Dal 2021 le persone e le famiglie che si sono rivolte alla Caritas sono aumentate del 55 per cento
Il dato riguarda la Diocesi di Cuneo e Fossano ed è contenuto nel report "Destini - La povertà, un’eredità che pesa" presentato stamattina: "Le situazioni di precarietà stanno crescendo"Nel 2024 la rete della Caritas diocesana di Cuneo-Fossano ha incontrato 1.725 “capifamiglia”, con un aumento dell’8% rispetto al 2023. In 566 casi, il 33% del totale, si trattava di nuovi accessi ai servizi. Se si raffrontano i dati del quadriennio 2021-2024, l’aumento, decisamente significativo, è stato del 55% (1.116 nel 2021). La fascia d’età che accede maggiormente ai Centri di Ascolto (il 48%) è quella tra i 25 e i 45 anni, vale a dire quella che paradossalmente potrebbe e dovrebbe essere la forza sociale e produttiva meno esposta alle situazioni di fragilità. Sono solo alcuni dei dati contenuti nel report sulla povertà nel nostro territorio, intitolato “Destini - La povertà, un’eredità che pesa”, presentato stamattina, venerdì 23 maggio, in Sala Vinay.
Il report - si legge nella presentazione - “intende non solo quantificare il fenomeno della povertà, ma anche comprenderne le cause e le conseguenze sulla vita delle persone e delle famiglie”.
Perchè questo titolo? “Notiamo che la povertà rischia di essere un destino, che passa di generazione in generazione. Questo è un dato significativo”, ha detto il direttore della Caritas diocesana Enrico Manassero, dopo i saluti iniziali dell’assessora del Comune di Cuneo Paola Olivero e del Vescovo Piero Delbosco.
La rete della Caritas
La rete della Caritas diocesana si compone di due Centri di ascolto diocesani e diciannove Centri di ascolto parrocchiali, ai quali le persone in difficoltà possono rivolgersi. Nel tempo si sono sviluppati anche presidi di ascolto “esterni”, presso le mense, nella Casa delle donne “Ayla” e al punto Meet. I servizi offerti sono le già citate mense (aperta tutti i giorni a pranzo e cena a Cuneo, solo a cena a Fossano), le accoglienze notturne (ma non solo), la distribuzione di viveri e beni di prima necessità, e ancora quelli relativi a educazione e alfabetizzazione, salute, con ambulatori e raccolta farmaci, e lavoro, con borse lavoro e impieghi di pubblica utilità.
Ad illustrare i dati Mario Parola, responsabile dell’Osservatorio della Caritas, oltre che della mensa di Cuneo: “L’aumento delle persone che si sono rivolte alla Caritas è anche dovuto alla migliore raccolta dei dati, ma è innegabile che le persone e le famiglie in situazioni di precarietà stiano crescendo”. Crescono anche gli under 25, dal 5 all’8% del totale tra il 2021 al 2024: “Stranieri, ma anche italiani”, precisa Parola.
Altro dato significativo è quello della cronicità, che richiama il tema dei “destini” utilizzato nel titolo: il 47-48% delle persone e delle famiglie assistite dalla Caritas diocesana di Cuneo e Fossano utilizza i servizi da più di quattro anni. Le persone attualmente in carico sono 3.337, ma il dato impressionante è quello relativo ai minori, ben 1.073.
Tra le persone che si rivolgono ai Centri diocesani, l’82% rappresenta nuclei “monocomponente”: la percentuale scende al 31% nelle parrocchie, dove la parte maggiore (38%) è rappresentata dalle famiglie con più di tre componenti (nell’85% dei casi straniere). Nei centri diocesani la percentuale più alta di persone proviene da Centro e Sud Africa (37%), mentre gli italiani sono il 22%. La quota di italiani sale al 35% e rappresenta quella maggiore, invece, nei centri parrocchiali.
