Il carcere di Alba aspetta la “vera” riapertura: “Serve un presidio medico h 24”
Oggi sono una cinquantina i detenuti, molti con gravi disturbi psichiatrici. Ma il sindacato Osapp denuncia un organico “assolutamente insufficiente”Il “carcere modello” promesso un anno fa ad Alba non esiste ancora. Ne aveva parlato Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia con delega al trattamento dei detenuti, in una visita al carcere “Giuseppe Montalto” a ridosso delle elezioni dello scorso anno.
La riapertura completa della casa di reclusione si attende dal 2016, quando un’epidemia di legionella portò allo sgombero dell’istituto di pena. Nel frattempo, la perdita del tribunale cittadino l’aveva già “retrocessa” dal rango di casa circondariale. Se tutto va come previsto, i lavori dovrebbero terminare a ottobre e portare la capienza a 180 detenuti circa. Agli amministratori albesi il provveditore regionale delle carceri, Mario Antonio Galati, ha spiegato che l’idea è quella di inserire il penitenziario nel circuito dei detenuti di media sicurezza, con un’attenzione particolare ai progetti di reinserimento lavorativo.
In questo aiutano le strutture già esistenti: dal 2005 l’istituto è dotato di una vigna interna, nella quale, in collaborazione con l’Istituto enologico albese e la Fondazione casa di carità Arti e Mestieri onlus, dodici reclusi producono 3mila bottiglie di vino all’anno. Oltre al vigneto ci sono una serra, un orto e un noccioleto, dal quale è partito il primo corso di corilicoltura.
La realtà attuale, però, vede un quadro ben lontano dall’eccellenza. Non solo per gli episodi di cronaca: solo negli ultimi giorni ci sono stati due diversi episodi di devastazione, uno dei quali terminato con due agenti all’ospedale. La videosorveglianza è fuori uso. Secondo quanto afferma il sindacato autonomo Osapp, “la struttura risulta essere tra gli ambiti penitenziari con più frequenti eventi critici ed aggressioni (circa 10 nell’anno in corso) in danno del personale di Polizia Penitenziaria”.
Si parla di “una battaglia pressoché quotidiana nelle azioni di prevenzione e contrasto nei confronti soggetti assai spesso fuori controllo”. I detenuti attuali sono una cinquantina, distribuiti su due sezioni (piano terra e primo piano) e “prevalentemente con gravi disturbi psichiatrici”. Anche per questo i baschi azzurri chiedono un potenziamento dell’organico, formato al momento da 80 unità a fronte delle 100 previste. Un numero “assolutamente insufficiente”, sottolinea l’Osapp, “rispetto alle necessità che una struttura del genere richiede e la cui capienza reale sarebbe di 170 posti detentivi, a cui vanno aggiunti due moduli esterni con una capacità di 24 posti ciascuno”.
A pesare è anche l’assenza di presidio medico notturno. Il personale, privo “di supporto professionale, di adeguate conoscenze sanitarie e di mezzi idonei”, si ritrova così “a fronteggiare reazioni legate alla salute mentale dei soggetti custoditi a dovere gestire tali emergenze con il minor danno possibile per gli addetti e per i ristretti”. Tra le richieste sindacali, elencate in una missiva alle autorità competenti, c’è perciò anche l’istituzione di un presidio medico attivo 24 ore su 24 e la fornitura di strumenti idonei e formazione specifica per la gestione psichiatrici.

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