CUNEO - Videosorveglianza di corso Giolitti, tutti i dubbi sull’appalto del Comune

La risposta degli uffici all’interpellanza di Lauria lascia aperti molti interrogativi sull’assegnazione: come sono stati decisi i criteri della gara da 125mila euro?

Andrea Cascioli 04/05/2021 19:35

 
Corso Giolitti continua a occupare un posto di riguardo nelle preoccupazioni degli amministratori cuneesi. Innanzitutto, certo, c’è la questione del degrado e della microcriminalità (talvolta non così “micro”) che crea ansie tra i residenti: è notizia di sabato scorso la vandalizzazione della cabina telefonica all’incrocio con via XX Settembre, ma solo nell’ultimo mese e mezzo si sono registrati anche l’aggressione contro il titolare del bar Bobo e l’arresto in flagranza di uno spacciatore.
 
Dove non sempre arriva l’occhio umano potrebbe giungere però quello elettronico delle telecamere: soluzione più rapida e praticabile rispetto ad altre, per la quale infatti il Comune si è adoperato con una determina dirigenziale del 31 dicembre e una successiva procedura negoziata. L’appalto per la realizzazione dell’impianto vale 125mila euro e riunisce una parte di finanziamenti del piano Periferie ai 23500 euro garantiti dal bando Scuole sicure per la videosorveglianza sul perimetro dei licei. Sulle modalità di assegnazione dei lavori, però, la polemica imperversa.
 
A sollevare la questione nell’ultimo Consiglio comunale è stato Beppe Lauria: il “veterano” dell’assemblea civica punta il dito contro la scelta della commissione di aggiudicare i lavori alla società IN.RE.TE srl di Michele Chialva, con sede a Tarantasca. Chialva è un socio dell’assessore all’Innovazione Domenico Giraudo nella startup Ping-S e in passato è stato insieme a lui tra gli amministratori della cooperativa sociale Ping. Alla “questione di opportunità” se ne aggiunge una più complessa che riguarda i requisiti tecnici dell’azienda: IN.RE.TE, costituita nel 2020 come ditta unipersonale, non ha ancora presentato un bilancio né risulta aver partecipato a bandi di questo genere. Soprattutto non sarebbe in possesso dell’abilitazione richiesta dal decreto legge 37 del 22 gennaio 2008, ovvero la norma che regola l’attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici.
 
Su questo punto, dopo il dibattito consiliare gli uffici del Comune hanno fornito un chiarimento: nella risposta a firma del dirigente del settore Appalti Giorgio Rinaldi si legge che “il bando prevedeva, quale unico requisito di ammissione, l’iscrizione al registro delle Imprese” e che il committente “non ha ritenuto di richiedere ulteriori requisiti di natura economica e finanziaria o tecnico-professionale”. La normativa del decreto 37/2008 è giudicata non attinente al caso di specie perché si applica “agli impianti posti al servizio degli edifici indipendentemente dalla destinazione d’uso, collocati all’interno degli stessi o delle relative pertinenze”. I portici di corso Giolitti, conclude il funzionario, non sono “al servizio degli edifici”. E tuttavia le telecamere verranno installate proprio sui condomini privati e in funzione delle esigenze di sicurezza manifestate - in primo luogo - dai residenti: un dettaglio trascurabile? Forse no, anche tenuto conto che il ministero dello Sviluppo Economico ha fornito nel tempo pareri piuttosto stringenti sull’ambito di applicazione del decreto, chiarendo che vi rientrano senza dubbio anche le installazioni di sensori o telecamere connesse a rete informatica, salvo che non siano “completamente isolate da qualsiasi collegamento funzionale con edifici”.
 
Sul tema delle competenze la replica del Comune ricorda che quello da installare è “un impianto di ultimissima generazione” e che comunque “la progettazione dell’impianto di videosorveglianza oggetto di appalto è stata realizzata internamente al Comune di Cuneo”. L’appaltatore, insomma, sarebbe poco più di un mero esecutore. Anche su questo gli interrogativi non sono pochi: come si regolerà la ditta, chiede Lauria nella seconda interpellanza a tema, qualora fosse richiesto dagli amministratori di condominio di rilasciare una dichiarazione di conformità per l’installazione di un impianto elettronico?
 
Altra grossa questione, a monte, attiene alla scelta della procedura negoziata per l’affidamento dei lavori. Si tratta di una procedura nella quale l’appaltante, anziché indire una gara aperta, consulta un numero limitato di operatori economici selezionati che abbiano caratteristiche e qualifiche adatte e solo con questi “negozia” le condizioni di assegnazione. Sia il garante della concorrenza che l’Unione Europea hanno richiamato gli enti pubblici a limitare questa opzione - come pure l’affidamento diretto - alle situazioni in cui ricorrano precise condizioni. Il codice degli appalti, all’articolo 63, elenca tutti i presupposti: tra questi l’eventualità che un precedente bando di gara sia andato deserto, l’assenza di concorrenza “per motivi tecnici”, la presenza di “eventi imprevedibili dall’amministrazione aggiudicatrice” come le emergenze di protezione civile, o ancora l’aver indetto un concorso di progettazione o l’aver già fornito lavori o servizi analoghi alla stessa amministrazione. Circostanze che non si prestano, a meno di non voler fare un discreto sforzo di immaginazione, a descrivere l’appalto in questione.
 
Ancor più se si considera che la norma prescrive comunque di selezionare gli operatori economici da consultare “sulla base di informazioni riguardanti le caratteristiche di qualificazione economica e finanziaria e tecniche e professionali desunte dal mercato”. In questo caso, a fronte dell’invito rivolto a sei imprese del territorio tra cui la recentissima IN.RE.TE., altre storiche realtà dell’impiantistica sarebbero state lasciate fuori dalla consultazione avviata dagli uffici comunali. Dopo l’aggiudicazione sancita il 2 aprile, precisa ancora Rinaldi, “sono attualmente in corso le verifiche prescritte dalla legge in capo all’operatore economico”: il “caso”, almeno per ora, non è chiuso.

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