CUNEO - ‘Io Apro’, parla il portavoce dell’iniziativa a Cuneo: ‘‘Rischio di non pagare il mutuo a fine mese’’

Fabrice Tribbioli, il proprietario del Fuera, è l’unico in città ad aderire alla protesta dei locali aperti a oltranza: “Non ho ancora visto neanche un euro di ristoro”

Andrea Cascioli 15/01/2021 11:40

 
Finora c’è un solo locale a Cuneo città che abbia annunciato la sua adesione a ‘Io Apro’, l’iniziativa che da oggi pomeriggio porterà baristi e ristoratori di tutta Italia a tenere alzate le serrande oltre l’orario di chiusura imposto dai dpcm. La protesta, ideata da un esercente di Cagliari, scatterà alle ore 18 ma non sembra aver fatto breccia tra i proprietari di locali pubblici della Granda.
 
A Busca ha fatto discutere il caso di Fabio Bosio del risto-pub Belvedere da Bosio, ospite martedì scorso della trasmissione ‘Fuori dal Coro’ con Mario Giordano. Mentre nel capoluogo, come si diceva, l’unico ad esporsi è stato Fabrice Tribbioli, il titolare del Fuera di lungogesso Giovanni XXIII, di fronte ai giardini Fresia. Il suo, tiene a precisare, non è un atto d’accusa contro le misure di prevenzione anti-Covid ma un grido di dolore dopo mesi di annunci rimasti lettera morta, almeno per quanto riguarda il suo locale: “Io non ho preso neanche un euro di ristoro e non so nemmeno se ne arriveranno: la mia attività è recente, siamo aperti solo da un anno e mezzo. Troppo poco per i fondi previsti dal decreto Rilancio”. Il locale avrebbe avuto diritto invece agli altri contributi a fondo perduto ma, spiega Tribbioli, “non ho aderito perché lavoravo e non mi sembrava giusto nei confronti degli altri. Ma sono stato penalizzato: non avendoli richiesti prima apparentemente sarò tra gli ultimi ora a prendere qualcosa, sempre che qualcosa arrivi”.
 
L’adesione a ‘Io Apro’ è stata decisa nonostante tutte le associazioni di categoria, tranne il sindacato degli ambulanti Goia, si siano dissociate in maniera netta. In compenso è giunta la solidarietà di tanti cittadini che sono passati al Fuera per complimentarsi e infondere coraggio al barista “ribelle”: “Mi aspetto di ricevere una multa questa sera, ma vogliamo far sapere che tenere aperto non è più una protesta: è una necessità. Per questo resterò aperto anche nei prossimi giorni, a costo di affrontare altre sanzioni”.
 
Dai rumors sul nuovo dpcm intanto si annuncia un’ulteriore stretta, che toglierebbe ai bar la possibilità di fare asporto dopo le 18. Fin qui, in ogni caso, è stata una magra consolazione: “L’asporto l’abbiamo fatto più che altro per non penalizzare i clienti e per far sapere che siamo ancora qui, ma i guadagni non sono certo un granché”. In compenso i conti si accumulano: a ottobre ci sono stati anche i lavori di rifacimento del locale perché, spiega il titolare, “io credo ancora in quello che faccio”.
 
Ma il cerchio si sta stringendo: “Tra sei mesi scade il contratto di tirocinio con la ragazza che lavora per me, e che sarò costretto a lasciare a casa. Se adesso non apro a fine mese non riuscirò a pagare il mutuo e tante altre cose. Non ho mai avuto problemi di questo genere in vita mia e non voglio finire protestato a cinquant’anni”.

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