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    CUNEO - Sunday 18 May 2025, 15:10

    Il “tour” degli artificieri nelle scuole: “Ai ragazzi diciamo: non fidatevi di Youtube”

    Finisce con un evento alla Croce Rossa di Cuneo la campagna di sensibilizzazione che ha coinvolto 540 studenti: “I più bravi? Quelli che giocano a Call of Duty”
    Il “tour” degli artificieri nelle scuole: “Ai ragazzi diciamo: non fidatevi di Youtube”
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    Si è parlato per giorni interi, la scorsa estate, del rinvenimento di due bombe a mano sul greto dello Stura che aveva costretto gli artificieri a sgomberare la Questura, chiudere al traffico il pizzo di Cuneo e organizzare un brillamento. All’origine, ha raccontato il 34enne protagonista (suo malgrado) della vicenda, un equivoco con i carabinieri, cui era stato segnalato il ritrovamento: “Non ho mai visto questi oggetti in vita mia, a prima vista mi sono sembrate bombolette del gas da campeggio”.
     
    Le “bombolette” invece erano ordigni bellici, della stessa forma e colore di quelli - in dotazione al Regio Esercito nell’ultima guerra - che nel 2013 hanno quasi ucciso Nicolas Marzolino e Lorenzo Bernard, due studenti quindicenni della val Susa. Loro la bomba l’avevano vista su un muretto, trovata e lasciata da chissà chi: quando hanno provato a scuoterla, convinti che si trattasse di un semplice lumino o qualcosa di simile, è esplosa. Nicolas ha perso la vista, la mano destra e alcune falangi della sinistra, Lorenzo a sua volta è rimasto cieco. Oggi, insieme all’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (Anvcg), raccontano la loro esperienza a ragazzi che hanno solo qualche anno meno, perché quel che è successo a loro non si ripeta.
     
    Succede troppe volte, invece. Quando non c’è l’esplosione è solo per fortuna o per miracolo. Nel 2020, racconta il luogotenente Cataldo Braccio, ex capo artificiere del 32esimo Genio Guastatori di Fossano ora in pensione, è successo a Cuneo e nessuno l’ha saputo. Un signore, durante un’escursione in montagna, aveva rinvenuto quattro bombe da mortaio calibro 81 mm: una l’ha messa nello zaino e l’ha portata al museo civico, poi ha chiamato il 112. “Ma erano tutte e quattro ancora attive” precisa l’ex artificiere: “Pur volendo fare un’azione ‘buona’, ha messo in pericolo se stesso e gli altri: una bomba da mortaio da 81 ha schegge che arrivano fino a 120 metri”.
     
    Le imprudenze non le fanno solo i ragazzi, purtroppo, ma la scuola è un buon posto per imparare la regola aurea quando si avvista un oggetto sospetto: mai metterci le mani sopra e chiamare subito le forze dell’ordine. Sembra banale e invece non lo è. Il web trabocca di appassionati di militaria, collezionisti col metal detector e semplici escursionisti che girano video e scattano selfie sorridenti con la bomba: “Nelle scuole invitiamo a non guardare i video che documentano i ritrovamenti su Youtube: cosa fare se si trova un ordigno? Semplicemente non toccarlo” dice Pietro Benzi, responsabile provinciale del Corpo Militare Volontario della Croce Rossa Italiana.
     
    È stato lui ad organizzare, insieme all’Anvcg e alla Brigata Taurinense, il “tour” degli artificieri nelle scuole che ha coinvolto ben 540 allievi di sette istituti superiori e di una scuola media, con il supporto del Provveditorato e della Prefettura. Sabato la sede cuneese della CRI ha ospitato l’evento conclusivo, alla presenza del presidente del comitato locale Gianni Valsania, della consigliera comunale Flavia Barbano per l’amministrazione civica e di altre autorità. Nel pomeriggio un ulteriore incontro con un’ottantina di scout del gruppo Cuneo 3 dell’Agesci. I riscontri? Più che positivi, fa sapere Benzi, sia con i ragazzi che con i docenti: “La cosa che ho notato nelle scuole è che chi gioca a Call of Duty ha la migliore percezione” sottolinea il responsabile della Croce Rossa militare, ricordando un episodio in cui gli studenti-gamers hanno inscenato una vera e propria “sfida” con gli artificieri a riconoscere le bombe.
     
    Non si dica che i videogiochi sono sempre diseducativi, insomma. A patto di ricordarsi che un conto è sapere che cos’è una bomba e un conto è averci a che fare nella realtà: la confidenza uccide, nei casi migliori strappa gambe, braccia, occhi. E i “punti vita” non si recuperano. “È un problema che abbiamo dalla prima guerra mondiale: nelle campagne, nelle città e nelle baite di montagna i residuati sono ancora attivi” ricorda Benzi: “Gli ordigni si trovano in cantieri edili, zone rurali, aree urbane, ma soprattutto possono tornare in superficie in seguito a smottamenti idrogeologici: piove sempre di più in un breve periodo di tempo, i fiumi cambiano traiettoria e magari rileviamo oggetti nascosti per decine di anni e potenzialmente più instabili”. Parliamo di oltre 80mila rinvenimenti all’anno, solo tra il 2020 e il 2023 se ne contano 130mila rinvenuti a terra e 180mila in acqua. In provincia di Cuneo, i volontari militari della CRI si muovono in media una volta a settimana, per assicurare supporto agli artificieri e alle forze dell’ordine nei disinneschi. Dal 2006 al 2023 il 32esimo Genio Guastatori ha eliminato circa 25mila ordigni sul territorio di competenza, esteso fra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
     
    La tecnologia può aiutare, anche qui: Google Lens aiuta a riconoscere gli oggetti, i cellulari a geolocalizzarli. Il rischio non è solo collegato agli ordigni bellici: “Nelle scuole abbiamo tenuto un momento di riflessione su tutti gli altri pericoli, non ultimi i fuochi d’artificio specie se illegali. Se esplodono più forte, è perché non ci sono assetti di sicurezza”. Vendere online gli oggetti ritrovati può essere a sua volta insidioso, ricorda il vicepresidente piemontese dell’Anvcg Giovanni Comoglio. Perché gli esplosivi fanno gola alla criminalità organizzata e ai gruppi terroristici: “Nell’Adriatico stanno già emergendo armi usate nel conflitto della ex Jugoslavia, un problema legato anche al traffico di armi dai Balcani di cui sono state trovate tracce, ad esempio, in val Susa”. Con le bombe svuotate si possono confezionare le “marmotte” esplosive utilizzate in tanti assalti ai bancomat in questi anni. O anche qualcosa di peggio: le indagini dell’allora procuratore di Caltanissetta Onelio Dodero, oggi a capo della Procura di Cuneo, dimostrarono ad esempio che dai residuati bellici in mare veniva il tritolo utilizzato per la strage di Capaci.
     
    E se in Italia, per fortuna, il numero di vittime cala di anno in anno, non è così nei luoghi in cui la guerra è pane quotidiano: nel 2024 si sono registrate nel mondo 61.353 vittime civili, in aumento addirittura del 67% rispetto al 2023. “Paradossalmente è più sicuro uscire in trincea con la baionetta che stare a casa a leggere il giornale” osserva Comoglio: “Siamo passati dal diritto di preda all’utilizzo delle persone come armi”.
    Andrea Cascioli
    luogo CUNEO
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    Tag:
    cuneo - Croce Rossa Italiana - scuola - videogiochi - Studenti - Esercito - online - Artificieri - Youtube - brigata taurinense - Pietro Benzi - esplosivi - Cataldo Braccio - Giovanni Comoglio - Anvcg
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