Cuneo vara il regolamento per i beni comuni: “Così si realizza la democrazia partecipata”
I cittadini potranno prendersi cura di spazi dismessi, giardini e luoghi pubblici. Cuneo per i Beni Comuni festeggia il traguardo: “Ora il bilancio partecipato”Non è solo un nuovo strumento amministrativo, ma un modo per “aprire le porte del Comune a una partecipazione civica strutturata, riconosciuta e valorizzata”. Così l’assessore al Patrimonio Alessandro Spedale descrive il regolamento per i beni comuni, di cui Cuneo si è dotata ufficialmente con il voto unanime di tutto il Consiglio comunale.
Un passaggio che conclude il cammino iniziato nove anni fa: “La strada è cominciata il 19 aprile del 2016 - ricorda Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni -. Una battaglia su cui il nostro gruppo ha fatto quattro ordini del giorno e un’infinità di iniziative, per arrivare a una delibera di giunta sui patti di collaborazione”. Cuneo entra ora nel novero dei trecento comuni italiani che si sono forniti di questo strumento. Un modello che fa scuola anche all’estero, ad esempio a Grenoble, mentre Barcellona ci sta lavorando.
In concreto, si tratta di prevedere la possibilità che singoli cittadini o associazioni prendano in gestione spazi pubblici in accordo con l’amministrazione. A Roma, per esempio, i residenti del quartiere Tre Fontane hanno creato 140 orti condivisi in un terreno che era divenuto una discarica. Anche a Tor Bella Monaca la piazzetta del quartiere, oggetto di vandalismi e degrado, è diventata un bene comune e oggi viene curata dai suoi abitanti. “Roba del Comune, roba di nessuno” recita un detto tradotto in molteplici varianti dialettali. L’ideale dei beni comuni è un ribaltamento di questa prospettiva: la roba del Comune è di tutti.
Il regolamento adottato a Cuneo istituisce i patti di collaborazione, che permetteranno ai cittadini di proporre “azioni concrete di cura, di rigenerazione, di gestione condivisa dei beni comuni”: “Questi patti potranno riguardare tanti ambiti” precisa Spedale, citando le parole del professor Gregorio Arena, il primo teorizzatore in Italia di questo modello. “Con l’amministrazione condivisa il Comune non cede sovranità, ma la esercita in modo nuovo” sostiene il giurista e presidente di Labsus, l’associazione che ha assistito gli uffici comunali nella stesura del regolamento.
“Non è una soluzione a costo zero, - mette in chiaro Spedale - ma vuole essere una strategia ad alto valore relazionale, sociale e democratico”. Sturlese esulta: “Il paradigma dei beni comuni è senza dubbio uno strumento per definire rapporti partecipativi più diretti da parte dei cittadini, ma è anche una teoria economica: un’economia collaborativa e trasformativa che rappresenta un paradigma diverso dall’attuale paradigma capitalistico. Si realizza una forma di democrazia partecipativa nel solco della sussidiarietà che si è venuta affermando in oltre 300 comuni italiani”.
Ora si guarda al futuro: “Vedo questo regolamento e i patti che ne conseguiranno necessariamente collegati alle scelte di bilancio e alle competenze dei quartieri” conclude il decano della sinistra civica. Mentre il collega di Cuneo Mia Claudio Bongiovanni mette sul tavolo la questione del regolamento del verde, resa più che mai “calda” dalla vicenda dei cedri di piazza Europa.
Andrea Cascioli

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