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    CUNEO - giovedì 08 settembre 2022, 13:44

    Chi negli ultimi due anni ha lasciato i soldi fermi sul conto corrente ha perso il 10% del potere di acquisto

    Il banchiere Beppe Ghisolfi, consigliere dell’Istituto mondiale delle Casse di risparmio WSBI: “In Italia c’è scarsa cultura finanziaria”. Le dritte per investire in sicurezza
    Chi negli ultimi due anni ha lasciato i soldi fermi sul conto corrente ha perso il 10% del potere di acquisto
    Una perdita netta del 9,8 percento in due anni. È quanto hanno “bruciato" i capitali che sono rimasti immobilizzati sui conti correnti in termini di potere di acquisto. In altre parole, se avete lasciato i vostri risparmi fermi in banca avete perso un euro ogni dieci. Non proprio noccioline. Tutta colpa dell’inflazione, che solo nell’ultimo anno in Italia ha registrato un aumento del 7,8% (dati Istat aggiornati a giugno 2022, relativi ai prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati). In altri termini, dei 1.635,7 miliardi di euro che a giugno del 2020 erano parcheggiati in banca, 160,30 miliardi è come se fossero svaniti nel nulla.
     
    “L’inflazione è dovuta principalmente al rincaro dell’energia e delle materie prime, in particolare del gas - spiega Beppe Ghisolfi, consigliere dell’Istituto mondiale delle Casse di risparmio WSBI -. A questo si aggiunge la guerra Russia-Ucraina, che crea grandi incertezze ed instabilità sui mercati". "Ricordo che l’inflazione è una tassa sui poveri - aggiunge -, non solo per la differenza di reddito, ma anche perché colpisce l’alimentazione, l’energia e la casa che per un salario basso incidono sul 70% dello stesso”.
     
    L’azione della Banca Centrale Europea, che in scia alla Fed ha iniziato ad alzare i tassi di interesse (0,5% nel meeting di luglio), dovrebbe portare a un ridimensionamento dell’indice dei prezzi al consumo, ma secondo gli osservatori è probabile che nei prossimi anni dovremmo abituarci a convivere con un’inflazione al di sopra del target della BCE (il 2%). E chi non seguirà una strategia mirata dovrà rassegnarsi a perdere potere d’acquisto, oltre a rinunciare ai rendimenti offerti dai mercati azionari.
     
    Per tutelare, almeno in parte, i propri risparmi bisogna uscire dalla logica del “materasso” e trovare una valida alternativa al conto corrente, ma quale? A rispondere è Beppe Ghisolfi, banchiere e membro del CNEL. Qualche anno fa ha pubblicato, con l’editore Nino Aragno, il suo “Manuale di Educazione Finanziaria” per aiutare i meno esperti a orientarsi nel complesso mondo della finanza.
     
    “In questo periodo tutti gli investimenti presentano rischi - spiega l’autore di diversi volumi sul tema, come “Lessico Finanziario” e “ Abbecedario. Le parole dell’economia” -. Mentre le azioni oscillano costantemente le obbligazioni, alla scadenza, vengono rimborsate integralmente”. Secondo il banchiere la prima regola è quella di diversificare: "Mai investire su un unico prodotto". L’immobiliare rimane una certezza, almeno per l’abitazione principale: “Per chi non è proprietario credo che la prima casa sia comunque un buon investimento”. Sui mercati finanziari Ghisolfi invita alla prudenza: “Bisogna diffidare dei prodotti che promettono grandi interessi - ammonisce -: più alto è il rendimento, maggiore è il rischio”. Infine una regola valida in tutti campi: “Se non si conosce la materia meglio affidarsi ad un consulente”.
     
    I consigli dell’ex presidente della Cassa di Risparmio di Fossano calzano a pennello, in quanto il comportamento degli italiani sta andando in controtendenza. Nonostante un costo della vita che da gennaio 2021 a oggi è cresciuto senza soluzione di continuità, la liquidità lasciata infruttifera sui conti correnti piuttosto che diminuire è aumentata, e in due anni è salita di oltre il 12%, raggiungendo i 1.840,7 miliardi di euro (dati Abi a giugno 2022). Un dato che ha del paradossale, considerando che l’inflazione attesa sui dieci anni, e quindi la perdita di potere d’acquisto annuale per la prossima decade, è stimata al 3,58% circa.
     
    “Nei periodi di incertezza, come l’attuale, i risparmiatori lasciano il denaro sui conti correnti - chiosa Ghisolfi -. Purtroppo in Italia c’è scarsa cultura finanziaria e la materia è comunque alquanto complessa. Da anni mi batto perché l’educazione finanziaria diventi obbligatoria nelle scuole come avviene in molti Paesi nel mondo. Nell’attesa i consigli di una SIM (società di intermediazione mobiliare n.d.r.) possono rivelarsi molto utili”.
     
    Articolo pubblicato sul giornale cartaceo di Cuneodice.it in edicola giovedì 8 settembre.
    Samuele Mattio
    luogo CUNEO
    Tag:
    Beppe Ghisolfi - educazione finanziaria - inflazione
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