"Il modello delle fondazioni bancarie sta reggendo ai valori di trasparenza, merito e partecipazione?"
Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di un lettore sull'ipotesi di allungamenti dei mandati degli amministratori della CRC e sul processo che porta alla nomina degli stessiRiceviamo e pubblichiamo.
Egregio Direttore,
mi chiedo, con una certa inquietudine, se davvero il modello delle fondazioni bancarie, che tanto contano nella nostra provincia, stia reggendo ai valori di trasparenza, merito e partecipazione che dovrebbero caratterizzare la vita collettiva. Ho letto con attenzione gli articoli su diverse testate che segnalano l’ipotesi - avanzata da Acri - di un allungamento dei mandati degli amministratori della Fondazione CRC.
Ma ciò che da cittadino mi preoccupa ancora di più è un possibile nome per la segreteria generale di questa fondazione così importante: Giuliana Cirio, sorella del Presidente della Regione Alberto Cirio. Alcune testate hanno riportato, nero su bianco, che il suo nome è “in plancia di lancio” per prendere la direzione generale della CRC.
Questa prospettiva mi lascia enormi dubbi sulla legittimità del processo: una nomina così delicata e potente - in un’istituzione che gestisce ingenti risorse per il bene comune - non dovrebbe passare attraverso una selezione oggettiva, trasparente e basata sulle competenze?
In un Paese idealmente democratico, non ci si aspetterebbe che chi ricopre un ruolo così centrale sia scelto in autonomia dai cittadini e dal territorio, non come pezzo di un puzzle di potere politico?
Non posso fare a meno di pensare: se davvero il mandato degli amministratori si dovesse estendere (come prevede l’“addendum” all’atto di governance) e nello stesso momento la segretaria generale venisse nominata senza una selezione pubblica e trasparente, non rischiamo di combinare due problemi insieme?
Un rischio di autoreferenzialità e di consolidamento di potere che allontana i cittadini dalla gestione reale della fondazione.
Le fondazioni bancarie - e lo dicono anche gli articoli - non sono solo enti “privati”: pur avendo personalità giuridica privata, le loro nomine sono spesso espressione di politica e designazioni territoriali. Se non vengono garantite partecipazione e controllo, il sospetto di un “colpo di mano” non mi sembra affatto fuori luogo.
Infine, credo sia essenziale che le istituzioni locali - i sindaci, i consigli comunali, il tessuto associativo del territorio - si attivino per chiedere che le scelte di governo della Fondazione CRC siano aperte, discusse e giustificate. Non è un semplice problema di nomi: è questione di fiducia, di credibilità, di democrazia locale.
Sono convinto che la Cuneo che amo non meriti una fondazione governata come un “salotto di potere”, ma una realtà che risponda a tutti noi, cittadini che chiediamo coerenza, meritocrazia e trasparenza.
Bruno Giordano
Cuneo
CUNEO Fondazione Crc

Condividi