile ad un aeroporto che a un ospedale, con tanto di scale mobili e corridoi sopraelevati, il tutto contornato dal panorama mozzafiato delle Langhe. Ma questa è stata solo la cornice del nostro percorso durato tre mesi in questo ospedale. Papà è entrato nel reparto di Rianimazione, per poi passare in quello di Medicina di Urgenza e terminare in Medicina Interna. Ovunque abbiamo trovato dei professionisti con la “P” maiuscola: medici, infermieri ed Oss che si sono occupati minuziosamente del nostro papà, che ci tenevano costantemente informati telefonicamente giorno per giorno, e che ci hanno permesso di andare a trovarlo con tutte le precauzioni necessarie, considerata la sua gravità e fragilità. Abbiamo trovato un’ottima qualità di assistenza, ma non solo, anche tanta UMANITÀ, in un periodo storico che, più che mai, mette a dura prova i professionisti della salute. L’ultima sosta di papà è stata nelle camere mortuarie dell’ospedale, dove anche lì, abbiamo trovato ambienti caldi e accoglienti e personale empatico e rispettoso. Un grazie sentito va quindi a tutti coloro che hanno incrociato il nostro percorso in questi tre mesi di sofferenza, speranza e dolore. Non è stato un cammino facile, ma il sostegno morale ed umano che abbiamo ricevuto ha alleggerito questi mesi difficili.
 
Cristiano, Elisa, Francesca e Cristina Trucco

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