CUNEO - Stadio Fratelli Paschiero, Clerico: "Dargli una seconda vita sarà una sfida per la prossima amministrazione"

In Consiglio comunale si è parlato del presente e del futuro dell'impianto. Cenni anche al vecchio "meta-progetto" di Lamanna e soci, palesemente scopiazzato da un rendering rumeno: "Erano personaggi poco seri"

Un'immagine di repertorio dello Stadio Fratelli Paschiero

Samuele Mattio 01/02/2022 10:57

 
Come sistematicamente accade, anche nel Consiglio comunale di ieri, lunedì 31 gennaio, uno degli ordini del giorno riguardava il presente e il futuro dello stadio Fratelli Paschiero (chi erano? Ne abbiamo scritto qui). Grazie a un’interpellanza dell’ex candidato sindaco Nello Fierro (Cuneo per i Beni Comuni), l’assessora allo Sport Cristina Clerico ha avuto l’opportunità di chiarire alcuni aspetti riguardanti la manutenzione dello stadio, ritenuto dall’esponente di minoranza “non adeguata”. Nelle scorse settimane i “Fedelissimi”, il gruppo di tifoseria organizzata del Cuneo Calcio, si erano esposti con un comunicato stampa al vetriolo, denunciando “l’immobilismo e il disinteresse del Comune”.
 
“Non né una struttura dimenticata, anche se ha un ampio margine di miglioramento - ha esordito la Clerico, rispondendo alle domande della minoranza di sinistra sulle spese fin qui sostenute -. Il Fratelli Paschiero costa 10 mila all’anno per servizi e utenze, inoltre negli ultimi due anni sono stati spesi circa 15 mila euro per gli interventi di ripristino e manutenzione ordinaria e straordinaria eseguiti sul manto erboso. La cotica era ammalorata per una gestione precedente che lasciava a desiderare. Altri 70 mila euro erano stati spesi per la messa in sicurezza dopo il fallimento della società Cuneo 1905”.
 
L’assessora allo Sport ha poi proseguito guardando al futuro: “A oggi l’unica squadra che gioca in casa è l’AC Cuneo Calcio 1905 Olmo, che milita in Eccellenza - ha spiegato -. Non gestisce la struttura. Ne paga l’utilizzo, ma è iper favorito dall’amministrazione, l’affitto è stato ridotto a 60 euro a partita. In futuro andrà fatta una riflessione, in quanto c’è un ampio di miglioramento: sarà una sfida per la prossima amministrazione dare una ‘seconda vita’ al Paschiero”.
 
L’esponente della Giunta con le deleghe allo sport ha poi ricordato che: “Il mondo del calcio cuneese non è solo lo stadio Paschiero. Abbiamo una marea di impianti in centro e nelle frazioni che servono a gestire l’attività giovanile”.
 
La Clerico ha anche richiamato alla memoria gli strascichi lasciati dalla proprietà del procuratore genovese Roberto Lamanna, che ha portato al fallimento la società Cuneo 1905: “ Nella seconda parte del secondo mandato Borgna c’è stato un evento non trascurabile e in alcun modo dipendente dall’amministrazione pubblica - ha detto -. Chiunque si occupi di sport sa che i fallimenti delle società in Lega Pro non sono poco frequenti. Accade che parti della vita calcistica della nostra nazione siano avvolte nella nebbia”.
 
"Lo stadio è strettamente collegato alla serie in cui milita il Cuneo Calcio - ha proseguito Clerico, ricordando i progetti per spostare l’impianto fuori città -. Quando la squadra discuteva la Lega Pro si ponevano una serie di problematiche non trascurabili di sicurezza e di praticabilità dell’area durante le partite domestiche”. 
 
Il piano regolatore tutt’ora in vigore prevede uno spostamento nella zona del Palazzetto dello Sport, ma al momento non c’è l’intenzione di realizzare un nuovo stadio: “In questo mandato non era previsto di eseguire un intervento per mano esclusivamente pubblico. Gli stadi moderni richiedono un intervento pubblico-privato, sono strutture onerose che necessitano di una gestione attiva”.
 
Poi un riferimento alla sciagurata commissione consiliare di mercoledì 9 gennaio 2019, quando Marco Santarelli, direttore scientifico dell'ombrosa Res On Network, affiancato dagli ingegneri Gianluca De Falco e Alessandro Romagnoli, incaricato dalla vecchia proprietà, presentò un "progetto”  per il nuovo stadio. “Dopo la commissione era stato faticoso da essere razionale riuscire ad ascoltare meta-proposte che parevano giungere da un’altra galassia - ha commentato la Clerico -. Arrivavano da una società in difficoltà che si era rivolta a personaggi poco seri”.
 
Le slide presentate nell’occasione erano degne di un film di Fantozzi: un impianto dotato di turbine idroelettriche che, prelevando acqua dal fiume Stura si sarebbe autoalimentata e autosostenuta dal punto di vista energetico ed economico. Un impianto dal costo di circa 8 milioni di euro, con 5-6 mila posti, che avrebbe occupato una superficie da 4 a 6 ettari, completo di auditorium, museo e locali da destinare a sport diversi dal calcio, dotato inoltre di un sistema di riconoscimento della retina agli ingressi.
 
Peccato che fosse tutto (o quasi) scopiazzato. Un esempio? Il pezzo sui controlli retinici, illustrato durante la commissione, era uguale a uno studio che si trova sul sito dell'università di Salerno (la fonte non era segnalata). Molte 'stranezze' anche nei paragrafi riguardanti l'illuminazione. In questo caso si trattava di un vero e proprio copia-incolla da una delibera del Coni riguardante l'impiantistica sportiva datata 2008, anche in questo caso non c’erano citazioni di sorta. 
 
L'aspetto più curioso riguardava però il rendering dello stadio, la cui immagine fu ripresa da molti giornali locali e nazionali. L'immagine tridimensionale ricordava un po’ troppo un progetto presentato nel 2013 dalla 'Proiect Bucuresti', studio di architettura rumeno, per lo stadio del Craiova ‘Ion Oblemenco’. Una delle proposte, poi scartata, aveva ipotizzato per la squadra romena uno stadio da 40 mila posti, adatto a ospitare partite di Champions League. 
 
Il progetto assomigliava in maniera piuttosto sospetta a quello presentato dalla Res On Network al Comune di Cuneo. Il rendering dell'Oblemenco era stato palesemente specchiato e photoshoppato, nemmeno con grande cura. Già di primo acchito si notava il medesimo riflesso della luce e un'altra serie di analogie. 
 
Il tutto senza contare che l’impianto proposto andava addirittura contro i principi della termodinamica. Allora ne parlava solo Cuneodice, mentre durante la commissione - per la verità tra lo scetticismo di molti colleghi - un consigliere comunale di maggioranza affermava: “Ci propongono un progetto che per il Comune sarebbe a costo zero, dal punto di vista politico non mi posso opporre, a valutare saranno i tecnici”. Il tempo è galantuomo.
 
 

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