La dodicesima edizione di “Legalità, ci piace!” arriva a Cuneo in Confcommercio
Al centro le problematiche legate al fenomeno dell’illegalità e dell’abusivismo. Il presidente Rinaudo: “Non siamo contro la concorrenza se è sana e limpida, ma deve essere uguale per tutti”Il Salone polivalente “Aurelia Della Torre” di Confcommercio provincia di Cuneo ha ospitato la dodicesima ediziona di “Legalità, ci piace!”, evento confederale che mette al centro le problematiche legate al fenomeno dell’illegalità e dell’abusivismo.
All’apertura di Danilo Rinaudo, presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia-della provincia di Cuneo, sono seguiti i saluti e gli interventi di S.E. il prefetto Mariano Savastano, la sindaca della Città di Cuneo Patrizia Manassero, il questore Carmine Rocco Grassi, l’assessore regionale alla Sicurezza Enrico Bussalino. Presenti in sala le rappresentanti delle Forze dell’Ordine, associazioni di categoria, ordini professionali, Ascom territoriali, presidenti di categorie e federazioni rappresentate. “Non siamo contro la concorrenza se è sana e limpida, ma deve essere uguale per tutti e tutti devono poter avere la possibilità di lavorare, ma con le stesse regole”, è intervenuto Danilo Rinaudo, presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia-della provincia di Cuneo.
Enrico Bussalino, assessore alla Sicurezza e Polizia Locale della Regione Piemonte, ha dichiarato: “La legalità non è un concetto astratto, ma un valore concreto che deve tradursi in azioni quotidiane a tutela di cittadini e imprese. Parlare di sicurezza oggi significa intervenire su più fronti: contrastare l’illegalità economica che penalizza commercio, turismo, servizi e trasporti, e al tempo stesso è fondamentale rafforzare la sicurezza urbana, elemento essenziale per la qualità della vita nei nostri territori. I commercianti rappresentano il motore economico e sociale dei nostri paesi e delle nostre città. Tutelare questa categoria significa generare benefici che si riflettono su tutta la comunità, contribuendo a mantenere vivi e attrattivi i nostri centri urbani”.
È seguito il collegamento con la sede nazionale di Confcommercio durante il quale è stata illustrata l’indagine confederale sull’usura Confcommercio-Format Research “Più sicurezza per territori, imprese e città”, che ha evidenziato come nel 2024 a rischio 276mila posti di lavoro regolari, il 30% delle imprese ha percepito un peggioramento dei livelli di sicurezza (stime Ufficio Studi Confcommercio).
Nel 2024 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 39,2 miliardi di euro e ha messo a rischio 276mila posti di lavoro regolari. Nel dettaglio, 10,3 miliardi di euro vengono dall'abusivismo commerciale, 7,4 miliardi dall'abusivismo nella ristorazione, 5,1 miliardi dalla contraffazione e 5,4 miliardi dal taccheggio. Ci sono poi 7,1 miliardi imputabili a ferimenti, assicurazioni e spese difensive, per chiudere con la cyber criminalità che ha inciso per 3,9 miliardi.
“Continuare a investire nella cultura della legalità”
Quando si parla di sicurezza bisogna tenere presente che “non conta solo il dato ma anche come viene raccontato. Guardiamo la nostra ricerca: si dice che il 30% delle imprese del terziario percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2024, ed è vero. Fa però un altro effetto notare che il 70% non percepisce un peggioramento”. E che “i dati percepiti, il cosiddetto ‘sentiment’ vanno sempre associati con i dati oggettivi. Per esempio, il reato violento per eccellenza, l’omicidio, è ormai in costante diminuzione in Italia in questi anni. Inoltre, rispetto al passato, c’è una propensione maggiore a denunciare”, così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, è entrato nel vivo del suo intervento in occasione di “Legalità ci piace!”, ricordando poi per l’ennesima volta che “denunciare si può, si deve e conviene” e che l’aumento delle denunce “è un ottimo segnale che deriva anche da un clima generale a cui ha contribuito certo lo stesso Governo Meloni. Denunciare è infatti un sintomo di fiducia nello Stato e nelle sue possibilità di intervento”.
Sangalli ha poi proseguito sottolineando che “legalità e sicurezza sono di certo strettamente legate, ma non sono la stessa cosa”. La prima è “il rispetto delle regole condivise che garantiscono diritti, doveri e libertà individuali e collettive. È il fondamento su cui si basa la convivenza civile e il presupposto perché ogni cittadino possa sentirsi tutelato e riconosciuto all’interno della comunità”. La seconda è invece “la condizione che consente a ogni persona di vivere, lavorare, muoversi ed esprimersi in libertà senza timore di subire violenze, soprusi o ingiustizie”. Per cambiare, in tema di legalità e di sicurezza, “il primo passo è la consapevolezza. Noi riteniamo in particolare che ci siano due grandi aree sulle quali intervenire, una ‘micro’ e l’altra ‘macro’. La prima prevede azioni a livello locale che possono avere il maggior impatto sui reati predatori (come rapine, furti e spaccio) e di contrasto alle baby gang, oltre al sostegno alle imprese nei maggiori investimenti che stanno affrontando per prevenire i rischi, dotandosi, ad esempio, di sistemi di video sorveglianza” ha proseguito il presidente di Confcommercio. La seconda è “continuare ad investire nella cultura della legalità. L’istruzione, la conoscenza, la condivisione su questi temi determinano infatti la consapevolezza, spezzano le solitudini, animano il cambiamento. La cultura della legalità è il terreno su cui germoglia il senso di comunità: senza il rispetto delle regole condivise, nessuna libertà è possibile, nessuna sicurezza è reale”. “Senza il rispetto delle regole condivise, nessun futuro è quello che speriamo, quello che vogliamo, quello che, appunto, ‘ci piace’, come la legalità” ha concluso Sangalli.
“L’asticella della sicurezza va tenuta alta”
Il sottosegretario al Ministero dell'Interno, Nicola Molteni, ha sottolineato che libertà, sicurezza e legalità sono la precondizione per la crescita economica di un Paese. Molteni ha osservato che l’indagine di Confcommercio rappresenta, per chi ha responsabilità di governo, un suggerimento molto utile per trovare soluzioni pragmatiche, senza ideologie. Ha aggiunto che c’è un’aspettativa di sicurezza molto alta da parte dei cittadini e della comunità, alla quale il governo è tenuto a dare risposte. “L’asticella della sicurezza va tenuta alta” ha affermato, evidenziando come oggi ci si debba confrontare anche con il tema della cybersicurezza. “Io definisco sempre la sicurezza come un patto sociale tra istituzioni, enti locali e associazioni” ha dichiarato Molteni, precisando che la parte principale, ovviamente, la deve fare lo Stato. Ha ribadito che bisogna costruire la sicurezza dal basso, con la cooperazione e il coordinamento. Molteni ha inoltre sottolineato la necessità di un’attività di prevenzione sociale, osservando che la criminalità minorile è oggi un problema molto serio. Secondo il sottosegretario, “fenomeni come questo si combattono anche con la diffusione della cultura della legalità”. Ha poi indicato tra le priorità il rafforzamento degli organici, la difesa dei presìdi di sicurezza e l’ampliamento dei sistemi di videosorveglianza. Ha tenuto a precisare che la sicurezza non può essere considerata un costo sociale. Infine, Molteni ha evidenziato come la divisione politica sul tema della sicurezza faccia male al Paese e ha concluso affermando che “la sicurezza si fa anche contrastando l’immigrazione illegale e governando quella legale”.
c.s.

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