Una grotta. Il buio assoluto. Ventiquattro ore senza luce, senza distrazioni, senza scampo. Loris Berretta, attore e performer, ha ideato e vissuto la nuova performance di Teatro Selvatico, associazione con sede a Torre Mondovì, accompagnato dal collega Isacco Caraccio Anghilante, custode e testimone. Non è uno spettacolo: è un viaggio, un atto di coraggio. “Volevo vedere cosa resta quando togli tutto” racconta Loris, con lo sguardo ancora segnato dall’oscurità. “Quando rimani solo con te stesso, senza possibilità di fuga. La grotta è il luogo perfetto: ti accoglie, ti protegge, ma ti mette anche davanti a ciò che sei, senza filtri”. Isacco, che ha portato cibo e ascolto durante le 24 ore, aggiunge: “Questa azione è una domanda aperta. Che cosa succede se scegliamo di stare, invece di scappare? Se accettiamo il buio, la paura, la fragilità, invece di combatterle o nasconderle?”. A partire da qui, la performance si trasforma in un’indagine profonda sulla condizione umana. Gli oggetti minimi presenti nella grotta – una branda militare, un secchio, un tavolino e il cibo fornito dall’esterno – sottolineano la dimensione essenziale e vulnerabile dell’esperienza. Per ventiquattro ore, la privazione sensoriale e la solitudine hanno permesso a Berretta di esplorare i limiti della percezione e della presenza, in uno spazio che costringe a confrontarsi con sé stessi senza distrazioni. Questa azione si staglia con forza contro la tendenza contemporanea a ridurre ogni esperienza a pochi secondi di finzione e superficialità, pensata per essere consumata rapidamente sui social. In un mondo dove tutto si ridicolizza e si semplifica per stare dentro una storia da trenta secondi, Teatro Selvatico continua a scegliere la profondità, la lentezza, il rischio dell’autenticità. Le esperienze vissute, come questa immersione totale nel buio, non sono solo gesti estremi: diventano materiale vivo per i workshop e i percorsi formativi che Teatro Selvatico propone. Qui, la pratica teatrale si intreccia con la ricerca personale, offrendo ai partecipanti la possibilità di confrontarsi con la propria fragilità e di riscoprire il valore dell’ascolto e della trasformazione. Con questa esperienza, Teatro Selvatico conferma la propria vocazione a proporre azioni artistiche che interrogano il senso dell’esistenza e invitano a fermarsi, riflettere e riscoprire il contatto profondo con la propria umanità. In un tempo che premia la velocità e la superficie, la scelta è quella di andare controcorrente e restituire spazio alle esperienze che lasciano davvero il segno.