Accorpamenti scolastici, la Provincia cerca la quadra con i sindaci
“Saltano” cinque presidi, due nelle superiori. In consiglio passa l’odg del centrosinistra sulla sanità, con astensioni e qualche polemica tra i gruppiLa buona notizia è che il dimensionamento scolastico, come viene chiamato il processo di accorpamento tra i vari istituti, richiederà meno sacrifici per la provincia di Cuneo: rispetto alle sei previste in origine, infatti, si passa a cinque “fusioni”. La brutta notizia è che alla fine i sacrifici ci saranno, perché l’Ufficio Scolastico Regionale su questo non transige: o scegliete voi, o scegliamo noi, è stato detto agli amministratori locali. Se una decisione non arriva, oltre a ritrovarsi con accorpamenti calati dall’alto si rischierà anche di perdere le attuali garanzie sul mantenimento del personale Ata e dei vicepresidi.
Meglio risolvere la questione finché si è in tempo, allora. Se ne sta occupando il consigliere provinciale Roberto Baldi, sindaco di Bagnolo Piemonte, che ha ereditato la delega all’istruzione da Davide Sannazzaro, dopo l’“aventino” del centrosinistra in Provincia. In questa veste ha proseguito l’interlocuzione informale con i sindaci: l’idea iniziale era di procedere a quattro dimensionamenti per le scuole di primo grado (uno per ciascun quadrante del territorio provinciale) e coinvolgere gli istituti superiori nei rimanenti due. “Siamo in attesa della pubblicazione dell’atto regionale” fa sapere Baldi, che in veste di sindaco aveva offerto la disponibilità di Bagnolo: un beau geste apprezzato da Sannazzaro e dai colleghi, ma in valle Po sembra riscuotere più consensi la soluzione che prevederebbe un accorpamento tra Revello, Sanfront e Paesana con il mantenimento della sede attuale a Sanfront.
L’orizzonte è meglio delineato nel quadrante cuneese dove prende quota l’accorpamento tra Bernezzo e Caraglio (preferito a quello, ipotizzato in un primo tempo, tra Bernezzo e Cervasca) e nel quadrante monregalese con una disponibilità di Ceva e Garessio a unirsi. Nell’Albese si era valutato di accorpare gli istituti di Santo Stefano Belbo e Neive, ma l’intesa di massima che era stata raggiunta è saltata - si dice - per colpa di qualche intromissione dalla Regione. In ogni caso, precisa Baldi, nulla è ancora formalizzato. A maggior ragione per quanto riguarda le scuole superiori, dove l’interlocuzione partirà nel prossimo futuro.
Se la scuola unisce tutti, sulla sanità si registra qualche distinguo. L’ordine del giorno di La Nostra Provincia, per chiedere “chiarezza, trasparenza e pieno coinvolgimento dei territori” sugli ospedali, passa con il voto favorevole dei soli consiglieri di centrosinistra e l’astensione dei “robaldiani” del Patto Civico e di Ripartiamo dalla Granda (centrodestra). Il documento approvato, spiegano i proponenti, “prende posizione contro l’improvvisazione che ha guidato la diffusione dello studio commissionato dalla Regione Piemonte all’Università Bocconi, che prevederebbe - tra l’altro - il declassamento dei Pronto Soccorso di Ceva e Saluzzo e la riconversione dei due ospedali in strutture esclusivamente riabilitative”.
Non è piaciuto al centrosinistra “il silenzio e l’astensione di chi, pur dichiarandosi lontano dai partiti e più vicino ai cittadini, non trova mai il coraggio di tradurre questa posizione in atti concreti. Il civismo, se vuole essere credibile, deve saper scegliere e agire. Altrimenti resta solo una comoda etichetta, buona per tutte le stagioni”. Una bordata agli ex amici del Patto Civico, che dal canto loro si smarcano definendo quelle elencate nell’odg “argomentazioni in gran parte condivisibili e che segnalano, anche da parte del centrosinistra, un cambio di prospettiva rispetto alle decisioni assunte dalla giunta regionale guidata dal presidente Chiamparino: anche da parte nostra assoluta contrarietà a qualsiasi ipotesi di chiusura”.
“Ci siamo astenuti per due motivazioni molto semplici” spiegano i centristi: “Innanzitutto la mancata condivisione, prima della riunione, di un documento dal contenuto così rilevante e, in secondo luogo, perché questo documento dà luogo ad una polemica politica che non ci appartiene”. Più conciliante, in seduta, l’intervento del presidente Luca Robaldo: “Credo che il consiglio provinciale condivida il fatto che non si deve chiudere nulla e non lo deve decidere la Bocconi: sono sufficientemente ‘anziano’ da ricordare che ci sono state chiusure da sinistra e da destra”. Dall’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, aggiunge, è arrivato un impegno ad ascoltare i presidenti di provincia in apposite audizioni (non è ancora chiaro se singole o collettive): “L’auspicio è che tutti possano partecipare”.
Andrea Cascioli

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