Cinghiali, prorogato il divieto di caccia nelle zone di restrizione. Cia Cuneo: "Così non va"
Diminuiti anche i risarcimenti dei danni. Il vicedirettore provinciale Silvio Chionetti: "Un doppio errore""La proroga dell’ordinanza del commissario nazionale alla Peste suina africana che impedisce la caccia programmata nelle zone di restrizione, così come la decisione della Regione Piemonte di erogare soltanto l’83 per cento del contributo per i danni provocati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole nel 2024, da un lato non contrasta il proliferare dei cinghiali e quindi l’aumento dei danni, che, dall’altro lato, vengono rimborsati con sempre minori risorse. Praticamente, si va nella direzione opposta a quella indicata dagli agricoltori, che non mirano ad ottenere più contributi, ma a non avere più danni dai cinghiali".
Cosi il vicedirettore provinciale e responsabile dei Centri di assistenza agricola di Cia Cuneo, Silvio Chionetti, all’indomani del provvedimento di proroga del divieto di caccia programmata nelle zone di restrizione per la Peste suina africana, e dello stanziamento di 3 milioni 604 mila euro da parte della Regione Piemonte per il risarcimento dei danni della fauna selvatica equivalenti all’83 per cento di quanto accertato (4 milioni 639 mila euro) nel 2024 da parte di Comparti alpini (Ca), Ambiti territoriali di caccia (Atc), Province e Città Metropolitana.
"Continuare a vietare la caccia programmata nelle zone di restrizione - spiega Chionetti - è un doppio errore. Nel caso della provincia di Cuneo, sono numerose le zone di restrizione ai confini delle province di Savona, Asti e Alessandria, dove coltivazioni come noccioleti e vigneti sono bocconi privilegiati per i cinghiali. Il solo depopolamento, affidato ai selettori e ai residenti autorizzati non è sufficiente a porre un freno al dilagare della fauna selvatica. Addirittura, esistono dei casi in cui i proprietari dei fondi non possono intervenire, perché hanno la residenza altrove. Se poi diminuiscono pure i risarcimenti dei danni, allora la frittata è fatta. Così non va, bisogna ribadire che l’obiettivo deve essere l’abbattimento del maggior numero possibile di cinghiali, in modo che il tema dei rimborsi diventi assolutamente secondario".
Sempre sui risarcimenti, c’è un altro aspetto sottolineato da Chionetti: "Teniamo presente - osserva il vicedirettore provinciale di Cia Cuneo - che il 10 per cento dei rimborsi agli agricoltori è a carico di Atc e Ca, che nelle zone di restrizione potrebbero però trovarsi in difficoltà, in quanto potrebbero venire meno le quote pagate dai cacciatori che rinunciano al tesserino a causa del divieto di caccia programmata".
c.s.

Cia
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