CRISSOLO - Il misgurno è arrivato nelle acque del Parco del Monviso: "Un piccolo flagello per la fauna autoctona"

Originario dell'Asia orientale, è stato segnalato in Italia per la prima volta negli anni '90. Il professore Stefano Fenoglio, che collabora con il Parco: "Questi rinvenimenti destano preoccupazione"

07/02/2024 09:31

"È arrivato anche da noi: dopo essere stato segnalato in diverse parti d’Italia negli ultimi anni, ecco che anche nelle acque del Parco del Monviso è comparso il misgurno. Il suo nome completo è cobite di stagno orientale, mentre quello scientifico è Misgurnus anguillicaudatus, ma al di là di tutte le sue denominazioni, è sempre un bel problema”. Lo ha scritto in un articolo pubblicato per conto del Parco del Monviso Stefano Fenoglio, professore ordinario presso l’Università di Torino e cofondatore del Centro per lo Studio dei Fiumi Alpini - ALPSTREAM del Parco stesso.
 
Il misgurno è un piccolo pesce dalla forma allungata e vagamente anguilliforme (come richiama il nome scientifico), che alla maturità raggiunge la dimensione massima di 25 centimetri o poco più, caratterizzato da una pelle nuda, cioè priva di grandi squame e cinque paia di piccoli barbigli.
 
Scrive il professor Fenoglio: “È proprio un bel pesciolino, tanto che spesso è stato utilizzato come pesce d’acquario, ma proprio qui risiede la sua pericolosità. Scappato dagli acquari o da altre forme di allevamento, il misgurno, che è originario dell’Asia orientale, si è adattato alle nostre acque e sta invadendo velocemente fiumi e laghi del continente europeo. Alla fine degli anni ’90 è stato segnalato per la prima volta in Italia e da una manciata di anni lo ritroviamo sempre più di frequente nelle acque del Parco, nei rii di Staffarda come nel Ghiandone, nel Po e nelle confluenze con i suoi principali affluenti. Questi rinvenimenti destano preoccupazione in quanto il misgurno è un piccolo flagello per la fauna autoctona, poiché compete per le risorse alimentari, mangia le uova delle altre specie e può anche trasmettere malattie e infezioni ai pesci autoctoni”.
 
Alcune campagne di contenimento sono state messe in atto dal Parco e dal progetto LIFE Minnow: “Ma ricordiamoci sempre che il miglior modo di non avere problemi con le specie invasive è quello di non introdurle in nuovi ambienti”, spiega il professore.
 
Per maggiori informazioni sulla diffusione di ittiofauna non locale si rimanda al numero speciale “Pesci esotici. L'invasione silenziosa” di Piemonte Parchi / Centro di Referenza per l'Ittiofauna del Piemonte.

c.s.

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