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    CUNEO - Tuesday 16 December 2025, 11:21

    Consorzio Barolo Barbaresco, Conterno (Cia Cuneo): "Non è il momento di aumentare la produzione"

    L'intervento del presidente provinciale dell'organizzazione agricola: "Serve lungimiranza, blocchiamo le idoneità"
    Claudio Conterno
    Claudio Conterno

    "Confido nel buon senso del Consorzio e mi auguro che non si facciano scelte avventate. Il mondo vitivinicolo deve essere lungimirante. L’andamento economico generale, le incertezze legate ai mercati internazionali, i dazi e il calo dei prezzi delle uve impongono prudenza. In questa fase auspichiamo che le idoneità restino bloccate, per poter valutare con attenzione l’evolversi della situazione. Non è il momento di aumentare la produzione. Se la volontà del Consorzio, che ha potere decisionale, è quella di aprire ai bandi, ci troverà assolutamente contrari. Restiamo fermi tre anni e poi valutiamo". Così Claudio Conterno, storico produttore di Barolo e presidente provinciale di Cia Agricoltori italiani di Cuneo, alla vigilia della riunione sulla programmazione triennale dei bandi di gestione degli impianti per le denominazioni Barolo e Barbaresco, in programma mercoledì 17 dicembre presso la sede del Consorzio di tutela ad Alba.

    Un appuntamento atteso dal territorio, che arriva in una fase particolarmente delicata per il comparto vitivinicolo e che già alla vigilia registra prese di posizione nette da parte di alcuni tra i più autorevoli produttori delle Langhe, preoccupati dall’ipotesi che il Consorzio possa richiedere alla Regione Piemonte nuovi bandi per l’assegnazione dell’idoneità alle superfici vitate ai fini della rivendicazione della denominazione Barolo.

    Sulla stessa linea di Conterno, c’è Piero Bagnasco, che invita a non allentare i criteri produttivi della denominazione: «Spero che l’aria che tira non sia quella di un allargamento delle maglie del Barolo – sottolinea – perché sarebbe in totale contraddizione con la situazione attuale del mercato. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un drastico calo del prezzo delle uve e immettere sul mercato ulteriore prodotto non farebbe che aggravare il problema, abbassando ancora le quotazioni: è molto pericoloso, soprattutto a fronte di costi di produzione che continuano a salire. Semmai, servono progetti commerciali e azioni di marketing mirate, non nuovi aumenti di produzione. Non posso credere che l’intenzione del Consorzio sia questa: forse c’è un’idea diversa che verrà chiarita. In ogni caso chi fa parte di un Consorzio deve favorire gli interessi collettivi».

    Richiama lo sguardo oltreconfine Luca Marenco, che evidenzia come le scelte di altri grandi Paesi produttori vadano in direzione opposta: "Non sarei d’accordo con nuovi aumenti di superfici – afferma –. In Francia stanno continuando a espiantare ettari di vigneto e non credo si tratti di decisioni avventate: semplicemente hanno guardato alle prospettive del mercato. È quello che dovremmo fare anche noi. Il prezzo delle uve Nebbiolo è sceso sensibilmente e questo non è il momento di aumentare la produzione. Bisogna imparare a guardare avanti e a fare i conti in azienda. Tutti auspichiamo un miglioramento delle condizioni di mercato e, se così fosse, nessuno avrebbe preclusioni verso nuove idoneità. Ma tutto deve dipendere dalla reale domanda del mercato".

    Maria Teresa Mascarello lega la questione delle idoneità a una visione complessiva del territorio e della sua tutela: "Viviamo una fase complessa, segnata da guerre, instabilità commerciali e incertezze economiche – osserva –; non è questo il contesto per forzare la mano, senza avere una visione di lungo periodo. Sul fronte del Barolo, negli ultimi vent’anni siamo passati da 6 a 14 milioni di bottiglie: abbiamo già dato. Abbiamo visto gli effetti del Langhe Nebbiolo che diventa Barolo, a discapito dell’immagine di un grande vino e anche dell’ambiente, con disboscamenti e nuovi impianti persino in zone dove i nostri nonni non avrebbero mai piantato. Si sono sacrificate altre varietà senza una reale programmazione, che dovrebbe invece essere la funzione primaria del Consorzio, oggi percepito più attento agli interessi di pochi che a quelli collettivi. Con il pretesto del cambiamento climatico c’è persino chi ipotizza di piantare a Nord. La serietà di un territorio passa dalla tutela, frutto di grandi sacrifici, che non possono essere messi in discussione. Gli errori di chi pianta ovunque li pagano tutti. Non bisogna guardare al vantaggio immediato di pochi, ma alla prospettiva di un intero settore e pensare a cosa si consegnerà alle generazioni future".

    c.s.
    luogo CUNEO
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