OSTANA - Il “green” rock dei Marlene Kuntz

Cristiano Godano e la sua band al cospetto del Monviso: “Suonare lì vuol dire essere consapevoli di star facendo una cosa particolare in un contesto magnifico”

Francesca Barbero 09/07/2022 17:35

Pubblicato in origine sul numero del 16 giugno del settimanale Cuneodice - ogni giovedì in edicola:
 
“Noi cerchiamo la bellezza ovunque” cantano i Marlene Kuntz. E senza dubbio ci sono luoghi dove la bellezza, e la dimensione poetica, è più facile trovarla. I prati di San Nicolao di Ostana, dove l’11 giugno si è tenuto il primo concerto del tour “KARMA CLIMA - La Fuga”, ne sono un esempio.
 
Una camminata di circa mezz’ora, dal Rifugio La Galaberna, per raggiungerli e ascendere a una dimensione naturale unica. Chi è arrivato a piedi e chi, invece, in bici, cogliendo l’invito dei Marlene, che hanno compiuto così il viaggio verso Ostana, di circa 80 km, partendo dalla Mole di Torino. Un palco a 1400 m di altezza cinto, da un lato, come una quinta teatrale, da una parete di roccia su cui svetta la cappella di San Nicolao, e con una vista mozzafiato sul Monviso, dalla parte opposta. Montagna che, solo fisicamente distante, ha abbracciato un live in cui l’atmosfera di collettiva sacralità tipica di certi concerti si è fusa con un sentimento d’amore per la natura originando una dimensione dove musica, elemento naturale e esseri umani si sono esaltati e completati, diventando un’unica anima.
 
Un concerto che, per l’orario, le 12,30, non è stato così facile. “È stato impegnativo a livello fisico perché eravamo sotto il sole. All’interno della band ci sono ruoli e ruoli. Cristiano deve cantare tutto il tempo, io faccio anche i cori e ogni volta che ne finivo uno mi girava la testa, Sergio suona la batteria...suonare per un’ora e mezza su un palco sotto il sole non è facile. Non è stato facile concentrarmi e ispirarmi in una condizione di luce e caldo come questa e ho cercato di lasciarmi trasportare da un altro tipo di atmosfera, un’esperienza nuova anche per noi. Qui abbiamo vissuto qualcosa di unico perché sei a contatto con il tuo pubblico in una maniera diversa rispetto ai soliti festival, dove la prima persona la vedi a 50 m. C’era una dimensione raccolta, come se fosse un concerto tra amici, dove si abbattono le barriere e incontri le persone” commenta Davide Arneodo. “Il Monviso era alle spalle e non lo vedevamo ma sapevamo che chi era davanti a noi lo vedeva, e ne è rimasto ammaliato e non poteva che essere così perché quella visione del Monviso, con un gruppo che sei venuto a vedere perché ti piace, diventa ancora più significativa, più potente e suggestiva. Suonare lì vuol dire essere consapevoli di star facendo una cosa particolare in un contesto magnifico”, questa la risposta di Cristiano Godano sul significato di suonare su un palco al cospetto del Monviso.
 
Un live importante per i Marlene perché l’esperienza Karma Clima è partita proprio da Ostana (Piozzo e Paraloup le altre tappe) come racconta Luca Lagash: “Aver suonato i primi 2 brani del nuovo disco è importante perché sono nati qui, dove è iniziato il processo Karma Clima, ed è venuta davvero fuori la loro anima. Suonarli in questa valle è stato emozionante e bellissimo e ci è piaciuto vedere la situazione che si è creata. Tutte le collaborazioni successive sono state fondamentali ma qui, a Ostana, c’è un imprinting, una sorta di traccia e orma primaria importantissima che esiste, si sente, ed è parte di questo disco. Tutti i semi che abbiamo seminato qui hanno preso forma e stanno dando dei frutti, tra cui l’album che ha una grande identità con questo luogo”. Karma Clima porta con sé un messaggio sul cambiamento climatico per cui “la musica, e l’arte in generale, non propongono soluzioni ma invitano a pensare. La soluzione chiaramente non è un concerto ma essere in un luogo del genere, che richiede uno sforzo in più per raggiungerlo e conquistarlo, ti regala sensazioni preziose e uniche che invitano a riflettere sull’importanza di cercare di preservare tutta questa bellezza” dice Riccardo Tesio.

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