Abbiamo incontrato e fatto alcune domande ad Annalisa Faella, in arte Anelie, giovane artista originaria di Mondovì che si sta ritagliando il proprio spazio a forza di ascolti sulle piattaforme di ascolto digitali e concerti live in club prestigiosi di Torino e Milano. Attualmente lavoratrice nel campo dell’estetica, Anelie è autodidatta ed è “nata” come artista durante il periodo del Covid, quando alcune canzoni postate su Instagram le hanno permesso di incidere il suo primo singolo. Un percorso, quest’ultimo, sempre più diffuso tra gli artisti della Gen Z e che ha permesso all’artista monregalese classe 1999 di essere ormai una realtà consolidata su Spotify (grazie a hit come Tu mi fai maaale, Borderline e Strappami l’anima) e di guardare al futuro con ottimismo e ambizione, mantenendo al contempo un legame con il territorio dato che il suo produttore (Kr1) e il suo studio di registrazione hanno sede a Savigliano.
- Come e quando è nata la tua passione per la musica?
Da piccolina. Siccome mio padre vive lontano, tra Roma e Napoli, capitava spesso di dover affrontare lunghissimi viaggi in macchina, che venivano riempiti con la musica. Oltre alla radio mi ricordo i CD e le chiavette con le canzoni dei Backstreet Boys, di Pino Daniele e di De André. Invece mi sono messa a fare musica a partire dai 14 anni, quando ho preso lezioni di canto per due anni. Però all’inizio mi vergognavo molto e quindi praticamente nessuno sapeva di questa mia passione. Poi nel periodo del Covid ho deciso che avrei cercato di seguire questa strada professionalmente, inizialmente su Instagram e poi con il mio primo produttore, che mi ha “pescato” lì.
- Qual è stato finora il tuo percorso musicale?
Il mio primissimo singolo è uscito nel 2021. Poi mi sono fermata per un po’ perché mi sono trasferita a Milano ed ero lontana dallo studio di Savigliano dove avevo tutti i contatti. Dopo circa due anni ho cambiato un paio di produttori e ho raggiunto il mio team attuale (con a capo Kr1) che mi ha convinto che questa potesse essere davvero la mia strada. In tutti questi periodi ho sempre inciso qualcosa ma devo dire che mi sento pienamente rappresentata in particolare dalle ultime canzoni. Vorrei proseguire su questa linea.
- Quali sono le tue principali influenze musicali, sia a livello di passione che di ispirazione professionale?
Ascolto veramente di tutto, dalle hit iper-commerciali ai cantautori e musica molto impegnata. Tra le artiste che ascolto davvero ogni giorno devo citare Sally Cruz, che ultimamente mi sta accompagnando tantissimo. Poi amo molto artiste come Charli XCX, che danno una propria impronta netta in tutto quello che fanno. In Italia, se devo scegliere qualcuno, mi piace tanto, soprattutto a livello di scrittura, Madame. Sarebbe un sogno lavorare con lei. Anche Angelina Mango mi arriva tantissimo, pur essendo non essendo così vicina al mio timbro.
- Sei anche autrice dei testi di quasi tutte le tue canzoni: qual è il tuo modo di lavorare in proposito, da cosa parti?
All’inizio faticavo molto a scrivere, ero molto più ingenua e tendenzialmente non ci riuscivo. Poi però mi sono messa sotto e oggi mi piace molto dare una mia impronta anche in chiave testuale. Il primo passo è sempre la musica, a cui lavoro insieme al produttore. Poi aggiungo la parte melodica e cerco di arrivare in studio con le idee chiare su quello che voglio esprimere con le parole, ad esempio un’immagine in testa o un tema forte di cui parlare. Di solito in una giornata o poco più riusciamo a portare a casa il pezzo.
- Dal punto di vista tematico, oltre al sempreverde tema dell’amore, nelle tue canzoni tocchi anche corde più inconsuete, come su tutte quella dell’infanzia, raccontata con parole anche piuttosto forti.
Sì, diciamo che ho avuto un’infanzia particolare. Credo di aver avuto delle mancanze e delle esperienze che mi hanno portato delle conseguenze, a volte anche approcciandomi alle persone in maniera sbagliata e che mi ha portato a circondarmi in passato di persone non positive. Poi ci ho lavorato e ci lavoro tutt’ora, però diciamo che nelle mie canzoni non mi è mai venuto naturale parlare di cose felici e idilliache. Prendo ispirazione di quello che mi è successo e cerco di far nascere da esso qualcosa di positivo. Anche il tema dell’amore ad esempio, mi accorgo di trattarlo in maniera particolare: quasi sempre prevale la paura che qualcosa di bello finisca o comunque una certa “tossicità”. Scrivo le canzoni soprattutto in questi termini perché comunque fa tutto parte di quello che sono e credo che un’artista debba prima di tutto raccontarsi per quello che è.
- Spazi tra generi molto diversi: da canzoni molto pop, con un grande ricorso all’elettronica, a pezzi più lenti e riflessivi. Come spieghi questa doppia anima?
Sì mi piace spaziare molto, anche per mettermi in gioco e sperimentare nuove strade. Molto dipende anche dalla produzione che si ha alle spalle, ad esempio la via più elettronica che ho assunto nell’ultimo anno è molto frutto di Kr1 e mi sta piacendo tantissimo.
- Usi molto anche il famigerato autotune. Dicci qualcosa a riguardo di questo effetto…
Allora, facciamo chiarezza: l’autotune non lo usano solo quelli che non sanno cantare. Ormai quasi tutti gli artisti, anche le star internazionali, lo usano in fase di registrazione, perché potenzia e migliora l’effetto della voce. Ciò non significa che non sappiano cantare. Questo falso mito è nato soprattutto per l’uso che ne fanno alcuni rapper e trapper, che obiettivamente compensano delle carenze tecniche con un uso esasperato e evidentissimo di questo effetto. Poi può essere più o meno leggero a seconda della canzone e del genere, ma io non mi faccio problemi a usarlo, ovviamente con criterio. Ad esempio una canzone come Borderline, che è andata bene, non potrebbe proprio esistere e non avrebbe senso senza autotune. Poi una cosa che non si dice mai è che l’autotune è difficile da usare, perché amplifica tutto, anche le minime sporcature della voce.
- Quali sono i tuoi progetti futuri?
Diciamo che a stretto giro vorrei trovare un’etichetta con cui imbastire discorsi più seri. Uno dei miei sogni, ad esempio, sarebbe provare a partecipare a Sanremo Giovani per puntare al Festival. Per il resto usciranno nuove cose a breve e proseguirò anche con questi live tra Torino e Milano, che mi stanno davvero piacendo tantissimo. Vedremo, quello che è certo è che non mi fermo più, anche perché ora ho proprio un bel gruppo che mi segue.