CUNEO - Condannato per lesioni alla ex convivente: “Rovinati dal gioco, non ne potevo più di quella vita”

I due avevano vissuto a Centallo e in altre località del Cuneese. L’uomo è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti, per cui il pm aveva chiesto la condanna

a.c. 14/12/2020 16:55

 
A denunciarlo dopo sette anni di convivenza era stata la sua compagna, che dopo una violenta lite e un accesso in Pronto soccorso aveva deciso di mettere la parola fine su quel rapporto.
 
A.V., difeso dall’avvocato Antonio Vetrone, è stato condannato a tre mesi per lesioni personali ma assolto dall’accusa di maltrattamenti aggravati. Per lui il pubblico ministero Gianluigi Datta aveva chiesto un anno e quattro mesi di reclusione. I fatti per cui è finito a processo aveva avuto luogo a Bombonina nel dicembre 2019, dopo un ennesimo alterco tra l’imputato e la convivente. In aula la donna l’aveva ricostruito con queste parole: “Lui aveva detto di volersene andare, io risposi che lo desideravo da anni. Allora mi ha tirata su di peso prendendomi a calci, pugni e sputi davanti a mio padre, che ha cercato di intervenire. Poi è salito su per prendere i fucili di mio padre, a quel punto ho chiamato il 112”.
 
Per le conseguenze delle botte, subito dopo essere passata dai carabinieri per la denuncia la parte offesa riferiva di essere dovuta andare in ospedale perché accusava serie difficoltà a respirare. Secondo la donna, quella sarebbe stata solo una delle varie esplosioni di violenza che aveva dovuto sopportare e delle quali erano stati talvolta testimoni anche suo padre e le due figlie di lei, nate da una precedente unione.
 
Gli attriti sarebbero cominciati già dopo un paio d’anni di convivenza, quando la coppia risiedeva ancora a Centallo. Al centro dei dissidi ci sarebbe stata la passione dell’uomo per il gioco d’azzardo: “Quello era il vero problema tra noi. Ho cominciato perfino a seguirlo nelle sale giochi, non ne potevo più di quella vita”. Inutili, anche per via dei rapporti lavorativi tra i due, i tentativi che lei sosteneva di aver messo in atto per interrompere la relazione, arrivando addirittura a trasferirsi in un’altra regione. Fino alla decisione di chiedere aiuto alle forze dell’ordine e di affidarsi alla giustizia.

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