Le problematiche più segnalate sono come prevedibile quelle economiche e legate al lavoro, ma il 15% delle persone che si rivolgono alla Caritas dichiara di averlo fatto anche per problemi di salute. La Caritas diocesana di Cuneo e Fossano ha speso nel 2024 circa 94.300 euro per interventi legati all’emergenza abitativa (spese condominiali, affitti, utenze), per 298 persone e famiglie aiutate. “Sono aumentate le difficoltà nel trovare alloggi privati in affitto, insieme a quelle per sostenere le spese per le utenze. C’è una tendenza alla diffidenza e alla paura, in particolare verso le persone straniere. Serve veicolare messaggi per aumentare l'attenzione comunitaria sul tema”, ha detto Manassero.
I servizi
La mensa di Cuneo, dove lavorano 120 volontari, ha servito nel 2024 quasi 40 mila pasti a 778 persone, 4.390 (a 148 persone) quella di Fossano (60 i volontari). La fascia d’età più presente (56%) è quella tra i 25 e i 45 anni, mentre il 16% ha meno di 25 anni. Nei quattro dormitori (tre a Cuneo, di cui uno femminile, e uno a Fossano) le presenze nel 2024 sono state in totale 206, con giorni di permanenza medi che vanno dai 21 del dormitorio femminile “Ayla” ai 90 di quello di via Matteotti a Fossano.
Per quanto riguarda la raccolta viveri, nel 2024 sono stati accumulate quasi 250 tonnellate di cibo - poi distribuite tramite parrocchie ed empori - con collette alimentari, donazioni, acquisti e recupero dalla GDO: 11.401 le borse distribuite nel 2024.
Il Centro vestiario ha osservato 39 giorni di apertura, assistendo 223 persone, mentre l’ambulatorio medico è rimasto aperto per 40 giorni, visitando 195 persone.
Il Punto Meet
A seguire Sara Bergesio, referente Meet per la Cooperativa Fiordaliso, ha presentato una panoramica sull’attività dello scorso anno dello sportello Info Point del Punto Meet di via Leutrum. Vi si rivolgono persone straniere senza fissa dimora (è presente anche uno sportello per anagrafe e residenze): i nuovi accessi nel 2024 sono stati 190, da ventisette nazioni diverse. In crescita gli utenti dal Maghreb. Il 98% di questi sono uomini, ma nel 2024 sono cresciute le donne: il 69% ha un’età compresa tra i 26 e i 49 anni.
Dei 190 nuovi accessi, 55 avevano un contratto di lavoro al momento della registrazione. A presentare i dati relativi a questo tema è stato Nicolò Cassano, responsabile dell’area immigrazione e grave marginalità adulta della Caritas di Cuneo e Fossano. “Quattro persone hanno dichiarato di lavorare senza contratto. È presumibile che ce ne fossero anche altre, che però non l’hanno dichiarato. La gran parte lavora in agricoltura, il numero maggiore di loro ha contratti da uno a tre mesi, che non permettono di trovare una soluzione abitativa”.
Nell’ambito del programma di accoglienza, 22 migranti stagionali con contratto regolare sono stati ospitati nella rete pubblica diffusa, grazie all’accettazione e al contributo dei datori di lavoro. Secondo quanto si legge nel report, però, molti lavoratori con contratto agricolo non hanno potuto beneficiare dell’accoglienza poiché i loro datori di lavoro non hanno accettato di versare il contributo necessario (4 euro al giorno).
In chiusura, i rappresentanti della Caritas hanno lanciato un appello in vista del referendum dell’8 e 9 giugno prossimi, invitando a votare “sì” al quesito riguardante la riduzione da dieci a cinque degli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana: “La cittadinanza può essere strumento di inclusione, come Caritas ci sentiamo di appoggiare il sì. È una questione di dignità. Torniamo come Chiesa a parlare di dignità della persona”, ha detto Enrico Manassero.
Andrea Dalmasso

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