A Cuneo lo sciopero generale Cgil: "Se si ferma la Granda, allora la crisi è generalizzata"

Ha toccato anche Cuneo lo sciopero generale indetto per oggi, venerdì 12 dicembre, dalla Cgil. Oltre 300 persone si sono ritrovate stamattina di fronte alla sede cuneese di Confindustria per protestare contro le misure contenute nella manovra di bilancio del Governo Meloni. In via Bersezio è stato allestito anche un simbolico albero di Natale al quale erano appesi i “pacchi” che a detta del sindacato sono stati riservati ai lavoratori dal Governo stesso: “Promesse non mantenute, annunci fatti in campagna elettorale poi smentiti dagli anni di governo, una generale incapacità di leggere il futuro, un futuro che sia fatto di sviluppo e investimenti sui giovani, oltre che sul sistema produttivo”, ha spiegato il segretario provinciale Piertomaso Bergesio.

“È una manovra - dice ancora Bergesio - che non risponde alle esigenze delle persone, una manovra da economia di guerra. Noi chiediamo uno stop deciso al riarmo e investimenti nel welfare sociale: sanità, scuole, previdenza, pensioni, lavoro buono".

La manifestazione si è tenuta come detto sotto la sede degli industriali cuneesi. Una sede scelta non casualmente: “Uno dei temi di questo paese è il lavoro povero e pagato male: ci sono responsabilità della politica, ma anche della classe imprenditoriale, che da anni utilizza un mercato del lavoro precario per trovare manodopera a basso costo, facilmente ricattabile. Questo ci porta alle condizioni che abbiamo oggi: le persone non riescono ad arrivare alla fine del mese, non ci sono risorse per finanziare il nostro futuro in termini di servizi”.

Bergesio: “Un Paese in svendita”

Bergesio contesta anche i mancati investimenti nel sistema produttivo: “Siamo un paese in svendita: nelle vicende di cui sentiamo parlare in questi giorni sul gruppo Agnelli, che riguarda anche l’editoria, c’è molto di quel che è stata l’Italia negli ultimi trent’anni. Sono aumentate le rendite, a scapito delle persone che lavorano con le proprie mani e il proprio intelletto. Questo Governo non sta dando risposte, se non annunci che poi si risolvono in quel che vediamo nella nostra quotidianità, in cui incontriamo tante persone in difficoltà”. 

Una situazione che tocca da vicino anche la Granda: “Questa provincia ha un tasso di disuguaglianza sociale superiore alla media nazionale: si racconta come una provincia ricca, ma è una ricchezza dovuta alle disuguaglianze che vengono alimentate dalla mancata ridistribuzione”.

Poi una replica a chi ironizza sugli scioperi organizzati di venerdì: “Chi lo sottolinea si dimentica che ci sono tantissime persone che lavorano di sabato e di domenica, per le quali il venerdì è un giorno come un altro, e si dimentica anche che quando un lavoratore sciopera sta rinunciando a una parte del suo salario per rivendicare i propri diritti”.

“Se si ferma la Granda, la crisi è generalizzata”

Presente alla mobilitazione anche il segretario regionale della Cgil, Giorgio Airaudo: “Quest’anno per la prima volta anche la provincia di Cuneo è stata travolta dalla cassa integrazione. È un segnale d’allarme per tutto il Piemonte: se si ferma anche il Cuneese, significa che la crisi è generalizzata”.

I manifestanti si sono poi mossi in corteo verso l’ospedale “Santa Croce”: “La situazione della sanità non è positiva. - ha aggiunto Airaudo - È drammatica quella dell’assistenza: siamo una regione che sta invecchiando, abbiamo l’aumento delle patologie croniche, in tutto questo non si trovano posti in Rsa, non vengono erogate le quote pubbliche alberghiere per le Rsa, questo si scarica sulle famiglie. Il 10% dei caregiver ha più di 75 anni: abbiamo persone fragili che assistono persone non autosufficienti. È una situazione che grida vendetta, avremmo bisogno di più risorse. Abbiamo più volte chiesto al presidente Cirio di chiedere più risorse in Conferenza Stato-Regioni. Il Piemonte continua a ricevere fondi sulla base della spesa storica, quella di vent’anni fa: ma il Piemonte di oggi non è quello di vent’anni fa”. 

Infine, sulla scelta di ritrovarsi di fronte alla sede cuneese di Confindustria: “Le associazioni degli imprenditori sono in crisi. Spesso le nostre relazioni non passano attraverso di loro, ma sono direttamente con gli imprenditori; c’è una crisi di rappresentanza che riguarda politica e sindacati, ma quella delle associazioni datoriali è ancora più seria: io non sono certo che facciano sempre gli interessi dei loro associati”.

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