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    DEMONTE - Friday 23 May 2025, 14:52

    "Come vengono spesi i canoni per le attività estrattive in valle Stura incassati dalla Regione?"

    Lo chiede la consigliera regionale Giulia Marro in una riflessione sulla viabilità in valle e sul traffico generato dallo stabilimento Sant'Anna: "Altrove si innova, qui trent'anni per una strada"
    "Come vengono spesi i canoni per le attività estrattive in valle Stura incassati dalla Regione?"
    Riceviamo e pubblichiamo.
     
    La montagna è un bene comune.
    L’acqua è un bene comune.
    Le strade sono un bene comune.
     
    E poi ci sono i beni culturali, la biodiversità, il diritto al benessere e alla salute. Le persone che abitano e resistono: albergatori, commercianti, chi ha scelto di investire nel turismo, chi ha deciso di restare e credere nella vitalità di un territorio tanto bello quanto fragile. Tutto questo in una valle in cui i piccoli paesi sopravvivono a fatica.
     
    Una valle, la Valle Stura, attraversata ogni giorno da centinaia di tir. Che per ANAS sono riconducibili in buona parte ai movimenti di ingresso e d’uscita dello stabilimento Sant’Anna tanto che non ha considerato necessario contabilizzarli in modo preciso. È quanto è stato comunicato la scorsa settimana dall’assessore Gabusi a seguito di una mia interrogazione in III commissione del Consiglio Regionale: 464 mezzi pesanti in un solo giorno, e da rilevazioni comparate con altre stazioni, risulta che oltre l’80% di questi tir contengano acqua imbottigliata.
     
    L’assessore Gabusi ha parlato di una media di 464 tir, ma ha dimenticato – o evitato – di moltiplicare il dato per due, perché i passaggi vanno contati in entrambi i sensi di marcia. Ha confermato l’origine dei trasporti, ma non ha fornito il dato preciso da me richiesto. È significativo. E preoccupante.
     
    Lunedì 19 maggio ho partecipato agli Stati Generali della Valle Stura sul tema del turismo. È stato un incontro molto partecipato, con interventi ricchi di contenuti, esperienze, passione. È emersa con forza la necessità di una strategia vera, condivisa e lungimirante per il turismo, che valorizzi le imprese, le attività e le comunità locali. 
     
    In quell’occasione ho preso l’impegno a verificare come la Regione spende i fondi derivanti dalle attività estrattive della valle, e a negoziare affinché quelle risorse vengano finalmente reinvestite sul territorio, dove si producono valore, lavoro, vita. Perché senza abitanti non ci può essere offerta turistica, diventerebbe una valle vuota. 
     
    Perché oggi parliamo di attrattività turistica, ma domani, a fronte dell’aumento del 14% del trasporto su mezzi pesanti legato alla crescita della produzione di acqua Sant’Anna, quale futuro stiamo davvero immaginando?
     
    Dal 2006 a oggi, la produzione dell’acqua Sant’Anna è triplicata. Intanto noi esultiamo per una variante stradale che – nella migliore delle ipotesi – sarà pronta tra 3 anni, dopo 30 di progettazione. Ma nessun progetto alternativo è imminente né per Aisone, né per Vinadio, Moiola, Gaiola, né per il vecchio e stanco ponte dell’Olla. E una linea ferroviaria è considerata "fuori discussione", nonostante in un’epoca di emergenza climatica e transizione ecologica dovrebbe essere la prima delle soluzioni da attivare.
     
    Nel frattempo, altrove, si innova.
     
    In Trentino si costruiscono teleferiche per trasportare le mele. In Svizzera, la logistica a impatto zero è già realtà. Qui, nella nostra valle, ci si mette trent’anni solo per cominciare i lavori di un’ennesima strada.
     
    E mentre l'acqua se ne va, i camion aumentano. E noi dovremmo applaudire? ‌Durante un recente incontro sui referendum alla domanda “Perché i nostri giovani vanno all’estero?”, un giovane ha risposto: “Perché qui non c’è profumo di innovazione”. Ed è vero. Ma non è accettabile.
     
    La valle Stura è più dell’acqua che ne viene estratta, ma sicuramente questa azione la condiziona. Una concessione mineraria che ogni anno porta via acqua dalle nostre falde, genera traffico e inquinamento, e restituisce poco o nulla in termini di ricadute economiche e sociali.
     
    Eppure i canoni sono pubblici. Le norme piemontesi prevedono un canone annuo posticipato di 0,70 euro per ogni 1.000 litri imbottigliati, così suddiviso:
    - 35% al comune dove si trova lo stabilimento o la fonte,
    - 35% alla comunità montana,
    - 30% alla Regione Piemonte.
     
    Se non c’è comunità montana, il 70% va al comune.
     
    Facciamo due conti. Se Fonti di Vinadio imbottiglia 1 miliardo di litri all’anno, il canone versato sarebbe di 700.000 euro, ripartito secondo le percentuali indicate.
    Ma il 30% incassato dalla Regione dove finisce davvero? E quanti di quei fondi tornano alla valle? È tempo di chiederlo con forza. Di chiederlo insieme. 
     
    Io, da consigliera regionale e da persona che ha abitato a Demonte, voglio avanzare proposte, negoziare soluzioni, lottare per una visione nuova: fatta di sostenibilità ambientale, equità territoriale, dignità per chi abita, lavora e sceglie di restare.
     
    Ringrazio l’Unione Montana Valle Stura che sta portando avanti la partita degli Stati Generali per costruire la propria programmazione, chi ogni giorno lavora per cambiare il presente. Penso a esperienze come Valle Stura Experience, che dimostrano che una valle diversa è possibile, e che non smettono di crederci.
     
    Rimango a disposizione per ascoltare suggerimenti, commenti, critiche e confronti.
     
    Abbiamo bisogno di fare comunità, di visione politica, di dare un nome e cifre ai problemi, di scelte coraggiose.
     
    Giulia Marro
    Consigliera regionale AVS
    Redazione
    luogo DEMONTE
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    Tag:
    Valle Stura
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