Il Miac vara il cda “tecnico”: l’obiettivo è cambiare lo statuto per salvare il Polo Agrifood
Il presidente è il commercialista Massimo Gramondi. “Resta una partecipata attenzionata” commenta la sindaca, in attesa del nuovo piano industrialeDopo le dimissioni “a staffetta” che hanno portato alla conclusione del precedente mandato, il Miac ha un nuovo consiglio di amministrazione. È - come ci si attendeva - un cda “tecnico”, con l’obiettivo di rivitalizzare quella che resta la grande ammalata tra le partecipate del Comune di Cuneo.
Segnali positivi vengono dall’ultimo bilancio, chiuso con un piccolissimo utile: “Questo fa sì che non si debbano aumentare le quote di accantonamento” dice l’assessore al Bilancio Valter Fantino, già pungolato sul tema dal capogruppo di Indipendenti Giancarlo Boselli (l’accantonamento “pro quota” del Comune, socio di maggioranza con il 36,45%, ammontava a 385mila euro nello scorso esercizio). Oltre a questo, Fantino evidenzia che nessuna delle società partecipate ha crediti di durata residua superiore a cinque anni.
È troppo poco, però, per parlare di buona salute finanziaria: “Il Miac è una partecipata ‘attenzionata’” conferma la sindaca Patrizia Manassero. I nomi, dunque: a presidente l’ex mercato ingrosso agroalimentare è stato chiamato il commercialista Massimo Gramondi. Insieme a lui entrano nella dirigenza la funzionaria comunale Elisa Lerda (nominata dal Comune), il docente del Politecnico Paolo Fino (nominato dalla Provincia), l’ingegner Simone Bertone per Finpiemonte e l’avvocato Alessandro Ferrero su proposta dell’assemblea.
L’obiettivo, spiega la sindaca, è “intervenire sulla forma giuridica e l’organizzazione della società, per mettere in salvaguardia il polo di innovazione Agrifood”. Ad oggi il polo regionale fatica a sopravvivere perché l’attuale struttura del Miac “impedisce al polo di aderire a una serie di finanziamenti e bandi o lo obbliga a compartecipazioni”. Il cda dovrà affrontare nell’immediato la modifica dello statuto richiesta dai soci pubblici “al fine di permettere un nuovo piano industriale e una visione più ‘politica’ della nuova mission”.
Sul futuro, Manassero vede il bicchiere mezzo pieno: menzionando “il forte coinvolgimento del comparto imprese garantito dall’impegno di Camera di Commercio”, ma anche una gestione del patrimonio immobiliare esistente definita “interessante” e le recenti proposte sul tema della produzione ad uso pubblico dell’energia. “Al cda auguriamo buon lavoro e di raggiungere quanto prima questa mission” conclude la prima cittadina.
Per Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) il tema è “capire cosa costruire attorno a questo polo ortofrutticolo, in maniera che abbia un’identità: non si può mettere assieme tutto, da Ferrero all’ultimo agricoltore”. Ancora più netto il parere di Boselli, fautore della liquidazione della società: “Sono tre anni che stiamo parlando del Miac, non partiamo dal punto zero. Avevamo detto che la situazione era grave e non siamo stati ascoltati, a un certo punto gli amministratori hanno cominciato a dimettersi”.

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