Grandine fuori stagione, Cia Cuneo: "Coltivazioni devastate da Bagnolo a Tarantasca"
I vertici provinciali dell'organizzazione agricola: "Servono nuovi strumenti a tutela del reddito agricolo"Ancora una grandinata “fuori stagione”, improvvisa e devastante. Ieri sera il bersaglio principale ha riguardato due macroaree a ridosso dei rilievi alpini, verso Est, nello specifico il Cuneese, con epicentro a Piasco e sviluppo in direzione di Tarantasca, e il Pinerolese, tra Bagnolo e la zona di Cavour.
"Sono fenomeni che fino a qualche anno fa si riscontravano soltanto d’estate - commenta Maurizio Ribotta, responsabile provinciale del Settore Tecnico, tecnici in campo di Cia Agricoltori italiani di Cuneo -, e che oggi si manifestano sempre più frequentemente anche in primavera, come effetto dei cambiamenti climatici. Anche questa volta, in pochi minuti i danni causati alle coltivazioni sono stati impressionanti, in alcuni casi compromettendo fino all’ottanta e al cento per cento della produzione".
Nel mirino le piante da frutto, ma anche il mais e le altre coltivazioni di cereali. "Per i frutteti non protetti dalle reti - continua Ribotta -, non c’è stato scampo. Addirittura si sono verificati diversi sfondamenti delle protezioni. Le ferite alle piante, come quelle dei kiwi, si ripercuoteranno non solo sulla produzione di quest’anno, ma anche delle prossime stagioni, aumentando i rischi di insorgenza di patologie".
Di fronte a queste situazioni, gli agricoltori si sentono sempre più disarmati: "Dove non è possibile difendersi con le reti - osserva il presidente di Cia Agricoltori italiani della zona di Saluzzo, Diego Botta -, le assicurazioni dovrebbero dare una mano, ma negli ultimi anni questo strumento risulta sempre più inefficace. Sono aumentati i premi e diminuiti i contributi pubblici, sulla valutazione dei danni c’è sempre da discutere e per i rimborsi si attendono anni. Molti agricoltori non riescono più a sostenere i costi delle polizze e quindi vi rinunciano, a loro rischio e pericolo. Senza contare che esistono delle colture, come quella del luppolo, non ancora parametrate e quindi non assicurabili o non riconosciute dal sistema dei contributi. Chiediamo che la politica prenda atto di quanto sta accadendo e ponga mano alla revisione dell’intero sistema di tutela del reddito agricolo. L’obbligo delle assicurazioni catastrofali sarebbe un paradosso, se poi non trovasse applicazione pratica e sostenibile".
c.s.

Cia
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